Prima dell’arrivo dei Conquistadores e, prima ancora del dominio degli incas, il Perù fu abitato fin dal Litico Inferiore (20.000 - 12.000 a.C.) da numerose etnie, spesso in lotta fra loro per il dominio del territorio. La prima civiltà che raggiunse una forte identità e che costruì un piccolo impero preincaico visse a partire dal 1200 a.C. e fu quella di Chavín de Huantár, situata nella località omonima, nel Nord del Perù. Il suo nome, nel 1997, tornò alla ribalta grazie alla strage di guerriglieri Tupac Amaru massacrati dai soldati del presidente Fujimori nell’ambasciata giapponese di Lima: l’irruzione armata fu, appunto, chiamata Chavín de Huantár, così come la città preincaica, nota per il suo intricato sistema di labirinti sotterranei.
Le civiltà che seguirono quella di Chavín e che precedettero quella inca svilupparono, quasi tutte, l’artigianato nelle sue tante forme - dall’oreficeria ai tessuti -, ma la tecnica che più le caratterizzò e sottolineò le differenze fu quella della ceramica. La storia e l’archeologia ci hanno lasciato un patrimonio culturale molto vasto in questo campo, nonostante i tanti saccheggi di ieri e di oggi - grazie anche ai nostri collezionisti -, e i molti musei di Lima espongono testimonianze inestimabili di civiltà altrimenti vaporizzate nel corso delle ere. Il Museo di Antropologia e Archeologia e il Museo Rafael Larco Herrera, in particolare, conservano collezioni di ceramiche molto particolari. Si tratta di esemplari che ritraggono il ‘ciclo vitale’, in tutte le sue fasi: dall’atto sessuale vero e proprio alla gravidanza e al parto, sempre con grande evidenza data agli attributi sessuali. Questi ultimi, spesso, venivano evidenziati dai ceramisti con proporzioni irreali ed esagerate - per esempio enormi membri eretti -, ma che evocavano immediatamente, senza ogni ombra di dubbio, l’atto erotico. Questa specie di Kamasutra latinoamericano, tuttavia, non appartenne a una sola delle civiltà preincaiche, ma fu ripreso da diverse etnie.
MUSEO NAZIONALE DI ANTROPOLOGIA E ARCHEOLOGIA
Plaza Bolivar - Pueblo Libre
chiuso il lunedì
da martedì a venerdì: 9:00 alle 18:00 - sabato e domenica: 9:00 alle 17:00
Plaza Bolivar - Pueblo Libre
chiuso il lunedì
da martedì a venerdì: 9:00 alle 18:00 - sabato e domenica: 9:00 alle 17:00
MUSEO RAFAEL LARCO HERRERA
Av. Bolivar, 1515 - Pueblo Libre
da lunedì a sabato dalle 09:00 alle 18:00 - domenica dalle 09:00 alle 13:00
Av. Bolivar, 1515 - Pueblo Libre
da lunedì a sabato dalle 09:00 alle 18:00 - domenica dalle 09:00 alle 13:00
Le diverse scuole
I primi che raffigurarono in tutta la sua naturale ostentazione l’atto sessuale furono i mochica (o moche), stabilitisi nel Nord del Perù - lungo la costa, fra la valle del fiume Lambayeque e quella del Nepeña - attorno al 200 a.C. e vissuti fino al 7-800 d.C. Nel I sec. d.C., quando l’Impero Romano stava raggiungendo la massima espansione, la civiltà mochica formò un regno altamente sviluppato, fra i più importanti del periodo. Sebbene non avessero un linguaggio scritto, i moche lasciarono ai posteri una produzione artistica di valore inestimabile: il benessere relativo della loro società, dovuto a terre fertili e all’assenza di conflitti, permise loro di utilizzare diversi materiali ‘ricchi’ per la produzione artistica (metallo, terracotta, tessuti). I loro ceramisti si specializzarono sia nelle piccole sculture sia nei vasi dipinti, ed è tra i primi che trovarono posto le ceramiche erotiche, unitamente alla rappresentazione di ammalati, animali, persone deformi, medici, piante, punizioni e torture. Questo realismo, tuttavia, se evidenziava scene quotidiane particolari, ebbe un valore relativo: la realtà raffigurata prendeva sempre spunto dall’immaginario religioso, la vera sfera dalla quale ogni aspetto della vita si diramava e proveniva, quotidianità compresa. Se si eccettuano i vasi utilizzati per la cucina, dunque, tutte le altre opere plastiche dei mochica - incluse le scene erotiche - avevano principalmente una valenza religiosa dalla quale, in subordine, poteva derivare una semplice descrizione del mondo reale. Piante e animali, per esempio, erano innanzitutto dèi, poi piante e animali. Lo stesso vale per l’atto sessuale - seppure, a volte, rappresentato nella sua ridicolezza, così quotidiana e domestica -, prima parte del ciclo vitale voluto dagli dèi, poi attività propria dell’uomo. Qualche studioso ha notato come nessuno degli atti sessuali rappresentati abbia una funzione procreativa, nonostante la definizione di ‘ciclo vitale’ data a questi manufatti. Le prime testimonianze degli spagnoli (XVI sec.), peraltro, confermano come le popolazioni preincaiche della costa settentrionale peruviana fossero dedite con frequenza alla sodomia e alle orge. Tutti gli studiosi, però, concordano nell’attribuire agli atti sessuali rappresentati principalmente una valenza religiosa, quale parte di un rito mistico.
Quasi contemporaneamente (300 a.C. - 600 d.C.), nel Sud del paese crebbe la civiltà nazca, nota soprattutto per i disegni enigmatici tracciati nel deserto omonimo. Anche i nazca svilupparono a fondo l’arte della ceramica, tant’è che gli studiosi hanno distinto nove fasi diverse nella sua evoluzione. Così come i mochica, i nazca ripresero il tema del ciclo vitale umano, seppure con forza minore: fu il mondo animale, così visibile nei disegni del deserto, che li ispirò particolarmente. L’ultima civiltà che si cimentò nella raffigurazione delle pose dell’atto sessuale fu quella dei chimú, il cui regno si sviluppò nel Nord approssimativamente fra il 600 e il 1600 d.C. (furono conquistati, ma mai totalmente, dagli incas nel 1463). La loro arte della ceramica fu quella che maggiormente, fra le altre civiltà, riprese stili e temi inventati dai mochica, seppure con alcune differenze e con una capacità di rappresentazione più ristretta: il campo in cui più eccelsero fu quello dell’oreficeria. Quasi tutte le ceramiche chimú erano nere e lucide, e le forme - tra cui il ciclo erotico - venivano applicate principalmente come elementi decorativi per i vasi, spesso dotati di un’imboccatura a staffa o di un’impugnatura a ponte - caratteristica, quest’ultima, assimilata dalla popolazioni meridionali. Anche i chimú, tuttavia, seppero trasmetterci un realismo e una precisione nella rappresentazione dei particolari dell’atto sessuale che nulla hanno da invidiare al Kamasutra.
Ceramiche erotiche di questo genere, oltre che nei succitati musei di Lima, possono essere osservate in quello etnografico di Guayaquil (Ecuador). Un po’ in tutta la regione andina - dal Perù alla Bolivia -, inoltre, le bancarelle degli artigiani, soprattutto in prossimità dei luoghi turistici, vendono numerose imitazioni delle ceramiche originali. Alcuni di essi, in particolare, si sono sbizzarriti inventando composizioni che travalicano la rappresentazione di semplici coppie di amanti: alcuni souvenir di questo genere possono ritrarre addirittura scene orgiastiche con decine di partecipanti in un tripudio di organi riproduttivi.
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