mercoledì 7 marzo 2012

INDONESIA - AROMA AL CHIODO DI GAROFANO


  SIGARETTE PROFUMATE

Kretek: così si chiamano le sigarette dell’immenso arcipelago asiatico, all’inconfondibile aroma di chiodo di garofano. Piacevoli all’olfatto anche di chi, in genere, non ama il fumo.


Circa 240 milioni di fumatori?
A giudicare dal panorama olfattivo che si respira in ogni angolino dell’arcipelago sembra che la popolazione della sconfinata Indonesia, il più grande Paese musulmano al mondo, vanti una percentuale di fumatori dalle parti del 100%. Questa convinzione è rafforzata da curiosi fatti di cronaca come quello di Ardi Rizal, diventato famoso qualche mese fa perché all’attempata età di 18 mesi ha iniziato a fumare. Maestro di tale attività il padre, un geniale trentenne, abitante di un villaggio di pescatori dell’isola di Sumatra. In breve il bambino è arrivato a fumare quaranta sigarette al giorno, e il fatto è diventato di dominio pubblico da quando un video lo ha ripreso e fatto il giro del web (digitate ‘Ardi Rizal’ su YouTube, vedere per credere; forse sarà la volta buona che riuscirete a smettere di fumare). Pure la CNN si è occupata del paffuto Ardi, che nelle immagini appare mentre, con aria di sa che cosa sta facendo, dà ampie boccate a una sigaretta. In una scena la madre viene intervistata all’aeroporto, e mentre Ardi è illuminato dalla telecamera scoppia a piangere. Per timidezza, sarebbe lecito supporre, vista l’età. In realtà, spiega la madre, il bambino piange perché vuole una sigaretta… Le autorità indonesiane hanno aperto un’inchiesta sui genitori di Ardi. “Il loro comportamento non sembra favorevole al suo sviluppo”, ha dichiarato un acuto portavoce del ministero per la Protezione dell’infanzia, Heru Kasidi.


L’Indonesia, però e per fortuna, non è popolata di soli genitori di Ardi Rizal. Bambini che fumano in giro non se ne vedono, se non in qualche bidonville di Giacarta o delle altre (poche) grandi città. Rimane il fatto che l’aneddoto di Ardi, tra il kitsch e l’inquietante, è simbolico di come il fumo sia affrontato dai più. Composto da un’infinità di etnie e clan, l’arcipelago vive tra passato remoto e futuro globale, con un bel po’ di moschee a metà strada. Nei villaggi la sigaretta fa macho, un po’ così come i baffi, forse secondi per numero solo a quelli del subcontinente indiano. Le donne, come negli altri Paesi islamici, fumano poco o nulla, se non nelle grandi città, dove dominano stress e stili di vita ‘moderni’.


Kretek, fra tabacco e profumeria
È quasi impossibile non apprezzare l’aroma delle kretek, le sigarette indonesiane al chiodo di garofano, onnipresente nell’ossigeno indonesiano. Perfino da parte di chi, di solito, non ama l’odore delle sigarette. Il loro nome deriva dal termine onomatopeico che riprende il rumore dei chiodi di garofano bruciati tra le fiamme (in italiano potrebbe essere crikcrak, o giù di lì). La loro origine risale agli anni Ottanta dell’Ottocento, quando Haji Jamahri, un abitante di Kudus, nell’isola di Giava, inventò un sistema (l’inalazione via fumo) per portare l’eugenolo ai polmoni, visto che all’epoca si riteneva che tale sostanza aiutasse a combattere l’asma. L’eugenolo (C10H12 O2) è un composto aromatico, un liquido oleoso semitrasparente, leggermente giallo, estratto in particolare dal chiodo di garofano e dalla cannella. È il principio attivo dell’olio essenziale di garofano, al quale conferisce il profumo che lo caratterizza. Dai fiori è possibile estrarlo usando la potassa caustica. In profumeria è usato come aroma e olio essenziale, mentre in medicina come antisettico e anestetico. In odontoiatria viene combinato con l’ossido di zinco per produrre il cemento. Uno dei vecchi rimedi della nonna contro il mal di denti, qualcuno lo ricorderà, era proprio quello di masticare un chiodo di garofano. Il signor Jamahri, dunque, credeva che le sigarette intrise da tale toccasana potessero guarirlo dagli acciacchi polmonari che gli causavano dolori al petto. Inizialmente passò attraverso una fase in cui applicava l’olio terapeutico direttamente sul petto, quindi decise di trasferirlo all’interno delle sigarette, ricavandolo da chiodi di garofano essiccati al sole e tritati e aggiungendovi linfa dell’albero della gomma.


La storia, diventata leggenda, attribuisce poteri miracolosi quanto immediati all’invenzione, che in brevissimo divenne popolare nella regione (‘Il fumo fa bene’, si diceva, ribaltando un credo classico attuale). Durante i primi tempi le nuove sigarette circolavano con il nome di rokok cengkeh (‘sigarette al chiodo di garofano’), per poi diventare kretek. Sensibile, oltre che alla propria salute, anche al proprio portafogli, a un certo punto Jamahri decise di commercializzare la sua invenzione, a partire dal villaggio in cui viveva. Le sue creature erano senz’altro medicamentose, ma non gli impedirono di raggiungere il Creatore. Jamahri non sopravvisse all’immensa fortuna che il suo mix di aromi ebbe nell’intera Indonesia e, di rimando, nelle vicine Singapore e Malesia.




