Rapporto
difficilissimo, quello degli indiani con il sesso, nonostante il Kama Sutra e
le sculture matte di Khajuraho. Nelle grandi città ancor oggi fanno affari
d’oro i procacciatori di mogli e di mariti per i matrimoni combinati dalle
famiglie. Specie di ruffiani lautamente pagati, allo scopo di scovare la
‘scelta migliore’. Shekhar, un caro amico di Goa, oggi ultracinquantenne,
ricorda il trauma del primo incontro con la moglie Ameeta, quando aveva circa
vent’anni. Mai vista prima, ‘piazzatagli’ a tutti i costi dalla famiglia.
Vennero presentati su una spiaggia, con le relative famiglie che facevano da
accompagnatrici. Hanno avuto due figli, lei cucina (una volta in cui ho chiesto
un bicchiere d’acqua a Shekhar manco sapeva dove fossero i bicchieri, a casa
sua), lui porta a casa lo stipendio. ‘Ma se potessi tornare indietro…’, mi ha
confessato un giorno. Goa, in particolare, è lo Stato della federazione indiana
più emblematico nei confronti del sesso. Invaso da turisti per i quali India
equivale a vacanza, topless a liberazione. Sullo sfondo un induismo dominante,
perbenista, e minoranze cattoliche (quella più ‘sportiva’, in termini di
abbigliamento) e musulmane. Dopo i divieti anti-nudisti dei primi anni Novanta,
assolutamente inefficaci, ora i politici di Goa, terribilmente influenzati dai
leader religiosi, hanno ripreso le crociate contro il capezzolo selvaggio.
Basta topless (soprattutto inglesi), basta orridi tanga maschili (soprattutto
italiani). Basta turisti russi che hanno scambiato Goa per un capannone
dismesso da rave party. L’idea sarebbe quella, se possibile, di elevare la
‘qualità’ degli stranieri che sbarcano ogni anno, a frotte, all’aeroporto di
Panjim. Gente che stia meno ma che spenda di più. E che, soprattutto, si copra
un po’. I low-cost importano grandi
quantità di bionde britanniche che sfoggiano scintillanti piercing capezzolari
sulle spiagge di Calangute e Candolim, tra gli sguardi esterrefatti e parecchio
eccitati di molti locali che toccano una donna solo nei sogni o a matrimonio
celebrato. A Vagator e Morjim imperversano tanga di bruttezza rara, a coprire
simbolicamente organi riproduttivi e peluria assortita di Italian stallion che, nel nome tardo-freak di Sora Natura,
sfoggiano il tricolore. Qualche tempo fa, a Panjim, un concorso di bellezze
locali in bikini è stato accolto dall’opinione pubblica - in gran parte indù -
come una manifestazione terrena di Kali, la dea cattiva. I musulmani manco si
sono espressi in materia, per loro un tale concorso era fantascienza nera pura.
Nulla da segnalare da parte delle cattoliche, che a Pasqua indossano gonne
mozzafiato durante le processioni della Settimana Santa. La lotta filosofica
per il centimetro di pelle più o meno coperto, per il dilemma bikini si/no,
dunque, è interreligioso. E, come tutti i dilemmi, non privo di ipocrisie. Da
un lato la consapevolezza che il turismo è una fonte di ricchezza fondamentale nella
regione, dall’altro lo scontro con i molti tabù di matrice religiosa. Essendo i
cattolici in minoranza, ecco dunque arrivato un nuovo opuscolo, da diffondere
ai turisti, una specie di vademecum per comportarsi bene, soprattutto in
termini di abbigliamento. Tra i legislatori locali, inoltre, circola la voce di
corridoio di ridurre il visto turistico a soli trenta giorni, così da rimandare
al mittente le legioni di tardo-hippy che a Goa svernano senza contribuire
all’economia, se non alla propria (pusher nostrani, speculatori edilizi russi
ecc.). Per stare sul sicuro, d’ora in poi: costume intero per le Signore,
bermudoni per i Signori.
