La cittadina di Huaráz
è il principale centro della Cordillera Blanca, la frangia montuosa più
imponente delle Ande peruviane (circa 400 km a nord di Lima), e una delle più
importanti mete turistiche nel Nord del Paese sudamericano. Situata a 3090 m
di altitudine, Huaráz si trova nella valle del Rio Santa (il cosiddetto Callejón
de Huaylas), una vallata inclusa tra la Cordillera Blanca e la parallela Negra:
quest'ultima attraversa tutto il Sud America, partendo dal Cile e arrivando
fino alla Colombia. Le due catene montuose sono completamente differenti fra
loro, per quanto riguarda la composizione geologica. Della Cordillera Blanca
fanno parte ben trentadue vette che superano i 6000 metri d'altezza e, tra
queste, il monte Huascarán (6768 m), che è il settimo del Sud America e il
primo del Perù per elevazione.
Il nome della città
deriva dalla parola quechua Huara, che significa ‘pantalone corto’, un
tempo utilizzato esclusivamente nella zona, e indossato con i colori
tradizionali dell'etnia locale, il bianco e il nero. Huaráz è situata al centro
esatto di un'area in cui il clima varia a seconda dell'altitudine. Questa zona
è considerata come una specie di paradiso terrestre dai cosiddetti ‘andinisti’
- scalatori e trekkers delle Ande - provenienti da tutti gli angoli del
globo. Nell'area circostante, infatti, è possibile fare camminate e scalate per
tutti i gusti e i gradi di difficoltà (ci sono ghiacciai perenni), e nel
centro abitato è quanto mai facile approntare, organizzare, equipaggiare
spedizioni con guide locali, coordinate da numerose agenzie.
Il 31 maggio 1970 la
Cordillera Blanca fu il centro del più disastroso terremoto, in termini di
perdita di vite umane, nella storia dell'intero continente sudamericano. La
forte scossa del nono grado della scala Richter fu seguita, il giorno stesso,
da un'alluvione biblica che seppellì, in pratica, tutto ciò che il terremoto
aveva lasciato intatto. Il sisma provocò la morte di circa 80.000 persone,
distrusse quasi tutte le città e i villaggi della zona, e lasciò più di un
milione di abitanti senza casa. La quasi totalità della città di Huaráz fu rasa
al suolo (tutta la zona che oggi si estende a sud dell’Avenida Raimondi venne
completamente ricostruita dopo il sisma), ma il centro abitato che peggio ne
risentì fu la piccola cittadina di Yungay, a 61 km da Huaráz: dalle
pareti del monte Huascarán si staccarono circa quindici milioni di metri cubi
di granito, che si andarono a riversare, assieme ad altri tre milioni di metri
cubi di ghiaccio perenne, su tutta l'area sottostante, seppellendo l'intera
Yungay e uccidendone la quasi totalità degli abitanti (19.000). La cittadina
fino ad allora era considerata sicura - protetta com’era da un’altura di circa
200 m -, ma la valanga la oltrepassò; i pochi che riuscirono a salvarsi
trovarono rifugio sulla collina del cimitero.
Oggi, della vecchia
Yungay, non rimangono che le spoglie di quella che, un tempo, fu la piazza
principale: uno squarcio semidesertico di terreno, con quattro palme e la
carcassa di un camion seppellita per metà, ritorta come un cavatappi. A ricordo
delle numerose vittime sono state sparse qua e là, a seconda di dove si è
ipotizzato fossero le corrispondenti abitazioni, tombe familiari, e lo
spettacolo è desolante: in pratica, un cimitero nel deserto. La ricostruzione
della zona (da cui è nata Nuova Yungay, un chilometro e mezzo più a nord) è stata
realizzata da molti paesi, tra i quali Cuba, la Svizzera, l'ex Unione Sovietica
e l'ex Germania Occidentale.
Nella città di Huaráz,
ricostruita modernamente come tutti i centri abitati della zona, si trovano
molte le agenzie di ‘andinismo’, un'infinità i cambiavalute ambulanti e, virtù
rara nel Perù d'oggi, una grande quiete: a tutto ciò va aggiunto l’interessante
e piccolo museo archeologico, che conserva alcune mummie terrificanti, antiche
e rattrappite. Lo stesso ben curato museo raccoglie anche la maggior parte dei
resti dei monoliti e delle sculture in pietra di Chavín, vicino centro-fortezza
preincaico. Gli altri resti di Chavín sono conservati, invece, nei più
importanti musei di Lima.
