mercoledì 7 marzo 2012

ECUADOR - I CAPPELLI PANAMA


Cuenca, terza città dell’Ecuador per dimensioni e importanza, si trova 472 chilometri a sud di Quito, sulla sierra (cordigliera andina), l’altopiano che funge da ‘colonna vertebrale’ del Paese. È in questa città che da lungo tempo sono prodotti e venduti, in gran parte anche all’estero, i noti cappelli ‘Panama’, qui noti con il nome di Cuencas o di paja toquilla, ‘paglia’ dell’albero toquilla. Le prime esportazioni di questo cappello risalgono al 1836, anno in cui il flusso dell’export era diretto soprattutto alla zona caraibica e a Panama, Paese nel quale erano acquistati e utilizzati dagli operai che costruirono il canale omonimo - da cui il loro nome più noto. Il boom delle esportazioni, tuttavia, giunse solo attorno al 1900, quando il cappello, divenuto famoso nel Paese centroamericano, venne richiesto anche in molti altri luoghi. Nel 1945 la sua diffusione era pressoché mondiale, e in un periodo di tre anni ne furono venduti più di quindici milioni, un po’ dovunque. Tuttavia, bisogna sottolineare come i primissimi cappelli fossero prodotti a Montecristi - cittadina ecuadoriana della costa nei pressi di Manta - e, da lì, grazie alla fama guadagnata all’estero, si diffusero successivamente nel resto del Paese. Nonostante oggi questo copricapo non sia più richiesto tanto quanto negli anni Quaranta, il Panama offre lavoro a numerose aziende familiari di Cuenca - città che nel frattempo ha conquistato il primato della produzione -, e i negozi si trovano perlopiù nei pressi della Plaza San Francisco. Qui si possono visitare i laboratori artigianali specializzati in questo prodotto. Oggi i Panama sono tra i souvenir preferiti dai turisti in visita alla città, e vengono solitamente venduti arrotolati in un anello (i modelli più sottili) e custoditi all’interno di una scatola di balsa apposita, pronti per essere srotolati e indossati.


I vari tipi di Panama
Esistono numerosi modelli di cappelli Panama, ognuno dei quali contraddistinto da un nome diverso, secondo la regione di provenienza. Tra quelli fatti a macchina si distinguono il macho - chiaramente destinato agli uomini (in Ecuador il Panama è largamente usato anche dalle donne) -, il mosqueado, l’aguado e l’ushuro. Altri modelli, di fattura artigianale e di buona qualità (superfinos), sono il sailor, il cayo, il brisa e il media ala. Il migliore di tutti - e decisamente costoso -, però, è il Montecristi, il cappello che diede origine a tutti i Panama. La durata del tempo di produzione di un cappello Panama va dalle 24 ore (per i modelli più commerciali ed economici) a diversi mesi (per i migliori e più costosi, come il Montecristi). Questi cappelli sono fabbricati con fibre vegetali ricavate dalle foglie della palma toquilla, una pianta spontanea (carludovica, secondo la botanica) diffusa lungo la costa (province del Manabi e del Guayas; il centro principale per questa palma è Manglaralto, a sud di Puerto López), ma anche coltivata in piantagioni.


Le foglie verdi, dopo essere state recise, vengono ‘pettinate’ - si separano le fibre - ed essiccate, quindi sono raggruppate in fasci a seconda del tipo, variabile per colore, spessore, resistenza, ecc. Questi fasci passano dai raccoglitori ai fabbricanti di cappelli, che li acquistano a pesetas, l’unità di misura specifica di queste foglie. Le fibre essiccate, quindi, vengono bagnate e rese flosce, fase necessaria per l’intreccio successivo. Segue la fase della cottura, eseguita mescolando la colla all’acqua: questo procedimento permette al cappello, una volta essiccato, di rimanere flessibile. Collocato su una sagoma di legno - quella classica del Panama -, il cappello viene poi battuto e lavato con acqua fredda. Si arriva così all’ultima fase, durante la quale la falda è intrecciata e, quindi, stirata. Il risultato è un cappello dall’intreccio uniforme, impermeabile e, solitamente, dal colore bianco brillante.

Pubblicato su Sabor



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