domenica 4 marzo 2012

SRI LANKA - TÈ, PESCE, VANIGLIA, SIGARI & SIGARETTE


Fumare nello Sri Lanka

Per fortuna, nello Sri Lanka l’unico fumo che circola non è quello dei tuk-tuk (gli ape car-taxi, pestilenziali, il cui nome è derivato dai cugini tailandesi) che ingolfano le strade di Colombo. La CTC (Ceylon Tobacco Company) è il monopolio di Stato che controlla il mercato del tabacco, nonché l’unica manifattura (ufficiale) dell’isola. Ramo della multinazionale BAT (British American Tobacco), la CTC da anni lotta a braccio di ferro con il contrabbando, proveniente soprattutto dal Medio Oriente. Nel novembre dell’anno scorso le autorità hanno distrutto 5 milioni di sigarette ‘esentasse’. Gran parte del contrabbando, però, è di produzione locale: numerosi sono i piccoli produttori che fabbricano sigarette illegali (niente tasse allo Stato), le cosiddette ‘sigarette bianche’, che costano meno della metà di quelle certificate. In passato il governo ha abbassato le tasse sulle sigarette ufficiali più economiche, spingendo una fascia di consumatori verso queste ultime. Nei rari momenti di tregua con le ‘tigri’, inoltre, il governo aveva varato un programma di semina nelle regioni ‘di frontiera’, nei villaggi dell’Est, offrendo gratuitamente le sementi a 150 coltivatori di tabacco e credito a chi passava dal riso a quest’ultimo.



Il Medio Oriente è anche il maggiore acquirente delle sigarette prodotte nello Sri Lanka. Le importazioni giungono soprattutto dagli USA, dal Regno Unito, da Hong Kong e Singapore. Nel 2003 i marchi più venduti erano le Gold Leaf (con variante al mentolo) e le Bristol. Nello stesso anno il 40,5% degli uomini in età adulta fumava, contro appena il 2,8% delle donne. Queste ultime prediligevano il tabacco da masticare. Durante la colonizzazione inglese (1823-1948) il tabacco era un prodotto molto importante per l’isola, coltivato in particolare nel Nord. Oggi diversi coltivatori si dedicano a questa coltura, più redditizia rispetto ad altre. Sigarette, beedi e sigari sono i tre maggiori prodotti; gli ultimi due, minoritari, sono ottenuti perlopiù artigianalmente nel Nord, nell’Est e al Centro. Nell’isola operano una sessantina di manifatture ufficiali di beedi, alcune delle quali piuttosto grandi. In tutto producono circa 10 milioni di beedi al mese. Il mercato locale dei coltivatori, in pratica, è diviso tra quelli che producono per la CTC e quelli che si dedicano ai beedi e ai sigari.


Regole & tasse
Nel 2003 le tasse sulle sigarette costituivano il 7% delle entrate del governo, mentre al 2006 risale il Tobacco and Alcohol Act, la prima legge antifumo. Appena introdotta provocò un brusco calo della vendita di sigarette (- 70%) e dell’alcol (- 30%). Come le leggi analoghe di altri Paesi, il Tobacco and Alcohol Act proibisce di fumare e bere alcolici in luoghi e nei mezzi di trasporto pubblici (ma il leone, simbolo dello Sri Lanka e cuore della bandiera nazionale, continua a essere il logo di una marca di birra locale…), punisce (sulla carta) chi vende prodotti derivati dal tabacco ai minori di 21 anni e censura film e pubblicità in cui qualcuno fuma/beve. L’organo di controllo è la National Authority on Tobacco and Alcohol, anch’esso di recente istituzione. Al momento è al vaglio una proposta di legge contro chi fuma in strada e la Sirasa, la più importante emittente televisiva nazionale, ha iniziato a censurare le scene ‘peccaminose’ con lisergici quadratini multicolor. Alberghi e ristoranti devono avere aree separate per i fumatori. Tale ‘privilegio’ è riservato agli hotel con almeno 30 stanze e ai bar con più di 30 posti a sedere, purché dotati di ventilazione adeguata. Sui pacchetti di sigarette non è ancora diffusa una campagna antifumo fatta di fotografie o messaggi terroristici. Di recente, inoltre, anche i monaci buddisti hanno preso posizione nella lotta contro il fumo e l’alcol, seguiti con maggiore favore dall’opinione pubblica, in quanto non corrotti come i politici. Nei maggiori templi oggi sono ben visibili i cartelli di divieto di fumare.
Nonostante il calo dei numero dei fumatori, dovuto soprattutto all’aumento incessante dei prezzi delle sigarette e, in parte, alla campagna antifumo, nel 2007 la CTC ha visto una crescita dei profitti del 13,5% rispetto all’anno precedente. Ciò, ancora una volta, è dovuto all’aumento dei prezzi. L’anno scorso il monopolio di Stato ha deciso di aumentare di una rupia e mezza ogni pacchetto di Dunhill, Benson & Hedges, Vice Roy, Pall Mall e Gold Leaf: il più alto aumento della storia dello Sri Lanka.


