L’Al Bustan Palace Hotel
L’Al Bustan Palace di Muscat, capitale del Sultanato dell’Oman: alta opera di ingegneria edilizia e di sfarzo islamico. Situato nella zona omonima, il grande hotel - occasionale dimora del sultano, cui è riservato l’intero ultimo piano - sorge sulle fondamenta di un villaggio e di una montagna rasi al suolo per far posto al magnifico palazzo di pianta ottagonale nella vallata (bustan in arabo significa 'giardino'). Costeggiato da un litorale da favola, l’albergo fu costruito nel 1985 da un architetto cipriota ed è di proprietà statale, con una compartecipazione della rete Ritz-Carlton. Per erigerlo furono impiegati 3500 uomini e si spesero duecentocinquanta milioni di dollari per la costruzione di 250 stanze, tutte con un balcone che si affaccia sul Golfo dell’Oman. L’Al Bustan Palace riassume in sé il meglio del comfort occidentale e il lusso, il fascino, il misticismo dell’atmosfera araba, con ambientazioni da “Mille e una notte”. Situato a 8 km dal centro di Muscat (italianizzata in Mascate), la capitale, e a 35 dall’aeroporto, questo cinque stelle è considerato uno dei più belli al mondo. Frequentato dall’élite del mondo musulmano e da qualche selezionato tour operator occidentale, è simbolo della concezione di ‘turismo’ seguita dallo sceicco Qaboos bin Said Al Said, alla guida del paese dal 1970. Educato in Inghilterra (prima come cadetto dell’accademia militare di Sandhurst, quindi come ufficiale britannico), lo sceicco tornò in patria con idee modellate sull’esperienza europea e deciso ad apportare grandi cambiamenti. Per Qaboos, appassionato di musica, architettura e natura, dotato di un inglese impeccabile, il modello politico era ed è la Corona d’Inghilterra. Qaboos aveva un’opinione tutta sua sul concetto di sviluppo ed era terrorizzato dagli effetti devastanti del turismo di massa. Impostò la modernizzazione del Paese secondo uno schema altamente programmato, regolarizzando ogni tipo di attività. Venne realizzata un’efficientissima rete stradale che, dopo millenni di cammello e asino, finalmente collegava il Nord al lontano Sud in maniera rapida e sicura. Anche la gerarchia politica fu stravolta, e a capo di ogni regione (le cinquantanove wilayats in cui è diviso il paese) venne messo un responsabile incaricato di presiedere all’armonioso sviluppo della provincia. Un forte impulso fu dato alla pulizia, nella capitale come nel resto dell’Oman. Ultimo vezzo del sultano fu quello di istituire, tra le fila dell’esercito, un reggimento in tartan, suonatori di cornamusa, alla scozzese.
Muscat è un esempio di questa programmazione efficiente: in un Paese in cui durante l’estate la temperatura media diurna si aggira tra i 40 e i 50 gradi centigradi, gli ampi viali della città più importante sono costeggiati da verdi aiuole, prati all’inglese, fontane zampillanti, dalle quali sgorga ventiquattrore al giorno abbondante acqua, qui simbolo di ricchezza. La lungimiranza del sultano Qaboos, ottavo sovrano di una dinastia di 260 anni, lo ha spinto a cercare di costruire alternative alla dipendenza dal petrolio. Lo sfruttamento dell’'oro nero' è iniziato solo nel 1967 e ha dato al Sultanato una ricchezza impressionante, ma non durerà in eterno: il sultano sta dunque tentando di preparare il terreno per assicurare la continuità del benessere, anche quando dal sottosuolo non sgorgherà più il greggio. Si cerca di sviluppare l’agricoltura e la pesca, il commercio e il turismo. Il paese ha cominciato ad aprire le porte ai turisti stranieri solo nel 1985: prima di allora nessuno poteva visitarlo, tale era la paura per la contaminazione culturale occidentale. Il turismo oggi è costituito soprattutto da tedeschi e svizzeri.
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