giovedì 1 marzo 2012

VIETNAM - IN FUGA DALLA MOTORBIKE


DOPO QUALCHE GIORNO PASSATO NEL VORTICE DI TUBI DI SCAPPAMENTO E RUOTE AD HANOI E A SAIGON VI GIRA LA TESTA? È GIUNTA L’ORA DI FUGGIRE IN PROVINCIA E DISINTOSSICARE I POLMONI. MOLTE SORPRESE VI ATTENDONO

Per amare il Vietnam, fate come me. Passate mezz’ora filata a osservare, fotografare, annusare un ingorgo di motor-bike presso una rotonda congestionata di Hanoi o di Saigon. Poi, con un inizio di intossicazione polmonare, infilatevi sul primo autobus diretto verso la provincia. Tutto, da allora, vi sembrerà più bello. Da dove cominciare? Da Hanoi la fuga più facile è verso la Baia di Halong (‘dove il dragone s’immerge nel mare’), gettonatissima meta turistica. Tutte le guest-house della capitale offrono il viaggio, tutte si servono dei medesimi micro-bus in cui viaggerete per circa tre ore abbracciati ai bagagli. Sudate sette camicie, verrete scaricati al porto di Halong, cittadazza senz’anima da cui partono miriadi di barche - specie di galeoni dei pirati - dirette all’ennesima meraviglia del mondo (la comunità locale sta votando on-line per sostenerne la candidatura all’ottavo posto del podio). Lungo il tragitto farete una sosta nella kitsch grotta ‘del Paradiso’, una caverna con illuminazione da luna-park, molto Viet-style. Le luci sono così pacchiane che, a fine giro, vi potrà sembrare che pure stalattiti e stalagmiti siano taroccate. Il galeone procederà quindi attraverso le circa tremila isole e isolotti del Golfo di Tonchino che hanno reso famosa la baia, fra case galleggianti di pescatori e venditrici ossessive di frutta. Con insistenza da goccia cinese vi offriranno dragon fruit e ananas sbucciati mentre inseguono il galeone a remi. Il capolinea è l’isola di Cat Ba, una tranquilla parte del mondo in cui riposare per un paio di notti. Le sue spiagge sono chiamate con nomi ricchi di fantasia (n°1, n°2, n°3) e il porto del centro principale è un viavai di pescherecci in cui vengono scaricate quantità esorbitanti di seppie giganti e di pesci di tutte le dimensioni. I marciapiedi fungono da essiccatoi dei medesimi e, incredibilmente, i piatti di mare che si mangiano nei ristorantini locali non sanno d’asfalto. L’isola ospita un parco nazionale e qualche grotta. Inforcare un motorino e scorazzare attraverso le sue strade può essere un piacere, anche se a Cat Ba non ci sono incredibili ‘meraviglie del mondo’.





