I longevi di Vilcabamba
In apparenza è un villaggio come tanti altri della Sierra andina ecuadoriana, dal clima costante nel corso dell'anno, caratterizzato da una totale mancanza di 'progresso' e da una tranquillità esasperante. Eppure Vilcabamba, piccolo villaggio nel Sud dell'Ecuador, a 64 km dalla città di Loja, situato a 1500 metri di altitudine e 350 chilometri a sud della linea equatoriale, anticamente ritenuto sacro dagli inca, è conosciuto in tutto il mondo per l’alto numero di ultracentenari che vi abitano. Se nel resto del Paese le persone che superano i sessant’anni sono appena il 4%, a Vilcabamba raggiungono circa l’11%, e la media supera i novant’anni. I record appartengono a tre centoquarantenni, tutti ormai deceduti - chi per idropisia o chi per comuni malattie delle vie respiratorie - tra il 1907 e il 1976. Sempre nel 1976 erano certificati i 129 anni di un tal Miguel Carpio. Poco prima della morte questi vecchietti erano in perfette condizioni fisiche, forse un po’ sordi, ma molti di essi avevano trascorso le ore antecedenti il trapasso nei campi, lavorando.
Dagli anni Settanta, come per un’epidemia che colpisce solo i nati nel secolo precedente, numerosi longevi sono deceduti. Tuttavia, la maggior parte degli abitanti di Vilcabamba - poche centinaia di persone, in gran parte di ceppo europeo - non crede alla fatalità. Dopo il primo servizio giornalistico del Readers’ Digest (1956), che definì la zona come un 'luogo di immunità per i malati di cuore', centinaia di studiosi, dottori e aspiranti tali, fotografi e giornalisti arrivarono a Vilcabamba per capire il segreto di tale longevità. Furono fatte innumerevoli analisi ai sofferenti di malattie cardiocircolatorie, per stabilire i 'comandamenti' , se mai ci fossero, della lunga vita. Le persone che superavano gli ottant’anni vennero catalogate con un 'patentino' sul quale era elencata la loro storia medica. Le conclusioni furono che le condizioni climatiche (aria pulita, ricezione diretta dei raggi solari per tutto l’anno) favorivano la stabilità funzionale dell’apparato cardiovascolare e che la dieta (fagioli, patate, banane, granturco, pane, yucca, frutta, pochi grassi e proteine animali), unita alla tranquillità della vita e alla totale assenza dei traumi derivati dalla civilizzazione (incidenti provocati da macchinari, inquinamento, ecc.), contribuivano al prolungamento dell’esistenza. Unici 'vizi' del luogo, infatti, sarebbero il tabacco e un distillato locale - 'vizi' che, a quanto pare, poco o nulla hanno influenzato la mortalità in questa regione benedetta da dio.
Un tragico episodio, però, incrinò il cordiale rapporto tra gli abitanti del paese e i turisti. Tutto ebbe inizio dopo l’incontro di un simpatico nonnino di centoquarant’anni, ancora nel pieno delle forze, con una coppia di 'dottori' statunitensi, che decisero di rendere la vita dell'anziano più vivace. I sedicenti medici gli offrirono alcune 'vitamine' (pillole nerastre indefinite) che, nel giro di tre giorni, lo fecero morire per una violentissima intossicazione. Dei dottori si persero le tracce, e dopo alcuni giorni il cadavere dell’anziano fu sottratto dal cimitero. Negli ultimi vent’anni sembra che fatti di questo genere si siano ripetuti frequentemente, con la conseguenza che la maggior parte dei centenari - e le relative famiglie - ha trovato più conveniente abbandonare Vilcabamba e rifugiarsi tra i monti e i villaggi circostanti (per esempio quello di Tumianuma), lontani da turisti e studiosi non sempre innocui. Anche le croci delle tombe nei cimiteri sono state private delle date di nascita, per evitare che studiosi “sciacalli” s’impossessino del contenuto per i loro esperimenti. Per questo motivo è difficile “catturare” qualche longevo disposto a farsi intervistare: le famiglie tentano in ogni modo di evitare qualsiasi contatto con gli stranieri.
Sui motivi che hanno reso Vilcabamba 'paradiso dell'eterna giovinezza' si è a lungo indagato, senza però trovare alcuna ricetta sicura. La conclusione più logica è che la combinazione di una vita molto tranquilla con un clima costante che frena lo sviluppo delle infezioni (la temperatura si aggira sempre attorno ai 18°-20°C) favorisca la longevità. Di conseguenza sono molti i turisti che, nella speranza di una veloce guarigione da malattie croniche, sono giunti a Vilcabamba. Alcuni addirittura, mossi da un’euforia longevo-sanatoria, hanno inventato terapie uniche al mondo, la cui efficacia è assai discutibile. Nel paese è famoso, per esempio, l’aneddoto di un colombiano malato di cuore che, dopo quaranta giorni di totale astinenza dal cibo, mangiò nel giro di poche ore decine di chili di formaggio e miele: tutti alimenti estremamente sani, ma il cuore non resse, e la sera stessa morì. Altre persone, con criteri più fantasiosi che empirici, attribuiscono invece il merito della longevità ai raggi del sole.
