lunedì 18 luglio 2011

THAILANDIA - PATTAYA, NON SOLO BOOM-BOOM


BENVENUTI NELLA MECCA DEI TURISEX. MA… NON APPARTENETE A QUESTA RAZZA? SIETE FINITI QUI PER CASO, PENSANDO CHE FOSSE UNA SPIAGGIA COME TANTE ALTRE? NON VI INTERESSA L’AMORE A TASSAMETRO? ECCO QUALCHE IDEEA PER SOPRAVVIVERE A PATTAYA, USCENDONE (FORSE) SENZA DANNI MENTALI.

Il direttore di Panorama Travel è un uomo coraggioso. Quando gli ho fatto la proposta indecente (“Articolo su Pattaya. Niente sesso, ma il kitsch che lo circonda. Atmosfere felliniane, stilisti pachistani con negozi Armani o Amigo, turisti russi vestiti da giostrai, musical con soli travestiti e, magari, un po’ di spiagge. Interessa?”), ha detto . Evvai. Eccomi, dunque, in prima linea, per provare a offrirvi una Pattaya ‘diversa’, fuori dal già noto. Non facile, ma il luogo è ricco di spunti. A cominciare dalla stramaledetta Walking Street, in pratica la Los Angeles di Blade Runner trasportata sul litorale tailandese e adattata ai tempi che corrono. Provate a immaginare, in ordine sparso (dal tramonto in poi): luci fosforescenti (go-go bar, massaggiatoi - inclusi quelli in cui famiglie di pesciolini vivi vi mangiano le pellicine morte dei piedi -, ristoranti, localacci di natura varia), insegne accecanti, fra cui quella di Alberto Sordi che, mentre vo’ fa’ l’americano, infila una montagna di spaghetti (siete incappati nel ristorante L’Italiano); orde di ogni nazionalità: grossi contingenti cinesi, portati in truppa dalle guide con tanto di bandierina; indiani che non hanno mai toccato una donna e che cercano di recuperare gli arretrati; arabi idem; famiglie tailandesi a passeggio come se andassero allo zoo (gli animali esotici sono i turisti stranieri); tedeschi alticci, inglesi e americani che hanno bevuto tutto quello che c’era da bere; tatuatori e lottatori di muay thai; mezza Russia, con tanto di lavoratrici a tassametro platinate, coppiette medie (lui bruttissimo, lei una statua di bellezza), messe in piega siberiane, nonne in abitini leopardati; nonni di tutto il globo, a caccia della giovinezza perduta o, almeno, di un ladyboy.





Inoltre: battaglioni di ladyboy, così femminili che a volte nemmeno l’esame del pomo d’Adamo basta a capire a quale tribù appartenga; distese chilometriche di pesci e crostacei e molluschi, l’intero regno di Nettuno pronto per la graticola, mentre giace su tappeti di ghiaccio; la bambina-elastica che, piegando la colonna vertebrale come un arco, afferra piattini da Barbie con gli alluci; il nano un po’ brillo che tiene un monologo incomprensibile mentre fa la danza della pioggia attorno al proprio cane assonnato, attirando spettatori e monete; il Thai-cowboy, tra Elvis e John Wayne, che fa spettacolini di prestidigitazione; il gelato-turco-show, dove un gelataio saladino prestigiatore baffuto fa soffrire i passanti allungando loro gelati che non si staccano dalla sua bacchetta quasi magica; poliziotti che sbadigliano sguaiatamente; nessuna rissa (in altri luoghi simili scoppierebbe una terza guerra mondiale ogni mezz’ora, ma qui la polizia, anche se sbadiglia, tiene tutti calmini); magliette-souvenir con frasi non per intellettuali (la hit di quest’anno: Duck my sick); bancarelle nelle viuzze laterali dove per pochi bath potete decidere se sgranocchiare uno scorpione fritto, una cavalletta, un coleottero troppo simile allo scarafaggio, un baco da seta o una lucertolina; a due passi: la zona per gli arabi, dove le accompagnatrici si intrattengono in lunghe fumate di narghilè e in danze tutte pifferi e mani roteanti; negozietti con lingerie porna e bambole Cicciobello infilzate da piercing come fossero feticci voodoo; anatre impiccate, seppie secche trasparenti esposte ai signori mangiatori con mollette da bucato, maialini arrostiti; cantanti pessimi, a dimenarsi a squarciagola per imitare cover occidentali vetuste; caricaturisti, giocatrici di biliardo, noleggiatori di moto fuorilegge, ruffiani ambulanti, buttadentro assoldati da bar in forte concorrenza fra loro; una venditrice di micro-falli di gomma apparentemente dotati di vita propria (li lanci su un tavolino, una molla interna li fa roteare per un po’); Gazzette Sportive copiate da internet e vendute a prezzo d’importazione. Sicuramente ho dimenticato molto altro, ogni sera se ne vede almeno una mezza dozzina nuova. Ma già questo, affrontato una volta su e una giù per la Walking Street, dovrebbe bastare per darvi il mal di stomaco. I Bastioni d’Orione, bazzecole, se paragonati al casino infernale di questo chilometro di circo (benedetto dal re: all’ingresso svetta la sua immancabile foto). Il primo giorno che si affronta, la Walking Street rischia di piacere. Il secondo vi direte, vabbè, ho capito. Il terzo, se la baraonda vi ha risparmiato qualche neurone, urlerete: via, via di qui.






