I puros di La Pintada, nella manifattura più nota del piccolo Paese centroamericano
Ogni Paese centroamericano che si rispetti ha puros che fanno da portabandiera e ambasciatore alle corti locali e straniere. Panama, o Panamá - così si chiama - , piccolo Paese di passaggio per genti di tutto il mondo, incuneato fra l’altrettanto piccolo Costa Rica e la grande Colombia, produce i suoi migliori sigari sulle colline alle porte di La Pintada, paesino di campagna nella provincia di Coclé. La manifattura (Joyas de Panamá) può essere raggiunta in un paio d’ore d’autobus da Panama City (Ciudad de Panamá), fino al capoluogo Penonomé, quindi in una ventina di minuti schiacciati all’interno di un pick-up collettivo (o in taxi, per i più esigenti o dotati di spalle troppo grosse). Lontano dai fumi dei tubi di scappamento della capitale, avvolti dagli aromi del tabacco centroamericano più pregiato. Finalmente aria pulita…
La storia
La piccola manifattura di La Pintada fu fondata nel 1980 dalla signora (Doña) Miriam Padilla, un’intraprendente donna della provincia guatemalteca, e da qualche compagno di avventura imprenditoriale con conoscenze tecniche nel mondo del tabacco. Agli inizi lo stabilimento aveva dimensioni minuscole, allestito in una baracca di legno a qualche centinaio di metri dalla chiesa principale di La Pintada, su una collinetta circondata da alberi di mango e di banane. I primi ordini arrivarono dallo stesso mercato panameño, scovati dalla signora Padilla in persona. Solo in seguito giunsero i primi stranieri, perlopiù gringos già residenti a Panama e arrivati in quel luogo fuori da ogni rotta turistica grazie agli alberghi e alle agenzie di viaggio locali (“Good morning. Che cosa posso visitare qui attorno?”. “Fabbrica di sigari, Sir!”). Il passaparola si diffuse come un virus, e oggi la manifattura di La Pintada è ampliamente citata e descritta su ogni guida di Panama per visitatori stranieri.
Negli anni Ottanta la regione che circonda La Pintada vantava piantagioni di tabacco proprie e i primi ordini venivano smaltiti grazie ai raccolti locali. In seguito, con l’aumento degli ordini, Doña Padilla non riuscì più a seguire contemporaneamente l’attività nei campi e quella nello stabilimento. Una crescita, su entrambi i fronti, si fece opportuna. La manifattura venne ampliata, fino a divenire ciò che è oggi, un largo edificio in muratura che, durante gli ordini più corposi, arriva a ospitare fino a quaranta operai (poca cosa se comparato, ad esempio, alle grandi manifatture cubane, ma pur sempre un numero ragguardevole per il minuscolo Paese centroamericano). La coltivazione fu trasferita nella parte opposta di Panama, non lontano dal confine con il Costa Rica, nella provincia di Chiriquí. Qui un clima adeguato e la disponibilità di terreni resero possibile una produzione su scala più ampia. Nei nuovi campi la signora Padilla usò sementi jaltepec (messicane), camerun e altre provenienti dalle vegas (piantagioni) di Pinar del Río, a Cuba. Il prodotto venne combinato con il tabacco criollo panameño, fino a ottenere il prodotto oggi commercializzato.
I vari tipi di puro
Gli habanos prodotti dalla Joyas de Panamá hanno diverse dimensioni, tagli e confezioni. I più richiesti sono il Churchill, il Torpedo, il Robusto, il Presidente, il Gigante (un po’ più grande del Presidente) e il Monster (largo quasi il doppio del Gigante, per bocche e palati molto esigenti). Anche il Corona e l’Extra Corona sono apprezzati, così come il più piccolo Coronita. Tra le specialità della manifattura si annoverano il Montunito (da montuno, vestito tradizionale panameño), con tabacco delicato e aromatizzato (vaniglia, rum, amaretto e altri liquori), molto amato dalle fumatrici. Il ‘pezzo’ che più attrae la vista, però, è la ‘Pipa’, un vero sigaro a forma di Pipa (!). Un po’ come la Coca-Cola e la Nutella non sbandierano ai quattro venti gli ingredienti segreti delle loro formule magiche, la signora Padilla è restia a svelare come sia possibile forgiare un sigaro ad angolo retto (!), ma rimane il fatto che questo prodotto di piccole dimensioni, commercializzato a 10$ in una bella scatolina di legno che ne riprende il profilo, è tra i più simpatici e originali del Paese.