Le montagne del nord, fra etnie e bufali d’acqua
Sapa, e la regione che la circonda, vale un aereo fino in Vietnam. Il paese, da anni, è battuto dal turismo, grazie alle etnie multicolor che abitano la regione. H’mong, Dao, Han e molti altri, tutti con abiti dai colori strabilianti, chi con pettini indossati ventiquattrore, chi con copricapo a forma di incudine, chi con il cranio rasato. Sembra di essere sul lago Atitlan, in Guatemala. I turisti-fotografi impazzano e, particolare che non disturba, i modelli non si arrabbiano per l’invasione di zoom e di sguardi curiosi. I più sorridono, con gentilezza, e molti - impegnati come sono in micro-affari con i turisti, vendendo artigianato dai colori lisergici - parlano un inglese di gran lunga migliore del vietnamita medio. Il paese, a due passi dalla Cina, è un pullulare di guest-house, ristorantini (abbondano le Viet-pizze, da evitare come Satana), negozi specializzati in articoli per il trekking, fantastiche giacche The North Face per combattere il freddo vendute a prezzi ridicoli (nessun esperto del settore è ancora riuscito a stabilire se si tratti di roba vera o di eccellenti patacche fatte in Cina). Il luogo più interessante del piccolo paese è il mercato, dove si amalgamo sarte al lavoro, decapitatrici di pesci, venditori di mandarini e di spezie, liquori rinvigorenti a base di serpenti e rettili assortiti. Su un vassoio, di solito coperto da un panno, è offerto cane arrosto, un pugno allo stomaco per gli occidentali pet-oriented. Qui, così come in gran parte della Cina e della Corea, il cane è considerato una delikatessen per chi si sente un po’ deboluccio e deve tirarsi su. Gli amanti di Sora Natura soffriranno pure al mercato della domenica mattina di Bac Ha, paese a un centinaio di chilometri da Sapa. Il mercato vale due aerei per il Vietnam. Medio Evo puro, anche se le etnie della regione passano gran tempo al cellulare. Il reparto zoologico del mercato, sulla parte alta della collina, sembra l’Arca di Noè sbarcata in porto. Cagnolini e maiali, non tutti necessariamente destinati alla pentola, vengono venduti dopo lunghe contrattazioni. Più in alto dominano i bufali d’acqua, mansueti nonostante l’apparenza, circondati da decine di curiosi e di possibili acquirenti. Più in basso uno stuolo di ristorantini, dove la gente ingurgita quantità industriali di noodles, zuppe affogate nel non-per-tutti coriandolo, dolci all’uovo che sanno di… gallina. Molta gente veste la moda casual del Vietnam odierno: in testa il casco da moto, multiuso (casco quando si va in moto, cappello riscaldatore per tutte le altre occasioni). Il luogo è una vorticosa bailamme di odori & suoni, ma il reparto che più calamita gli occhi è quello dell’abbigliamento femminile, dove sono venduti arcobaleni tessuti, a prima vista tutti uguali, a donne impazzite per lo shopping etnico. Al mercato di Bac Ha circola abbondante anche un liquore ottenuto dal riso, di cui gli uomini vanno matti. Gli ubriaconi, di conseguenza non mancano, e come da cliché non eccellono in buone maniere. La prima volta che ho messo piede al mercato sono riuscito a offendere una combriccola di ubriachi (dopo averli fotografati non ho accettato la loro offerta di tracannarmi un po’ di sciogli budella), l’ultima ho dovuto fare i conti con un paesano che mi voleva affettare con il machete (per fortuna, da buon ubriaco, aveva la mano malferma). Dopo essere sopravvissuto al machetatore ho assistito alla scena di un ragazzino ladro, beccato ad asportare un paio di scarpe da ginnastica da una bancarella, previo zero pagamento. Come punizione/lezione il proprietario lo ha legato per i polsi all’azienda, e gli ha fatto una ramanzina di mezz’ora, roba tipo processo-in-diretta. La gente è accorsa in massa ad assistere il programma, meglio della tv. A fine show lo ha slegato e il ladruncolo, fra le lacrime, è corso a casa, a seppellirsi nella vergogna. Luogo wild, il mercato di Bac Ha.