Tutta colpa di quei cinghiali dei marines
 In tempi innocenti, Pattaya è stata, per secoli, un villaggio di pescatori. Il nome deriva da Thap Phraya (‘l’armata del Phraya’), riferendosi a Phraya Tak, in seguito re Taksin, che prima dell’invasione birmana del 1767 marciò con la propria armata da Ayutthaya a Chanthaburi. Il luogo, poi, si chiamò Phatthaya, cioè il vento che soffia da sudovest a nordest all’inizio della stagione delle piogge. Etimologia della parola a parte, ciò che in pochi decenni ha stravolto un luogo semi-immobile è stato l’arrivo dei primi cento soldati statunitensi. La data fatidica è il 26 aprile 1961. Allora la carica dei cento fu motivata dalle somme fatiche di guerra nel vicino Vietnam. I ragazzi erano stati stanziati nel vicino aeroporto di U-Tapao e la spiaggia di Pattaya, già frequentata dalle famiglie di Bangkok, era perfetta per il relax. Vizi e stravizi li seguirono e presto il blob del mercenarismo si estese a macchia d’olio. Già negli anni Settanta la località iniziò ad avere un certo nome ‘di riguardo’ tra i bagnini romagnoli, per poi esplodere negli anni Ottanta. Da allora cemento a carriolante, prima lungo la spiaggia principale, quindi in quelle limitrofe. Il business - del sesso, del cemento e di tutto l’indotto - era scoppiato, divenendo inarrestabile. Ragazze dall’intero Paese cominciarono ad arrivare a frotte, grazie alla domanda incessante dei farang, i turisti stranieri dal portafogli bucato. E gli investitori locali non sono rimasti a guardare. Se si considera che legalmente uno straniero non può possedere proprietà in Tailandia (può solo affittarla per qualche decennio), dopo un rapido sguardo alla città si capisce quale mostruosa quantità di denaro interno vi sia stato investito. Certo, accogliendo catene internazionali, tipo Starbucks o Au bon pain, ma sempre mantenendo il controllo del territorio. Il risultato è un’overdose visiva di strutture e servizi. Alberghi per tutte le tasche e i comfort, dal superlusso alla superbettola. Ristoranti per ogni palato, negozi che vendono tutto ciò che è ipotizzabile vendere. C’è da chiedersi che senso abbia, oggi, investire qui: a parte i monasteri francescani e negozi di prodotti biologici, c’è già tutto, in triplice copia. Alcuni investitori locali ‘illuminati’, stanchi della bella immagine che la città si ritrova, stanno tentando a fatica di sviluppare un turismo meno facilone e monomaniacale, di livello più elevato, mettendo una briglia allo sviluppo disordinato degli ultimi decenni. L’impressione è che il loro tentativo sia una goccia nell’oceano, ma va elogiato. Pattaya, così com’è, dichiaratamente volgare, ha la capacità classica di tutti i luoghi volgari: stancare in fretta.