Diversi sono i visitatori e gli acquirenti stranieri che frequentano la manifattura di La Pintada. Soprattutto Canada e Stati Uniti importano e apprezzano i prodotti di questa piccola fabbrica artigianale, ma i secondi possono far entrare i puros solo se non recano la pericolosa dicitura habanos (i sinonimi, purché non rivoluzionari, sono benvenuti). I sigari della Joyas de Panamá finiscono soprattutto tra le labbra di Miami, così come tra quelle dell’élite locale. Un buon punto vendita, entro i confini nazionali, si trova nella città di Colón, all’imbarcadero in cui attraccano le grandi navi da crociera straniere che attraversano il Canale. Nessuno, al momento, importa questi sigari in Europa, forse anche perché non li conosce.
Le fasi di lavoro, i prezzi
La manifattura di La Pintada è sempre aperta ai visitatori, anche la domenica, di solito dalle 8 alle 17. Solo in occasione degli ordini maggiori, però, è possibile osservare numerosi operai al lavoro, giunti dai villaggi della regione. La normalità, viste le esigue dimensioni dello stabilimento, è fatta di pochi uomini o donne ai tavoli di stesura, umidificazione, taglio, arrotolamento e confezione in belle scatole di legno. Il lavoro segue le fasi tradizionali delle altre manifatture diffuse al tropico. Le foglie di tabacco arrivano in grandi sacchi di plastica e vengono stese sui tavoli e inumidite. Selezionate le migliori, prive di buchi, vengono stese una ad una e arrotolate. La misura dei vari modelli è stabilita con precisione, utilizzando diametri fissi cilindrici di metallo. Ciò che rimane del taglio non viene sprecato. I residui di foglie tagliuzzate sono adoperate per riempire i sigari, che sono sigillati con una colla del tutto naturale, trasparente e insapore, ottenuta dal mais. Con un cucchiaio di questa polvere bianca (innocua) adeguatamente diluito in acqua, si ottiene un’intera bottiglia di colla. I sigari sono quindi messi nelle apposite forme di legno che fungono da ‘letto’, poi impilate e leggermente schiacciate sotto le presse che li rendono compatti. Sono dunque estratti, rifiniti uno a uno (eventuale taglio di parti di foglia che fuoriescono) e confezionati. I pacchetti più piccoli sono di cellofan e contengono cinque unità, mentre per i clienti più esigenti vengono preparate belle scatole di legno da 25 esemplari, conservate in stanze semiprive di luce.
I prezzi dei puros della Joyas de Panamá sono alla portata di tutti (gli stranieri). Con appena cinque dollari statunitensi (la valuta che circola nel Paese, assieme al Balboa) si può acquistare una confezione con 5 Coronita o con 5 Montunito (20$ per la scatola con 25 pezzi), così come una con 10 cigarillos. Cinque Robusto sono venduti a 7$, mentre cinque Torpedo o Churchill costano 10$. Le confezioni più costose sono le belle scatole in legno che contengono 25 esemplari di Churchill o Torpedo, vendute a 45$.
Pubblicato su Smoking
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Mi piacerebbe fumaria, devono essere ottimi.
RispondiEliminaPurtroppo oggi nn era aperto per Festa del Somrbrero .Un vero peccato per chi viene dalll ‘Italia!,,,
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