La commercializzazione su vasta scala
Defunto Jamahri, la sua invenzione rimase. Il testimone fu preso da M. Nitisemito, compaesano di Jamahri, agli inizi del Novecento. Nitisemito fu una specie di pioniere del marketing del tabacco, introducendo abili strategie (‘assaggi’ gratuiti, pacchetti stampati) mai viste prima da quelle parti. Nel 1906 creò il marchio Bal Tiga, e negli anni Trenta del Novecento iniziò a produrre su vasta scala, inventandosi un sistema basato sulla produzione di piccole manifatture che lavoravano per lui e che venivano pagate, in base al prodotto ottenuto, alla consegna. Tale sistema, oggi, è solo parzialmente sopravvissuto - la tendenza generale è di accorpare gli operai in un unico stabilimento, così da standardizzare il prodotto -, ma qualche piccola manifattura di kretek, semi-artigianale, segue ancora quel sistema. Tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso le kretek divennero una specie di bandiera dell’Indonesia, un prodotto-simbolo in contrapposizione alle cosiddette ‘sigarette bianche’ (occidentali, del mondo di fuori, con tabacco e basta), assumendo anche una connotazione etnico-antropologica. Verso la metà degli anni Ottanta in Indonesia il numero delle sigarette fatte a macchina superò quello delle ottenute artigianalmente, a mano. Oggi la produzione delle kretek dà impiego direttamente a 180.000 persone e, indirettamente, a circa dieci milioni di indonesiani, quasi il 5% della popolazione.


Uno dei più importanti settori di produzione di reddito nel Paese, l’industria delle sigarette al chiodo di garofano può contare su circa cinquecento manifatture, di dimensioni variabili. Queste sigarette possono contenere più di trenta tipi di tabacco e sono riempite per un terzo da boccioli di chiodi di garofano, essiccati e tritati. Le analisi cliniche attuali contraddicono le convinzioni del signor Jamahri - le kretek provocherebbero problemi al riflesso della faringe -, ma ciononostante vengono apprezzate dal 90% dei fumatori indonesiani. Dal 2009 sono state proibite negli USA, in quanto là sono ammesse solo sigarette con tabacco puro o aromatizzato al mentolo (gli altri aromi sono stati messi fuorilegge). Tuttavia, in America circolano piccoli sigari al chiodo di garofano distribuiti dalla Kretek International Inc. (importatore del marchio Djarum), dal momento che questi possono godere di una minore tassazione in alcuni stati degli USA e di minori restrizioni rispetto alle sigarette. Sul territorio indonesiano si trovano un’infinità di marchi di kretek. Quelli più importanti, conosciuti e reperibili anche in altri Paesi, sono le Bentoel, le Djarum, le Gudang Garam, le Jakarta, le Sampoerna (la maggiore produttrice indonesiana, acquisita dalla Philip Morris) e le Wismialk. L’americana Nat Sherman produce sigarette distribuite con il nome A Touch of Clove (‘Un tocco di chiodo di garofano’), ma in realtà non sono kretek, in quanto non contengono chiodi di garofano tritati e mischiati al tabacco, bensì solo aroma di tale spezia aggiunto al filtro.



Sigari, a Bali
Bali, oltreché isola dal punto di vista geografico, lo è anche da quello culturale. A maggioranza indù, ma con un induismo più ‘elegante’, meno kitsch e colorato di quello indiano, l’isola ha due anime. Da un lato quella tradizionale, legata ad antiche tradizioni e al culto degli spiriti, presenti in ogni angolo di strada, albero, sella di motorino o incrocio stradale. Ogni giorno i balinesi dedicano svariate ore alla preparazione dei canang, piccoli cestini fatti con foglie di banano intrecciate all’interno dei quali vengono collocate le offerte da lasciare in strada. Tra queste dolcetti di riso, caramelle, frutta, incensi, biscottini (apprezzatissimi dai cani randagi o dalle scimmie) e, occasionalmente, sigarette. Dall’altro lato imperversa il turismo di massa, dominato a Kuta Beach da orde di vacanzieri australiani, in gran parte - eccezion fatta per gli iperatletici surfisti - brutti, sovrappeso, alcolizzati e dai gusti molto discutibili in qualunque campo (abbigliamento, cucina, buone maniere). Ma questa è un’altra storia… 





Altra particolarità di Bali è un piccolo produttore locale di sigari, la Tambo (www.tambocigars.com), con un punto vendita presso il Pertokoan La Walan Center (Jalan Legian - Jalan Benesari), a Kuta. I Tambo sono, in pratica, gli unici sigari indonesiani al 100%, interamente fatti a mano, con un filtro ottenuto dalla foglia lunga e con tabacco invecchiato fino a cinque anni, ottenuto utilizzando esclusivamente un sistema organico. Di proprietà di Robert G. Tomko, californiano con la passione per i sigari e per l’Indonesia, trasferitosi a Bali qualche anno fa, dove ha fondato la Tambolaka Natural Tobaccos. A dire degli intenditori i suoi sigari sono eccezionali. Vacanzieri di Bali: provate per credere!

Pubblicato su Smoking




ALTRE FOTO dell'Indonesia su:
http://www.agefotostock.com/age/ingles/isphga01.asp?querystr=indonesia&ph=scozzari&Page=1


2 commenti:

  1. Bell'articolo. Purtroppo in indonesia, continuano a fumare tutti ovunque. Sugli autobus, nelle cucine..maledetti loro

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