Il complesso
archeologico di Chavín de Huantar (raggiungibile in autobus da
Huaráz, a 109 km) è assai importante in Sud America, poiché rappresenta la
prima forma di vita (850-250 a.C.) dell'intero continente. Dai suoi abitanti,
Chavín (situata a 3150 m d’altitudine) veniva considerato il "Centro del Mondo",
ed era, per quell’epoca, uno dei luoghi più ricchi per quanto riguarda lo
sviluppo agricolo: questo particolare benessere permise la formazione delle
prime stratificazioni sociali e di una cultura molto forte. Le divinità
principali del culto di Chavín - tutte predatrici - erano tre: l'Arpia,
l'Anaconda e il Giaguaro. Dal 1972 si scava per portare alla luce tutta
l’antica cittadella preincaica. Sebbene oggi delle rovine resti pochissimo - ad
eccezione della piramide che nasconde il monolito Lanzón -, le
costruzioni di Chavín erano, per i suoi tempi, opere di alta ingegneria,
studiate alla perfezione ed erette in riferimento al sole, alla luna e alle
stelle: tutta la struttura faceva riferimento al sistema astrale, secondo un
disegno compatto e omogeneo. Il tempio più importante e meglio conservato
della vallata di Chavín è il Templo Viejo (o El Castillo, “il
Castello”, probabilmente dell’800 a.C.), un edificio a forma di piramide tronca
che contiene El Lanzón, il monolito di 5 m (la “grande lancia”: in
effetti riprende la forma di un giavellotto) su cui è scolpita la divinità più
antica della cittadella: un incrocio tra un felino, un serpente e un'ape. La
piramide è circondata da un cortile circolare e, all’interno, è attraversata da
un sistema di labirinti e di corridoi sotterranei. Su uno dei muri esterni
spicca una testa aggettante in pietra, l’ultima rimasta tra quelle che la
decoravano. Prima dell'arrivo degli
Incas, Chavín subì due invasioni di altre popolazioni, con le conseguenti
contaminazioni culturali che, in meno di quattrocento anni, la portarono alla
totale distruzione.
Altri importanti resti
archeologici, nella zona attorno a Huaráz - seppur molto scarni in confronto
all'imponente Machu Picchu -, si trovano a Wilcahuaín, piccolo agglomerato
a sette-otto chilometri dalla città, ove sono situate alcune rovine in stile
Tiahianuco, risalenti al 1000 d.C. Wilcahuaín è collegata a Huaráz attraverso
un comodo sentiero, facilmente percorribile a piedi, lungo il quale si possono
scorgere, sui tetti delle case, antiche croci in ferro: un'usanza cattolica,
derivante dalla tradizione coloniale spagnola. Il sito archeologico è formato
da due complessi circondati da mura in pietra, probabilmente risalenti al
periodo preincaico.
Le camminate e le
montagne più frequentate della Cordillera Blanca si trovano, invece, a nord di
Huaráz e a est dei villaggi di Yungay (la nuova) e di Caráz (77 km da
Huaráz). Quest'ultima è un altro centro rurale dell'Ancash - la regione
nella quale la Cordillera Blanca si snoda e che conta circa 900.000 abitanti -,
dove è possibile pernottare economicamente. Le due lagune di Llanganuco
(3800 m)- distese nella gola omonima, la più profonda della Cordillera -, ad
esempio, sono una tappa d'obbligo per chi si trova in questa zona, situata
all'interno del Parco nazionale dell'Huascarán, sede di
spedizioni provenienti da tutto il mondo, CAI compreso. Il parco venne
istituito nel 1975, e si stende lungo la cordigliera per 158 chilometri. Il
luogo è spettacolare quanto freddo. Non esistono alloggi sul posto, se non la
propria tenda. Inoltre, per chi non ha molto tempo a disposizione o gambe
allenate, l'unica maniera per raggiungere le lagune sono escursioni organizzate
da Nuova Yungay o pick-up privati che, difficilmente, lasciano un tempo
sufficiente per visitare la zona in maniera adeguata.
Pubblicato su Sabor
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