Ninh Binh e Tam Coc, dove il turista è un agrume; Hué, dove il turista è un passeggero
Tornati ad Hanoi e cominciata la Grande Discesa (Saigon o muerte!), una prima tappa di rito può essere l’insulsa Ninh Binh, dove trovare un tetto. La città è una base per raggiungere il parco nazionale di Cuc Phuong, dove si trova l’insostituibile Endangered Primate Rescue Center, un centro di difesa (recupero, medicazione, protezione) delle scimmie, gestito da volontari. Ninh Binh, però, è frequentata soprattutto per la vicina Tam Coc (a 9 km), luogo noto soprattutto fra i turisti vietnamiti. Volendo azzardare un paragone, questa è la Venezia vietnamita e il milione di barchette che va su e giù per il fiume Ngo Dong le sue gondole. Il bello dell’avventura (un’ora di remi manovrati con i piedi per l’andata, un’ora per il ritorno) è quello di attraversare qualche grotta fluviale, naso all’insù, facendo oooohhh mentre si osservano le formazioni rocciose. Il brutto è che il viaggetto, in pratica, si rivela una spremitura del turista. Si paga l’ingresso alla zona, si paga una cifra fissa per la barca. Non più di due stranieri a canoa, altrimenti il marinaio si spezza braccia/gambe (di turisti vietnamiti ne vengono trasportate intere famiglie su una singola barca) e, soprattutto, non c’è business. Arrivati al capolinea si viene assaliti da orde di venditrici di frutta e bibite (‘Comprane una per il barcaiolo, è stanco!’), e a metà strada del viaggio di ritorno il comandante, oplà, farà apparire dal nulla una cassa metallica da cui estrarrà ricami di varia natura (Buy something??). Se vi è rimasto qualche dong nel portafogli vi verrà estorto dal barcaiolo con la richiesta di una mancia coatta (TIP!) urlatavi a doppia mano tesa all’arrivo. Il luogo sarebbe bello, se non fosse per il tartassamento costante. Dopo aver fatto le foto di rito, un consiglio: scappate. Prossima tappa, Hué, pronunciato alla napoletana (). Molti chilometri più a sud (dodici ore d’autobus; in mezzo il nulla), nel centro del Vietnam, vi aspetta una perla di città. Ex capitale, dal 1802 al 1945, Hué ha una bella atmosfera. Resti del suo glorioso passato - in primis la cittadella imperiale e le tombe reali -, soste indimenticabili per un caffè vietnamita (scovate l’incommensurabile Legendee della Trung Nguyen, la marca più famosa: ogni goccia un orgasmo), un salto all’incasinatissimo mercato Dong Ba, magari alla ricerca del raro frutto di gac, dall’apparenza quasi pornografica. E, se proprio volete essere trasportati, un giro in barca lungo il fiume Song Huong (‘Profumo’), su imbarcazioni travestite da draghi. Vedrete così la città dal basso, magari di notte, quando il grande ponte metallico Truong Tien viene illuminato come l’Empire State Building. I risciò vi inseguiranno giorno e notte, così come i guidatori di moto-taxi. Motor-bike, Sir/Madam? Questo il loro incessante grido di battaglia. La città in effetti è grandicella, e prima o poi tutti verremo presi da un attacco di pigrizia e cederemo alle offerte. Tra queste, di assoluto interesse è quella spacciata da ogni guest-house che si rispetti: mezza giornata o una intera in bus alla DMZ (Demiitarized) Zone, la zona che dal 1954 al 1975 ha diviso il Vietnam del Nord da quello del Sud. Teatro di feroci combattimenti durante la ‘guerra americana’, abbonda di testimonianze del conflitto. Carcasse di mezzi americani, conquistati dall’esercito comunista del Nord ai soldati burattino (‘puppet soldiers’, così come sono stati chiamati) del Sud filoamericano. I tunnel Vinh Moc, usati in origine dai Vietcong e oggi riadattati come dimensioni alle spalle più larghe dei turisti tedeschi o americani. Bombe e bombette qui e là. Grandi statue in stile sovietico, dedicate agli eroi della guerra. In mezzo, oggi come allora, il fiume Ben Hai, intriso di storia.