Scarlett,
una brutta ombra su Goa
È impossibile descrivere la Goa attuale senza citare
la brutta storia di Scarlett Keeling. Agli inizi del 2008 la povera quindicenne
inglese, persa tra crisi adolescenziali, droghe e alcol, figlia di una madre
freak con prole sparsa ai quattro venti, fu stuprata e uccisa nella spiaggia di
Anjuna. Trovato il corpo, la polizia se ne lavò le mani, sostenendo che la
giovane era affogata. La madre era freak ma non cieca, e notato qualche indizio
poco chiaro si mise a indagare da sola, in puro stile CSI, sbattendosene di
quegli scaldasedie dei poliziotti. In pochi giorni la verità venne a galla e
scoppiò il casino, rimbombato ai quattro angoli del globo. Il caso, da
‘semplice’ stupro finito nel peggiore dei modi, si trasformò presto in una
crociata internazionale. Gore
(stranieri) depravati e decadenti Vs nativi benpensanti (ma gli stupratori erano
perlopiù giovani locali). Bikini Vs sari. Sballo Vs Shiva. Turismo sì, turismo
no, se sì a quali condizioni. Vecchia storia, da queste parti. Mesi e mesi di
polemiche sui giornali, fra prolusioni dei politici, voci di popolo, poliziotti
trasferiti, comunità freak in rivolta. Primi accenni di una guerra ideologica
noi/loro. I vecchietti del Sussex in pensione a Calangute iniziarono a essere
trattati da stranieri, mentre fino ad
allora erano solo stranieri con i soldi. E arrivò la regolare purga anti-party. Leggi ridicole proibizionistiche
sull’orario di chiusura dei locali, con il buio tutti a nanna. Ma chi va a Goa,
gore o indiano che sia, si vuole
divertire. La gente di Morjim è ancora lì che ride, raccontandosi le facce dei
poliziotti intervenuti una bella sera a sedare un party in spiaggia oltre orario di chiusura del sole. Arrivati sul
bagnasciuga non si sentiva alcuna musica. C’era solo un gruppo di gore salticchianti nel più assoluto
silenzio. Dov’è la festa?, chiese il
più giovanotto dei tutori dell’ordine. È
qui la festa, gli rispose qualcuno che si degnò di prenderlo sul serio. Una
DJ aveva avuto la bella idea di dotare i ballerini di cuffie nelle quali la
musica era trasmessa via qualche marchingegno elettronico, telepatia o simili,
non ricordo bene.
Guardoni,
un’antica piaga
La cultura Hindu e quella dei turisti smutandati
fanno a pugni fin dai tempi dei figli dei fiori, a Goa. Questo piccolo Stato è
considerato a regione ‘sporcacciona’ dell’India, grazie alle spiagge e
all’alcol. Di conseguenza attira orde di maschi giovani arrapatissimi – prima
del matrimonio in India NON si fa festa – dalle regioni confinanti, Karnataka
in primis. Ricordo già al primo viaggio, nel 1990, di aver visto piccole
pattuglie di uomini passare ‘casualmente’ dietro le natiche di qualche
scandinava seminuda a rosolarsi sulla sabbia e scattare, veloci veloci, una
foto ricordo. Internet allora era ancora teletrasporto, per cui anche una
semplice foto stampata su carta conteneva sogni inenarrabili. I passeggiatori
con l’occhio prensile erano i più coraggiosi, quelli meno temerari, invece, si
masturbavano dietro gli scogli. In una mano un binocolo, nell’altra… indovinate
che cosa.
Qualche anno fa, quando ho vissuto a Goa, ho sudato le famose sette
camicie a difendere il territorio (la fidanza importata). Mentre un giorno
giocavo il mio amato frescobol
(tennis da spiaggia brasiliano) con Shekhar, con la coda dell’occhio vidi un
gruppetto di finti disinteressati che immortalava con il telefono cellulare le
parti basse della MIA fidanza. Non ci vidi più. Scagliai la mia amatissima
racchetta contro il gruppo, che si diede alla fuga. Ne riuscii ad afferrare uno
e lo sequestrai finché l’amico dell’amico non mi portò il telefono del
fotografo d’assalto, da cui estrassi la sim card e la diedi in pasto ai pesci.
La sceneggiata attirò orde di ficcanaso, fra cui qualche turista occidentale
che mi diede pacchette sulle spalle di solidarietà intellettuale. Ma… è
possibile che questa sia l’unica maniera di gestire la questione? Gli indiani, forse,
prima o poi, dovranno fare i conti con la propria tradizione del celibato fino
al matrimonio. Solo così, forse, gli uomini con il testosterone a mille,
troveranno un po’ di pace. La brutta rogna degli stupri, d’altronde, non è una
piaga che coinvolge solo le turiste straniere – considerate di ‘facili
costumi’, dunque, secondo alcuni scimmioni più ‘meritorie’ di sesso, volenti o
nolenti (!) -, ma in primis le donne indiane, come così spesso ci riporta la
cronaca da quel bellissimo Paese. Che sia giunta l’ora di dare un giro di vite
al testosterone selvaggio, bilanciandolo con un po’ più di tolleranza nei
confronti della scoperta del sesso prematrimoniale?
Parzialmente pubblicato su Panorama Travel
altre foto di Goa su:
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