La città di
Ayutthaya, situata 72 km a nord di Bangkok, fu la più prosperosa tra le
numerose capitali dell’ex Regno del Siam, oggi Thailandia. Essa conservò questa
posizione privilegiata per ben 417 anni, prima che la sede del governo venisse
spostata più a sud - a Thon Buri - e, quindi, a Bangkok. Questa gloriosa città
fu fondata oltre 600 anni fa e oggi è un attivo centro abitato da circa 60.000
persone. La
localizzazione di Ayutthaya è da sempre stata ideale, in quanto si trova su
un’isola circondata da tre importanti fiumi (il Chao Phraya - o Menam -, il Pa
Sak e il più piccolo Lopburi) e un canale artificiale che, assieme, formano un
grande fossato. Queste vie fluviali sono sempre state utilizzate come vie di
comunicazione con il rigoglioso Nord, così come con il mare a sud - volendo si
può raggiungere Bangkok in barca -, da parte di numerose imbarcazioni che qui
trovavano il porto di approdo e di partenza. È per questa ragione che la città
crebbe, economicamente e socialmente, ancor prima che vi venisse stanziata la
sede del regno siamese.
I resti
archeologici, uniti alle testimonianze storiche, suggeriscono come, ancor prima
che Ayutthaya divenisse capitale del Siam, alcune comunità khmer avessero
popolato zone non lontane dall’isola (XI sec.) e come forse, addirittura,
esistessero alcune città nella regione che costituivano, da sole, un piccolo
stato. Queste popolazioni avevano abbracciato l’induismo e il buddhismo
Mahayana - una delle sue correnti principali -, come testimoniano alcune
costruzioni all’interno e nella prima periferia dell’isola.
Ayutthaya deve
il suo nome ad Ayodhya, la casa del dio Rama nel racconto epico indiano
Ramayana, che corrisponde al sanscrito ‘imbattibile’, ‘inespugnabile’; il suo
intero nome in thailandese sarebbe Phra Nakhon Si Ayuthaya (‘Città Sacra
di Ayodhya’).
Ayutthaya
assunse il ruolo di capitale nel 1350, succedendo alla magnifica Sukhothai -
situata molto più a nord ed evacuata a causa di calamità naturali -, sotto il
regno del suo primo re Ramathipbodi I (conosciuto anche col nome di Phra Chao
U-Thong), in un periodo di monarchia assoluta. Questo re era un protettore del
buddhismo - allora ai primi passi nel Siam - che, in seguito, divenne la
religione nazionale.
Quando, alla
fine dei suoi giorni come capitale, Ayutthaya cadde nelle mani dei birmani (nel
1767, dopo ripetuti attacchi e assedi), i re che si succedettero - appartenenti
a dinastie diverse - erano stati ben trentatré, di cui Ekatat fu l’ultimo. Da
quel momento, il suo successore, re Taksin, dichiarò l’indipendenza e stanziò
la nuova capitale presso la città di Krung Thon Buri.
Il governo
stabile per ben 417 anni di Ayutthaya come capitale riuscì a rendere possibile
la centralizzazione del Regno Siamese. Tuttavia, numerosi cambiamenti si
susseguirono durante questo regno, anche nel lungo periodo di Ayutthaya, il più
prestigioso dell’intera storia della Thailandia. Le dimensioni del Regno di
Ayutthaya crebbero o diminuirono sotto ogni re a seconda del suo potere e delle
sue capacità nell’arginare l’invasione e gli attacchi birmani, ai quali,
comunque, la città dovette soccombere nel XVIII secolo. Fintanto che il regno
si espanse o si rimpicciolì, si ebbero scambi culturali e influenze religiose -
soprattutto durante il XVII sec. - con i cinesi, i giapponesi, gli arabi, gli
indiani, i portoghesi, gli inglesi, i francesi e gli olandesi. I diversi
stranieri che vennero a stabilirsi nella capitale - commercianti o semplici civili
(soprattutto soldati di ventura) -, furono abili nel seguire le loro attività,
riuscendo, nel contempo, a estendere le loro religioni ai siamesi. Fu in questo
periodo che i primi missionari cristiani diedero inizio alla loro opera di
proselitismo in Thailandia. La prima chiesa cattolica fu fondata dai
portoghesi, per mano di un prete domenicano, nel 1555, alla quale seguirono
altre chiese erette dai francesi - la più importante delle quali è quella di
San Giuseppe, del 1666: quando fu distrutta, una nuova chiesa venne costruita
sulle sue fondamenta, durante il regno di Rama V e, ancor oggi, continua a
essere frequentata dalla piccola comunità cattolica locale.