Hoi An, per andare dal sarto. Danang, per portarsi a casa un leone di marmo
‘Chicca’ del Vietnam, la ben preservata Hoi An è diventata una delle mete turistiche più frequentate del paese. Non per gli indicibili monumenti - la categoria, al massimo, è rappresentata dal sopravvalutato Ponte Giapponese del 1593 -, quanto per l’atmosfera. Potenzialmente rilassata, se non fosse, anche qui, per l’orda di venditori (barcaioli, motor-bike, fischietti di terracotta) che pattuglia il lungofiume. Il mercato è l’ennesima babele di colori & crimini contro la natura, attraversato da gente che va a fare la spesa in moto (dimenticandosi di parcheggiarla). A Hoi An tutti gli stranieri noleggiano biciclette con il cestino, il traffico della città lo permette ancora. Si possono così raggiungere le due belle spiagge, quella di Cua Dai e quella meno frequentata di An Bang, entrambe a 4-5 km. Due gli sport preferiti in paese: lo shopping e la masticazione. Per il primo sono ai vostri ordini decine di sarti specializzati in abiti da sera. Passando davanti ai loro negozi, spesso ho avuto l’impressione di vedere stuoli di backpackers che si facevano fare completi da ufficio su misura, poco in pendant con lo stile braghini-e-ciabatte di tutti i giorni. I ristoranti, poi, fanno affari d’oro. Nelle vie sul lungofiume e nelle parallele sono state ristrutturate le vecchie case dei commercianti cinesi, riadattandole a locali fantastici, se non sempre per la qualità dei piatti certo per l’arredamento. A questi si aggiungono bar e baretti, tanto da rendere le serate di Hoi An una calamita per i vagabondi di mezzo mondo. Rimanendo a tavola, a Hoi An ci sono diverse scuolette di cucina, dove per pochi dollari vi vengono insegnati (in inglese) quattro-cinque piatti vietnamiti. L’escursione classica da Hoi An è quella di mezza giornata alla vicina My Son (a 35 km), antica città dei Cham. Sito archeologico protetto dall’Unesco, conserva i resti di diverse strutture risalenti al periodo tra il IV e il XIII sec. d.C., quando il luogo fu un duraturo centro religioso. Questo è il centro archeologico più importante del Vietnam, assieme a quello di Po Klong Garai, più a sud. Per rimanere in tema, sempre da Hoi An si può fare un salto a Danang (a 25 km), quarta città del Vietnam per dimensioni, e vedere forse l’unica cosa che c’è da vedere: il piccolo museo Cham. Lungo la strada vale la pena andare a ficcanasare tra le decine di laboratori che lavorano il marmo alla base delle Marble Mountains, dove sono prodotti e venduti, in ordine sparso, Buddha, Madonne, draghi sputa fuoco, donne dai seni prosperosi e pesci, tutti a dimensioni ciclopiche. Oggettini non per tutti i gusti, ma che fanno il loro bel figurone.







Nha Trang, Dalat, Mui Ne: il triangolo della varietà
Gemella di Danang, Nha Trang è un’altra grande città priva di grosse attrattive, se non alcune spiagge e un po’ di vita notturna. Può essere utile, se viaggiate in bus, per spezzare la lunga marcia. Nei dintorni ci sono belle isole, ideali per le immersioni. Da qui deviate verso l’interno e raggiungete la bella Dalat, città di collina davvero carina. Anche qui nessuna Tour Eiffel da scalare, però siamo in una regione circondata da vigneti - le bottiglie di Dalat sono pregiate e a prova d’italiano - e dal caffè, a mio granitico giudizio il più buono del mondo. Inforcate una moto e seguite il naso, uscendo dalla città. Tra boschi e cascate finirete sull’aia di una casa in cui le famiglie hanno steso i grani di caffè a essiccare. In paese, tra una vaga atmosfera franco-cinese e un clima fresco di collina, si può andare a caccia di ristoranti. Nelle serate invernali, quando fa parecchio fresco, i giovani locali amano ritrovarsi nei ristorantini di strada del centro e consumare crema calda, una vera delizia, seduti su sgabelli lillipuziani. Non mancate gli atelier dei pittori-imitatori, specializzati nel riprodurre tele strafamose o la foto del vostro nipotino. Sono diffusi in molti luoghi del Vietnam e della Tailandia, ma a Dalat abbondano più che altrove. Da non perdere, infine, la Crazy House, una casa matta costruita da un’architetta ricca di fantasia. Le stanze, l’una diversa dall’altra, possono essere affittate, per passare una notte diversa. Finita la pausa collinare, il mare chiama. Niente di meglio di quello di Mui Ne, dove ritemprarsi dai chilometri. La sua spiaggia sembra infinita ed è punteggiata da alberghi e ristoranti, tutti all’insegna della tranquillità. Il lungo bagnasciuga termina nel pestilenziale villaggio dei pescatori, dove tra puzze di varia natura e immondizie, messa una molletta da bucato al naso, si può seguire l’attività dei pescatori a bordo di micro-imbarcazioni rotonde, solo all’apparenza fragilissime. Alle spalle del villaggio si innalzano le belle dune che hanno reso noto il luogo. I turisti amano perdersi un po’ nelle loro calde sabbie, immaginando d’essere in Africa.