Che cosa fare, dalla A alla Z
Come sopravvivere al circo (se oggi non abbiamo voglia di vedere i leoni)? Il menù è ricco, per fortuna anche di attività extra-sesso. Non tuttissimi quelli che arrivano a Pattaya sono necessariamente assatanati con la lingua di fuori, e in giro c’è chi ha provveduto a mettere su svariate attività (nel santo nome del Dio Bath; a Pattaya l’unica cosa gratis è l’aria agli ottani) per trascorrere le giornate non solo all’insegna di Sodoma & Gonorrea. Partiamo dal banale: spiagge. Quella centrale, striminzita, mangiata dal mare, è territorio dei nonni in luna di miele, dunque tende al deprimente, per non parlare della pulizia dell’acqua. Quella di Jomtien, a nord, è più larga, ma frequentata da nonni nostrani e da famiglie tailandesi, oltre che dalle stesse acque di scolo. Entrambe sono affollate da jet-sky che impazzano ad altezza giugulare, senza nessuno che le controlli. Dove trovare un angolino di pace senza morire di epatiti A-Z o di eliche da motore? L’ultima spiaggia dove rifugiarsi a breve distanza (ditelo solo agli amici di fiducia) è quella tra Pattaya e Jomtien. Invisibile dalla strada che le collega, è alla fine della traversa che porta all’hotel per russi Asia Pattaya (chiedete in giro, vi sarà detto). La sua spiaggiuzza, alla fine di un’erta e zozza scalinata, è una piccola oasi di pace e l’acqua è (sembra) pu-li-ta! C’è qualche ristorantino e pure un pezzettino di sabbia libero da sdrai e ombrelloni e irine.


Presa la giusta tintarella, è venuto il momento di fare cose. Attività diurne, tutte più o meno raggruppabili nella grande famiglia del divertimento da americani: il giardino botanico di Nong Nooch (nulla per scienziati, ma un’accozzaglia di piante pazzesche, spettacoli di musica e danza tradizionale Thai, show di elefanti vestiti con tutù e cuffiette viola, gite in canoa; www.nongnoochtropicalgarden.com), il Million Years Stone Park (noto per lo show con i coccodrilli - un tipo infilza un avambraccio in gola alla povera bestia e, quando le estrae, è ancora attaccato al gomito -, ma anche: giri sulla groppa degli elefanti, la più grande cascata artificiale tailandese, la tigre ammaestrata come un gattino, i bambi che mangiano imboccati dagli umani, strane rocce gigantesche, piante tropicali; www.thaistonepark.org), l’Underwater World (acquario extra-large, www.underwaterworldpattaya.com), il ‘Santuario della Verità’ (un magnifico tempio taroccato, copia di un tempio analogo ideale e antico, in cui si riassume tutta l’arte Thai più raffinata dell’intaglio nel legno, se non fosse che il luogo è stato fabbricato a uso e consumo dei turisti; www.sanctuaryoftruth.com) e, per chiudere in bellezza, se da piccolini i vostri genitori non vi hanno portato a Italia in Miniatura, non mancate il Mini Siam (non importa se, oltre alle copie delle più belle pagode tailandesi ci siano pure la Torre Eiffel e di quella di Pisa; siete nell’ex Siam, dunque beccatevi il Siam in miniatura a tutto campo; www.minisiam.com). E poi, se siete degli sportivoni: golf (nel territorio di Pattaya ci sono appena ventiquattro campi, un po’ per tutte le esigenze e le tasche), cavallo, bungee jumping, go-kart (la pista a due passi dalla Walking Street), tiro con pistola e fucile, immersioni, il criminale jet-sky, windsurf, kite surf. Ora, se non siete portati per le americanate o non fate decatlon, magari potete fare un salto sulla sommità della collina che separa la Walking Street da Jomtien. Lassù (in moto, sconsigliati i piedi) domina un Buddhone dorato di dimensioni ragguardevoli, circondato da suoi simili più ridotti. Tra gli alberi si scorge la città matta di sotto. Qua e là draghi dorati sputafuoco, immagini buddiste con collane di perle dai molti giri, gente che prega per davvero. Se poi siete stanchi dei prezzi dei pesci venduti di sera lungo la Walking Street e volete vederne/comprarne saltando gli intermediari, scovate il mercato ittico coperto di Naklua (l’abitato oltre Pattaya Beach). Basta seguire la strada principale e fermarsi al primo slargo incasinato, dove impazzano bancarelle e motorini. Infilandovi nelle viscere del luogo scoverete l’intero mare, ancora semivivo, rivoltato su banchi interminabili rigonfi di ogni ben di dio. A prezzi per tailandesi, esposti. Non abituatevi, però, tra Buddha e prezzi veri, a tanta realtà asiatica: queste erano le eccezioni che confermano la regola.