Ma non sono certo i resti del
cattolicesimo a rendere famosa la zona archeologica di Ayutthaya, una fra le
più importanti del Paese. Il complesso del Palazzo Reale aveva tre residenze
principali. Nel 1440 queste dimore vennero date alle fiamme e, sulle loro
ceneri, sotto il regno di re Tri Lokanat, ne vennero edificate di nuove. Tra
queste si trovavano le residenze Suriyat-amarin e Banyongrattanat, presso cui
il re abitava; la Viharasomdet, utilizzata per le funzioni cerimoniali, e la
Chakrawatphaichayon, usata come punto di avvistamento per eventuali nemici da
parte dei militari, come luogo ove svolgere festival tradizionali e, a volte,
per ospitare visitatori e amici de re. A quest’ultimo scopo veniva adibita
anche la residenza Sanphetprasat. Oltre a queste lussuose residenze, esistevano
anche una casa per gli elefanti - considerati animali sacri -, stalle per i
cavalli, giardini, pozzi, la piscina personale del re, padiglioni, vivai per i
pesci, una ruota ad acqua e un sistema di drenaggio, interamente in mattoni.
Tutte queste costruzioni erano contenute all’interno di una cinta di mura, dotata di garitte, cancelli e piccole fortezze. Il muro meridionale costituiva una sporgenza che abbracciava il Wat Phra Si Sanphet, il monastero reale, riconoscibile oggi per i tre grandi stupa, la tipica struttura a campana buddhista. Il tempio serviva da cappella privata del re e ospitava le cerimonie solenni di stato. Questa tradizione di possedere un monastero all’interno delle mura del palazzo reale continuò fino a quando la capitale fu spostata a Bangkok.
Tutte queste costruzioni erano contenute all’interno di una cinta di mura, dotata di garitte, cancelli e piccole fortezze. Il muro meridionale costituiva una sporgenza che abbracciava il Wat Phra Si Sanphet, il monastero reale, riconoscibile oggi per i tre grandi stupa, la tipica struttura a campana buddhista. Il tempio serviva da cappella privata del re e ospitava le cerimonie solenni di stato. Questa tradizione di possedere un monastero all’interno delle mura del palazzo reale continuò fino a quando la capitale fu spostata a Bangkok.
Un altro luogo storico
dell’isola di Ayutthaya è il Palazzo Chan Kasem (o Chandrakasem, il cosiddetto
Palazzo ‘di Fronte’, del 1577), in cui visse il re Neresuan fino
all’incoronazione - quando, cioè, era ancora Principe della Corona. Una terza
struttura, il Palazzo ‘del Retro’, spiccava sul lato occidentale delle mura.
Costruito durante il regno del re Pramahathamaracha (1569-90), in seguito fu
chiamato ‘Giardino Reale’.
Durante il periodo di monarchia
assoluta il re esercitava un potere totale. Le sue principali responsabilità
erano quelle di propagare il buddhismo e di difendere il regno dalle invasioni
nemiche, soprattutto birmane. Per raggiungere questi obiettivi furono eretti -
per decreto reale - palazzi, monasteri, mura, torrette di avvistamento e
fortini. Queste strutture erano costruite in mattoni o in pietra, per meglio
resistere all’erosione degli agenti atmosferici e al tempo. Il popolo,
tuttavia, abitava in case ed era protetto da strutture in legno, stanziate
soprattutto lungo il fiume, la principale via di comunicazione: l’uso della
pietra per costruzione era riservato esclusivamente agli edifici religiosi. I
semplici cittadini si guadagnavano da vivere con l’agricoltura e il commercio,
quest’ultimo concentrato in distinti centri fieristici, ognuno dei quali
specializzato secondo il tipo di merci (alimenti, vestiario, attrezzi, ecc.).