Il Delta del Mekong, un Vietnam a sé
In fuga da Saigon, dicevo. I frettolosi possono acquistare un economico pacchetto di viaggio per il Delta del Mekong, ricco di cose da vedere, presso una delle tante agenzie di Pham Ngu Lao, il quartiere-ghetto per turisti (noi italiani impariamo a pronunciarlo al volo, considerando che la ph si legge f). La formula classica è quattro-giorni-tre-notti, in cui sarete scarrozzati qua e là, senza avere il tempo di memorizzare i luoghi attraversati. In questi tour, di solito, è inclusa una tappa ai tunnel Vietcong di Cu Chi (da evitare per chi soffre di claustrofobia: proverete l’esperienza di una talpa, non per tutti) e una alla ben più interessante Tay Ninh, dove ha sede il Caodai Great Temple, la ‘centrale’ del Caodaismo, religione autoctona vietnamita. Chi ama il faccio-da-me, invece, può prendere un autobus e addentrarsi nella bella e rilassata regione del Mekong senza bisogno di ciceroni e/o truppe. Ogni città del Delta, anche se priva di bellezze monumentali, gode di un’atmosfera molto piacevole. My Tho, Ben Tre, Chau Doc (dove vive una comunità musulmana), Rach Gia e altri, tutti centri a ‘bordo fiume’, dove osservare il viavai di imbarcazioni e i mercati affollati. Can Tho, il centro maggiore, ospita il più grande mercato fluviale del Mekong, quello di Cai Rang, a 6 km dal centro. Nulla di posticcio, come in Tailandia. Qui la venditrice di ananas issa sul pennone della propria barca un vero ananas, e chi lo vuole la raggiunge e lo compra. Sono rappresentate e issate anche le cipolle, in grande quantità. Qualche ristoratrice galleggiante si aggira tra le barche più grosse, proponendo piatti caldi dalla sua mini-cucina che sbuffa fumo nella pancia della canoa. E qualche cane, avvistata una faccia-da-turista, abbaia dal proprio territorio, la barca su cui vive giorno e notte. Nella piazza centrale di Can Tho, a due passi dal mercato, domina una grande statua dorata di Ho Chi Min. Il Padre della Patria fa un gesto di benedizione, quasi papale, al popolo vietnamita. Qui, come altrove, a ricordare con orgoglio le proprie origini.




Ufficio Promozione del Turismo e dell’Artigianato vietnamita in Italia (Ufficio Visti)
Via Federico Campana, 24 - 10125 Torino
Tel. 011 655166, fax 011 6686336
mar-gio ore 8,30-13,30

IN RETE
http://it.wikipedia.org/wiki/Vietnam
sito canonico di Wikitravel, in italiano, per un’infarinatura generale sul paese
http://www.vietnamtourism.com/
sito in inglese dell’Ente Turistico Vietnamita
http://www.viaggivietnam.com/
sito in italiano, con informazioni varie
http://www.lonelyplanet.com/vietnam
sito della gloriosa Lonely Planet, con numerose informazioni pratiche

DOVE DORMIRE
Cat Ba
Catba Island Resort & Spa
catbaislandresort-spa.com
Catco (Beach) 1
Tel. (0084) 31 3688686, fax (0084) 31 3688989
Nuovo resort con tutti i comfort, all’ingresso della spiaggia n°1. Con una grande piscina, 109 belle camere, campo da tennis, ristorante e wi-fi. 59$ la diaria.