Di sera, per mantenere un certo style
La regola, a Pattaya, la dettano i ladyboy, uno stile una garanzia. La località è nota, forse nell’intero globo, per i musical pazzeschi interpretati dei travestiti. Opere iperkistch molto in voga in questa epoca marrazziana, in cui il trans sembra essere il sogno proibito di molti padri di famiglia. A Pattaya questo sogno è istituzione, da anni. La formula è collaudatissima, lo spettacolo un incubo lucido cui Moulin Rouge o Mamma mia! fanno un baffo. Battaglioni di ladyboy più belli e femminili di Miss Universo interpretano spettacoli musicali in più lingue, mandando in visibilio il pubblico. Gli spettacoli per eccellenza sono quello del Tiffany’s Show (www.tiffany-show.co.th, il primo alle 18, l’ultimo alle 21) e quello dell’Alcazar (www.alcazarpattaya.com, dalle 18,30 alle 21,30). Dentro al teatro - posti a sedere numerati - si può solo fare ooohhh e applaudire, niente foto. Per queste bisogna attendere l’intervallo, quando qualche artista esce dal teatro e si fa fotografare dai turisti. Rappresentanze dei due corpi teatrali, occasionalmente, fanno qualche incursione carnevalesca lungo le vie centrali di Pattaya, in un’opera strategica di marketing. Se, però, il vostro animo non vi concede trasgressioni almeno mentali, potete portare vostra moglie/marito al Thai Alangkarn Extravaganza (www.alangkarnthailand.com), dove nessuno cadrà in tentazione. Si tratta di uno spettacolo canonicissimo, una specie di opera omnia, tra storia e scenografia, musica e teatro, della tradizione tailandese. Effetti speciali a iosa, luci & suoni quasi lisergici, ripercorrendo le tappe delle ex capitali del Regno del Siam (Sukhothai e Ayutthaya), con in mezzo un sacco di dèi, beni e mali, luci laser, spettacoli pirotecnici, surround system, animali e acrobati, ristorante con appena mille coperti. All’uscita, forse, avrete il mal di mare, ma vi sembrerà di sapere tutto sulla Tailandia (che fu).







Koh Larn, per poter dire di essere stati ai tropici
Se non avete l’animo per raggiungere Koh Chang, bella isola tropicale e parco nazionale marino a quattro ore da Pattaya, ma volete tornare a casa con il ricordo di essere stati in una spiaggia in cui si vedeva il fondale, in mezz’ora abbondante di barchetta oscillante potete raggiungere la comoda e vicina e bella isola di Koh Larn. I più frettolosi lo fanno a bordo di lance super-rapide, in cui si prega per non ribaltarsi e si viaggia avvolti in corpetti salvagente che fanno sudare. Se non avete ansie particolari, ci tenete all’osso sacro e vi volete godere la traversata basta presentarvi alla fine del molo che spunta all’estremità della Walking Street e pagare 20 bath (meno di mezzo euro) mentre salite a bordo. Di barche a due piani ne partono in continuazione dalle 8 del mattino in poi, e le ultime vi fanno ritorno alle 16. A bordo un ragazzo vi venderà bibite tenute in ghiaccio dentro a un secchio da bucato, e arrivati a destinazione - sarete depositati sulla popolosa Tawaen Beach - non soffrirete la sete né la fame. L’intero bagnasciuga è un unico ristorante, con file interminabili di ombrelloni. La spiaggia è costellata da una bailamme di truppe assortite (cinesi, indiani, russi, tailandesi; molti sembrano vedere/toccare il mare per la prima volta in vita loro), ma ha due sommi vantaggi: la sabbia è davvero bianca e l’acqua è davvero verde smeraldo e trasparente. Terzo fattore positivo, da non buttare: i ‘pedoni’, semplici nuotatori privi di motore - al più avvolti da giganteschi salvagente per i cinesi galleggianti -, sono protetti da un paio di zone off limits per i frullatori dei jet-sky e dei motoscafi, delimitati da un recinto di boe. Se anche a Tawaen Beach il popolo è troppo per voi, imboccate il pontile di legno che si dirama da quello di cemento su cui siete sbarcati. Dopo poche decine di metri raggiungerete un’altra, piccola spiaggetta con qualche scoglio e acqua di colore smeraldo. Anche qui ci sarà un po’ di concentrazione russa, ma all’estremità regna la pace da Robinson Crusoe, o quasi. Il ristorantino (menù in tailandese, inglese e russo) vi scodellerà leccornie a prezzi da saldo. Mentre digerite, chiudete gli occhi e rosolatevi al sole. La Walking Street e i jet-sky vi sembreranno roba di Marte, lontana anni luce.