La zona attorno a Vilcabamba è fertilissima e la natura estremamente esuberante: campi ricoperti da alberi di papaia, piante di tabacco, banani e orchidee selvatiche sono solo alcuni dei fantastici elementi della natura che la circonda. A circa due chilometri dal paese si trova l’Area Nazionale di Ricreazione Yamburaro, con un piccolo zoo e un parco pieno di orchidee. Per i nuovi 'figli dei fiori', inoltre, Vilcabamba è diventata una specie di 'mecca' a causa di un cactus allucinogeno che vi cresce (il San Pedro, una specie di peyotl), da cui si ricava un tè verde lisergico. A Vilcabamba anche la vita dei cani è in pratica raddoppiata (si dice che vivano tra i ventisei e i ventotto anni), e ad alcune strade sono stati dati nomi che ricordano la peculiarità del luogo, come Avenida de la Eterna Juventud.
Diversi anziani non ricordano esattamente la loro età. Alla domanda “Quanti anni ha?” la maggioranza degli intervistati risponde quasi sempre con cifre che terminano con il cinque o lo zero, arrotondando per eccesso o per difetto (solitamente più per eccesso: la fama che è stata attribuita al luogo sembra aver sviluppato un orgoglio locale per chi accumula più compleanni). Alcuni di essi conservano un certificato che attesta la data di nascita, ma la maggior parte l’ha perduto da qualche parte nel lungo corso dell’esistenza. Come afferma una saggia massima locale, “I più vecchi sono anche i più poveri, perché nella vita chi pensa solo al denaro dura poco”: e, in effetti, i centenari di Vilcabamba di denaro ne hanno davvero poco. Questo è uno dei motivi che hanno spinto alcune organizzazioni umanitarie straniere a offrire aiuti alla comunità locale. L’appoggio più cospicuo proviene da un’associazione inglese formata da ricchi anziani che tutelano a distanza la sussistenza di alcuni coetanei centenari. Un fotografo viene mandato a 'caccia' di longevi bisognosi, e le foto sono spedite in Inghilterra: se le persone prescelte risultano realmente bisognose e superano gli ottant’anni viene affiancato loro un 'padrino' inglese. Quest’ultimo invia mensilmente venti dollari (in Ecuador una piccola fortuna) per la sopravvivenza del 'cugino più povero' d’oltre oceano.
Un’altra forma d’aiuto alla comunità locale, in passato, fu offerta da un ricco donatore giapponese, che durante i suoi ultimi anni di vita ritrovò la pace fisica e mentale a Vilcabamba, dopo una vita di lavoro e di stress. Il magnate, dopo la sua morte, volle regalare alla cittadina l’ospedale Kokichiotani - che porta il suo nome -, specializzato in geriatria. Nella struttura pubblica, fatta erigere secondo il volere testamentario del benefattore, funzionano moderni macchinari per le malattie del cuore e, a intervalli costanti, gli anziani possono usufruire di un check-up gratuito, utile anche a fini statistici e scientifici. Tra i 'nuovi' abitanti del paese si annovera un ex capitano di marina che, stanco dei viaggi e di una vita allo sbaraglio, dopo il matrimonio ha deciso di stabilirsi nell’unico luogo al mondo in cui, secondo la sua opinione, sembra possibile prolungare la vita: Vilcabamba. E, come lui, molti altri, tra cui diversi stranieri, hanno preso questa decisione, nella speranza di rendere reale questa fantastica illusione.
Hunza, la Vilcabamba pakistana
Vilcabamba è solo uno dei tre luoghi al mondo in cui la vita sembra essere prolungata. Gli altri due sono villaggi che si trovano in Russia e in Pakistan, e in quest’ultimo il segreto della longevità è stato attribuito da alcuni a uno yogurt 'miracoloso'. Hunza è un piccolo villaggio pakistano situato nella valle del fiume omonimo, nell’estremo Nord-est del Paese, a breve distanza dall’India, la Cina e l’Afghanistan. Abitato dall’etnia hunzakut, Hunza ha mantenuto l’antica struttura bucolica che l’ha reso uno dei luoghi 'dell’eterna giovinezza': pascoli d’alta montagna, campi terrazzati, un capillare sistema di irrigazione che trasporta l’acqua purissima dai ghiacciai, scura e ricca di sali minerali. Come per la “collega” Vilcabamba, anche per Hunza vale la leggenda della longevità. In realtà, però, tutto sembra derivare da una vita semplice e priva di stress, da una dieta semiperfetta (frutta - tra cui venti varietà di albicocche -, cereali, latte - da cui si ricava lo yogurt considerato il 'toccasana' del luogo - e legumi), un’aria pulita e, non ultimo, un felice equilibrio della popolazione con la natura (assenza di sprechi o di fattori inquinanti). Hunza divenne famosa come 'paradiso terrestre' dopo la pubblicazione del romanzo Lost Horizon (James Hamilton, 1933) e dal successivo film su Shangri-La.
Pubblicato su Smoking, Frigidaire, Diario, Courrier international
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