Baia di Halong
Oriental Sails
oriental-sails.com
Tel. (0084) 4 39264009
Per un’esperienza diversa, dormendo su barche di lusso mentre si attraversa la baia. Il pacchetto offerto (85$) di solito comprende una notte a bordo, il trasporto da/per Hanoi, i pasti per un giorno, escursioni nella baia, guida.

Sapa
Cha Pa Garden Boutique Hotel and Spa
chapagarden.com
23 Cau May St. (lungo la scalinata per il mercato)
Tel. (0084) 20 3872907, fax (0084) 20 3872906
Solo quattro stanze (a partire da 65$), ma è il luogo migliore in cui alloggiare: elegante e accogliente, con buoni piatti di cucina nord-europea di fronte al caminetto. Prenotare con il dovuto anticipo.

Hue
Mercure - Hue Gerbera
mercure.com
38 Le Loi St.
Tel. (0084) 54 3936688, fax (0084) 54 3936699
Bell’albergo della catena francese, con 110 camere e tutti i comfort, nel cuore della zona turistica, sul lungofiume. Camere a partire da 73$.

Hoi An
Vinh Hung 1
vinhhunghotels.com.vn
143 Tran Phu St.
Tel. (0084) 510 861621, fax (0084) 510 861893
Albergo in stile antico cinese (ma con fresche camere moderne), nel cuore della città antica, a due passi dal lungofiume. Ricco di atmosfera - è l’ex casa di un commerciante cinese, con strutture in legno di 123 anni fa -, soprattutto di sera, quando accende le lampade rosse. Camere a partire da 80$.

Dalat
La Sapinette
lasapinette.com
1 Phan Chu Trinh St., Ward 9
Tel./fax (0084) 63 3550979
Bell’albergo di lusso in stile Art Nouveau, con 91 camere, ristorante e tutti i comfort, circondato dalle colline e a pochi minuti dal mercato centrale.

Cantho
Victoria Can Tho
victoriahotels-asia.com
Tel. (0084) 71 810111
Situato sul lungofiume, è il migliore albergo del Delta. Camere lussuose che si affacciano sul fiume o sul giardino. Dotato di tutti i comfort, a partire da 160$.


DOVE MANGIARE
Hanoi
Ginger (Ibiza)
87C Ly Thuong Kiet
Se dovete aspettare il treno per Lao Cai, fate una sosta culinaria in questo eccellente ristorante a pochi passi dalla stazione centrale. Ottima cucina vietnamita e qualche piatto mediterraneo, in un locale elegante e dai costi abbordabili.

Hue
Mediterraneo
#7 Ben Nghe
Nonostante il ristorante sia ufficialmente italiano (è gemello dell’omonimo di Hanoi), il gestore valenciano Carles prepara ottime paellas, e a fine pasto vi offrirà un bicchiere di lime-oncello fatto in casa. Ambientazione piacevole, pizze commestibili e costo contenuto.

Danang
Mumtaz
231 Tran Phu St.
Buon ristorante indiano, a gestione nepalese. Prezzi contenuti, a breve distanza dal museo Cham.

GoodMorning Vietnam
Catena italiana (vera: pasta al dente, pizze come dio comanda) con alcuni punti nel Vietnam centro-meridionale: Hoi An (102 Nguyen Thai Hoc St., locale molto bello lungo la prima parallela del lungofiume, gestito dallo chef piemontese Alberto), Nha Trang (19B Biet Thu St.), Mui Ne (km 11,8 della spiaggia), Vung Tau (6 Hoang Hoa Tham St.)

Cantho
Nam Bo
50 Hai Ba Trung (a due passi dal monumento di Ho Chi Min)
Un’istituzione del Delta del Mekong, questo pluridecorato ristorante mantiene un’alta qualità nei piatti e prezzi abbordabili, nonostante lo scorrere del tempo e l’afflusso dei gruppi turistici. Ottimi piatti vietnamiti e occidentali. Provate gli involtini di carne al formaggio o il filetto al pepe di Phu Quoc. Trovare un tavolo libero sul terrazzo di sera può essere un’impresa.