ENTE NAZIONALE PER IL TURISMO TAILANDESE
Roma, via Barberini 68
tel. 06.42014422
turismothailandese.it

IN RETE
pattayacity.com
Sito in inglese con una guida completa alla città, dagli alloggi ai ristoranti, con pagine dedicate agli affari, al golf, agli eventi e a molto altro
pattaya.it
Sito analogo, di tutto un po’, in italiano e in spirito italico
pattaya.com
1stoppattaya.com
Siti in inglese per scegliere un albergo, ma non solo
pattayakombatvillage.com
Sito in italiano per chi a Pattaya ci va a imparare a combattere la muay thai
it.wikipedia.org/wiki/Pattaya
Classico sito in italiano, traduzione di Wikipedia, con informazioni canoniche (storia, geografia, clima)

DOVE DORMIRE
Sheraton Pattaya Resort
437 Phra Tamnak Road
Tel. 66 (38) 259888, fax 66 (38) 259899
Per andare sul sicuro, all’ombra del lusso della nota catena alberghiera, in un 5* elegante in riva al mare. Su una bella baia con spiaggia privata, nella zona sud della città. 153 camere decorate in stile Thai, con abbondanza di legno e fiori in ogni dove. Tre piscine e altrettanti ristoranti, in un mix ricercato di cucina occidentale e tailandese. E, per rilassarsi, l’Amburaya Spa, dove farsi massaggiare corpo e spirito.

Asia Pattaya Hotel
asiahotel.co.th/asia_pattaya.htm
352 Moo 12, Pratamnak Road (Nongprue)
Tel. 66 (38) 250401, fax 66 (2) 2159005
4* con un’aria un po’ da casermone, ma in un’ottima posizione, soprattutto per la bella spiaggia, piccola e abbastanza riservata, tra Pattaya (zona centrale) e Jomtien. Massicciamente frequentato da turisti russi, ha 305 camere, un campo da golf e una grande piscina. Nonostante le 4 stelle, una camera in bassa stagione costa appena 30 euro (più tasse).

Sugar Hut Resort
sugar-hut.com
391/18 Moo 10, Tapphaya Road
Tel. 66 (38) 364186, fax 66 (38) 251689
sugarhut@sugar-hut.com
Luogo da sogno, con 28 villette in puro stile Thai (23 con una stanza da letto, 5 con due), circondati dalla vegetazione tropicale e da uccelli canterini. Il suo ristorante è un’istituzione, le sue tre piscine piacere puro. Per dimenticare la baraonda della Walking Street, nonostante sia a poche centinaia di metri in linea d’aria.

Lek Hotel
284/5 Pattaya 2nd Road
Tel. 66 (38) 425550, fax 66 (38) 426629
Per chi può spendere poco (circa 17 euro, colazione esclusa), in zona centrale sulla parallela della spiaggia principale. Personale alla reception poco gentile, pagamento anticipato, ma con camere ampie e decenti. Al pianterreno buffet per la colazione e per la cena, qualità così-così. C’è di meglio, ma… c’è di peggio.

DOVE MANGIARE
The Nang Nual
214 Walking Street
Tel. 66 (38) 429478
Nel cuore della baraonda, un’istituzione per i piatti a base di pesce fin dal 1965. Più che un ristorante sembra un mercato ittico, con un’ampia esposizione di pesci e crostacei all’ingresso. Si sceglie con l’indice, il cuoco scodella per voi, mentre vi godete la brezza ai tavoli sulla terrazza del lungomare.

Sugar Hut Restaurant
sugar-hut.com
391/18 Moo 10, Tapphaya Road
Tel. 66 (38) 364186
Se non vi bastano le dozzine di ristorantini Thai nelle traverse della Walking Street e volete qualcosa di più raffinato (e ben più costoso) non mancate questo ristorante, all’interno del resort omonimo. Per una serata elegante ed esotica, nella zona collinare che separa la Walking Street da Jomtien Beach.

Raj
597/6-7 Moo-10, South Pattaya Road
Tel. 66 (38) 421890
Un ristorante indiano semplice e carino fra i tanti della città, a due passi dall’ingresso della Walking Street (tra Beach Street e la 2nd Road). Camerieri gentili nepalesi, piatti tradizionali della cucina indiana, rispettoso della vostra sensibilità nei confronti dei piatti piccanti. Poco più di 10 euro a persona per la cena.