Oggi, non meno di quattrocento wat - templi o monasteri - rimangono sull’area dell’isola e nelle sue immediate vicinanze. All’interno di ogni wat si trovano edifici quali stupa, chedi (monumenti a forma di campana, atti a ospitare un’effigie del Buddha), vihara e uposatha (sale per le ordinazioni). Gli stupa venivano costruiti per contrassegnare località ritenute importanti per il buddhismo e per contenere le reliquie del Buddha (capelli, denti, ossa), tavole votive o tesori appartenenti ai re e alle loro famiglie. Alcuni contengono addirittura la ceneri di antichi nobili, ufficiali o uomini facoltosi, il cui aiuto economico alla costruzione o al restauro di un monastero era stato fondamentale. Le forme degli stupa variano a seconda delle influenze artistiche e stilistiche dei diversi periodi. Restauri successivi furono spesso realizzati con uno stile diverso e più moderno, così che oggi ogni stupa rimasto in piedi ha stili differenti, pur su una base caratterizzata da un solo stile, che corrisponde al più antico.
I monasteri sono
sempre stati considerati, da parte dei thailandesi, luoghi di studio e di
preghiera di fondamentale importanza. Di conseguenza sono divenuti, nel corso
della storia, anche importanti centri artistici. Tra le rovine di Ayutthaya le
forme artistiche si sono manifestate su stucchi, elementi architettonici e
dipinti, spesso raffiguranti le storie della vita del Buddha (le famose 550 Jatakas),
i viaggi di alcuni monaci da Ayutthaya a Ceylon - la patria del buddhismo - o
leggende riguardanti il Bene e il Male.
Altre funzioni
che i monasteri di Ayutthaya ebbero nel corso della storia includono quelle di
luoghi per celebrare vittorie militari (come nel Wat Khunmuangchai) o per
giurare la propria fedeltà al re. Servirono, inoltre, per scopi militari, come
campi di addestramento o, dai nemici - dopo averli conquistati - come accampamenti
per le loro truppe (Wat Phukhao Thong, costruito da re Ramesuen nel 1387; Wat
Mae Nang Plum; Wat Maheyong; Wat Na Phramen, restaurato nel XVIII sec.). Nei
monasteri, addirittura, si organizzarono alcune ribellioni, ospitando i
rivoltosi (Wat Ratcha Praditsathan; Wat Yai Chai Mongkhon, costruito da re
Naresuen); oppure vi trovarono rifugio la famiglia reale e i nobili (Wat Pradu
Songtham) e, in un caso, vi vennero giustiziati (Wat Khok Phaya).
Gli edifici di
Ayutthaya furono abbandonati e lasciati in rovina dopo la caduta della città in
mano ai birmani - che seppero abilmente l’insolita morfologia della città a
isola, la stessa che in passato aveva aiutato a proteggerla, per conquistarla -
e il trasferimento della capitale a Thon Buri. Numerosi tesori furono rubati da
diversi predatori della regione. Quando il re Rama I salì sul trono e fece
costruire Bangkok, diede inizio anche al restauro dei monumenti di Ayutthaya -
dopo una prima fase di smantellamento per utilizzarne i materiali da costruzione
altrove - e ordinò di erigerne di nuovi. Far rivivere lo splendore passato di
Ayutthaya divenne un’importante campagna politica ufficiale e un motivo di
orgoglio nazionale. Alcuni templi furono restaurati secondo lo stile
originario, mentre altri subirono influenze del periodo di Bangkok. I dipinti
murali di molti edifici vennero restaurati e ne furono disegnati di nuovi come,
ad esempio, quello interno al Wat Pradu Song Tham, raffigurante una
processione, realizzato durante il regno di Rama IV. Il restauro delle antiche
rovine di Ayutthaya continua ancor oggi, in una Thailandia sempre più moderna e
in corsa per uscire dal sottosviluppo: l’importanza storica dell’ex capitale
del Siam rappresenta un patrimonio insostituibile per i thailandesi.
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