Ganesh
Catena di ristoranti indiani, tutti di ottima qualità. A Mui Ne (57 Nguyen Dinh Chieu St.) e a Hoi An (24 Tran Hung Dao St.)

SHOPPING
Pho nui (Mountain town)
13 Cau May St., Sapa
Bel negozio di artigianato prodotto dalle etnie della regione.

Dong Phuong
22 Le Loi St., Hoi An
Sarto che vi cucirà abiti su misura, a prezzi contenuti. Ampia scelta di seta.

AGENZIE TURISTICHE
A Sapa, per il mercato domenicale di Bac Ha, la Sapa Travelmate (6 Muong Hoa St.) organizza belle escursioni (mercato, visita a un villaggio H’mong e alla frontiera con la Cina presso Lao Cai) per soli 10$, partenza alle 7. A Hoi An, chi ama le immersioni, nella stagione buona può contattare l’italiano Leonardo presso il Cham Island Diving Center (chamislanddiving.com, 88 Nguyen Thai Hoc St.). È specializzato in immersioni nella bella isola di Cham.

PER LUSTRARSI GLI OCCHI
Fotografi professionisti o amatoriali, a Sapa fate un salto alla Sapa Image Gallery (30 Cau May St.), aperta lo scorso novembre. Belle immagini delle etnie del Nord del Vietnam, alcune davvero spettacolari.

IL VIAGGIO
IL VOLO
Vietnam Airlines (vietnamairlines.com), la compagnia di bandiera, ha aerei tutti i giorni per Hanoi e Ho Chi Min City da Parigi e Francoforte.

COME MUOVERSI
Vietnam Airlines vola da/per la maggior parte delle destinazioni turistiche all’interno del paese a tariffe economiche, con prezzi variabili a seconda dell’orario (più economici i voli serali). Gli autobus vanno dappertutto e nel paese esiste la formula ‘open-tour’, un economico biglietto cumulativo che permette, una volta scelta la tratta (es.: Hanoi-Ho Chi Min City), di fermarsi lungo le tappe principali quando si vuole e poi riprendere il cammino. Da evitare quelli con sedili-letto, scomodissimi. Localmente abbondano le moto-taxi (xe om), molto utili per i trasporti urbani, così come i taxi (contrattare, sempre). Per raggiungere Lao Cai il mezzo migliore è il treno serale (ce ne sono diversi con cuccette, di dimensioni e prezzi variabili) che parte dalla stazione centrale e da alcune minori di Hanoi, arrivando all’alba. Da Lao Cai i van collettivi portano a Sapa per circa 2 euro. In molti luoghi può essere conveniente noleggiare uno scooter. Il casco è obbligatorio e il passaporto va lasciato in deposito al noleggiatore.

Fuso orario
Sei ore in più rispetto all’Italia, cinque quando da noi è in vigore l’ora legale.

Documenti
Passaporto con almeno sei mesi di validità. È indispensabile il visto (Ambasciata a Roma: via di Bravetta 156, tel. 0666160726; oppure all’Ufficio Visti di Torino - vedi sopra), da ottenere prima dell’arrivo in frontiera. Di solito, salvo casi eccezionali, dura un mese. Una volta in Vietnam è possibile estenderlo.

Periodo migliore
Il clima varia da nord (di solito più freddo e piovoso, ma con quattro stagioni distinte) a sud (sempre caldo). Il monsone colpisce il Nord e il Sud, con piogge tropicali, da aprile-maggio a ottobre; da settembre a gennaio nel Centro.

Lingua
La lingua ufficiale è il vietnamita. Poco diffuso l’inglese. Qualche anziano parla ancora un po’ di francese.

Moneta
La moneta ufficiale è il Dong (VND): un euro ne vale 26.500 circa.

Prefissi
Il prefisso internazionale per il Vietnam è 0084. Per chiamare l’Italia: 0039.

Pubblicato su Panorama Travel


ALTRE FOTO del Vietnam su:
http://www.agefotostock.com/age/ingles/isphga01.asp?querystr=vietnam&ph=scozzari&Page=1


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