Thansher & Company, la punta di diamante
Su un panorama piatto, caratterizzato da multinazionali del tabacco e contraddittori interessi locali, svetta un produttore di sigari, Thansher & Company, premiata ditta fin dal lontano 1903. Nata per iniziativa di un greco a Colombo, nel 1942 la compagnia raggiunse il proprio auge con circa 400 lavoratori impiegati (oggi dai 100 ai 250, a seconda della stagione di raccolto). Nel 2002 i sigari della Thansher & Company erano al dodicesimo posto su 28 fra quelli venduti nella Repubblica Ceca, principale acquirente estero di questa casa. Nel 2004 ricevevano importanti premi a New York e in Germania. Situata a Thihariya (94, Warana Road), la manifattura ha un centro di vendita a Colombo (44/1 Dam Street, Colombo 12) e i suoi prodotti sono reperibili un po’ in tutti i principali luoghi turistici dell’isola. Il portfolio della Thansher & Company include i Corona (in ordine decrescente: il Leader, il più grande, venduto anche in tubi metallici azzurrognoli singoli; il King, il Super e il Mini), il Vanilla (la vaniglia è uno dei prodotti più pregiati dello Sri Lanka), il Prince of Wales, l’American Planters, il Cigarillo e l’Havana.
  Il processo di manifattura dei sigari Thansher & Company è interamente naturale e manuale. Le foglie di tabacco giungono dalle piantagioni di Dambulla, antica città e importante polo buddista, nel Centro dell’isola, dove i terreni e il clima sono ideali per la coltivazione del tabacco. Dopo il raccolto e l’immagazzinamento, le foglie sono trasportate allo stabilimento in cui si procede alla fase di fermentazione, che può durare fino a quattro anni. Questo processo riduce il tasso di nicotina e arricchisce il gusto. L’arrotolamento è eseguito da donne, quindi i sigari sono confezionati nelle belle scatole di legno contraddistinte dal marchio di fabbrica, un elegante ‘Jolly Man’, signore sorridente con tuba in testa e sigaro in bocca (rappresenterebbe un mercante greco, ma nel tempo i suoi lineamenti sono stati cambiati).


La Thansher & Company esporta 9 tipi di sigari in oltre 15 paesi. Oltre alla già citata Repubblica Ceca, le esportazione sono dirette verso il Regno unito, gli USA, l’Olanda, la Spagna e la Svizzera, soprattutto per il Corona King e per le varietà di Corona Leader. La ditta produce anche sigari ‘neri’, derivati dalle foglie delle piantagioni di Batticaloa e di Anuradhapura, consumati quasi esclusivamente dai pescatori locali.
Nonostante sia un produttore di qualità, la Thansher & Company sembra godere di maggiore popolarità all’estero che non in patria. Da tempo la ditta è in polemica aperta con il governo che poco o nulla fa per appoggiare le industrie locali. Le bustarelle sono la benzina della macchina governativa e chi più paga più ottiene. All’aeroporto internazionale di Colombo, prima via di ingresso e uscita per gli stranieri, alla Thansher & Company non è stato concesso un solo metro quadrato per esporre i propri prodotti, mentre le multinazionali straniere godono di ampia visibilità. La scusa ufficiale? Tutela della salute pubblica. Al duty-free, però, potete comprare tutte le sigarette del mondo…

Pubblicato su Smoking





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