L’Italiano
234/8 Walking Street
Tel. 66 (38) 711394
Per chi proprio non ce la fa a dimenticare la nostra cucina, o anche solo per un espresso vero. Ottimi piatti di pasta, focaccia con affettati (il proprietario è toscano), pizze, a prezzi modici, oltre a piatti classici tailandesi. Tranquillo e pulito, buon servizio, nel cuore della Walking Street. Per trovarlo non potete sbagliare: basta cercare la grande insegna luminosa con Alberto Sordi.

Rasputin
280/1 Walking Street
Tel. 66 (38) 426516
Visto che Pattaya è diventata una specie di colonia russa, che cosa c’è di meglio di un pollo alla Kiev per assaporare l’atmosfera del luogo? Locale carino e pulito, alla fine della Walking Street. Costo medio di una cena: 15-20 euro.

Zico’s
Pattaya Beach Road, ai piedi del grande centro commerciale Central Festival
Tel. 66 (38) 043516
Un ristorante che può sembrare fuori luogo: una vera churrascaria brasiliana, con tanto di spettacolino di oba-oba a cena. Prezzo fisso (circa 15 euro, più tasse) per 15 tipi diversi di carne (e di pesce) non stop, direttamente al vostro tavolo, e una caipiroska (caipirinha con la vodka).


SHOPPING
Thai Decor
thaidecorpattaya.com
315/53 Thepparsit Road
Nongprue
Tel. 66 (38) 267197
Oggetti d’arte, design, mobili in stile Thai

East
east-online.net
315/172, Moo 12, Thapprayard
Nongprue
Tel. 66 (38) 252201
Simile e vicino al concorrente Thai Decor, ha anche molti accessori raffinati per la casa

Gems Gallery
gems-gallery.com
555 Moo 6 North Pattaya Road
Tel. 66 (38) 371222
Pietre preziose da mezza Asia, per chi può spendere o vuole solo lustrarsi gli occhi

IMPARARE A CUCINARE THAI

IL VIAGGIO
IL VOLO
Lufthansa (tel. 199400044, www.lufthansa.com/it) vola a Bangkok da Milano, Bologna e altri aeroporti italiani. Il volo (andata) dura circa 11 ore.

COME MUOVERSI
Dall’aeroporto internazionale Suvarnabhumi di Bangkok (circa 29 km dal centro) il modo più economico per raggiungere Pattaya (a circa 135 km) sono i comodi autobus che portano direttamente in città, partendo dall’uscita della sala degli arrivi. Il viaggio dura circa un’ora e mezzo e costa circa 2,5 euro (portatevi la sciarpa, l’aria condizionata si sente). A Pattaya potete scendere lungo la grande e trafficata Sukhumvit Road e, di lì, un taxi (contrattando) fino al vostro albergo. In alternativa un taxi per/da Pattaya all’aeroporto (o a Bangkok) costa 800 bath. Taxi, moto-taxi, taxi collettivi: a Pattaya ce n’è per tutti gusti. Unica regola: contrattare, sempre e comunque.

Attenti alle rosse
Chi decide di provare l’ebbrezza di noleggiare uno scooter (3-4 euro al giorno, fotocopia del passaporto + biglietto da visita dell’hotel al proprietario, patente internazionale) faccia attenzione a prenderne uno con la targa bianca, recente. Quelle rosse sono vecchie e, come tali, vengono multate con sommo piacere dagli avidi poliziotti.

Fuso orario
Sei ore in più rispetto all’Italia, cinque quando da noi è in vigore l’ora legale.

Documenti
Passaporto con almeno sei mesi di validità. Per soggiorni inferiori ai 30 giorni non è necessario il visto.

Periodo migliore
Tra novembre e aprile, quando il clima è piuttosto secco.

Lingua
La lingua ufficiale è il tailandese. Molto diffuso l’inglese.

Moneta
La moneta ufficiale è il bath: un euro ne vale 49 circa.

Prefissi
Il prefisso internazionale per la Tailandia è 0066, quello di Pattaya è 38. Per chiamare l’Italia: 0039.

Pubblicato su Panorama Travel

ALTRE FOTO SU:
http://www.agefotostock.com/age/ingles/isphga01.asp?querystr=pattaya&ph=scozzari&Page=1




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