domenica 6 maggio 2012

PERÙ - HUARÁZ E LA CORDILLERA BLANCA


La cittadina di Huaráz è il principale centro della Cordillera Blanca, la frangia montuosa più imponente delle Ande peruviane (circa 400 km a nord di Lima), e una delle più importanti mete turistiche nel Nord del Paese sudamericano. Situata a 3090 m di altitudine, Huaráz si trova nella valle del Rio Santa (il cosiddetto Callejón de Huaylas), una vallata inclusa tra la Cordillera Blanca e la parallela Negra: quest'ultima attraversa tutto il Sud America, partendo dal Cile e arrivando fino alla Colombia. Le due catene montuose sono completamente differenti fra loro, per quanto riguarda la composizione geologica. Della Cordillera Blanca fanno parte ben trentadue vette che superano i 6000 metri d'altezza e, tra queste, il monte Huascarán (6768 m), che è il settimo del Sud America e il primo del Perù per elevazione.







Il nome della città deriva dalla parola quechua Huara, che significa ‘pantalone corto’, un tempo utilizzato esclusivamente nella zona, e indossato con i colori tradizionali dell'etnia locale, il bianco e il nero. Huaráz è situata al centro esatto di un'area in cui il clima varia a seconda dell'altitudine. Questa zona è considerata come una specie di paradiso terrestre dai cosiddetti ‘andinisti’ - scalatori e trekkers delle Ande - provenienti da tutti gli angoli del globo. Nell'area circostante, infatti, è possibile fare camminate e scalate per tutti i gusti e i gradi di difficoltà (ci sono ghiacciai perenni), e nel centro abitato è quanto mai facile approntare, organizzare, equipaggiare spedizioni con guide locali, coordinate da numerose agenzie.








Il 31 maggio 1970 la Cordillera Blanca fu il centro del più disastroso terremoto, in termini di perdita di vite umane, nella storia dell'intero continente sudamericano. La forte scossa del nono grado della scala Richter fu seguita, il giorno stesso, da un'alluvione biblica che seppellì, in pratica, tutto ciò che il terremoto aveva lasciato intatto. Il sisma provocò la morte di circa 80.000 persone, distrusse quasi tutte le città e i villaggi della zona, e lasciò più di un milione di abitanti senza casa. La quasi totalità della città di Huaráz fu rasa al suolo (tutta la zona che oggi si estende a sud dell’Avenida Raimondi venne completamente ricostruita dopo il sisma), ma il centro abitato che peggio ne risentì fu la piccola cittadina di Yungay, a 61 km da Huaráz: dalle pareti del monte Huascarán si staccarono circa quindici milioni di metri cubi di granito, che si andarono a riversare, assieme ad altri tre milioni di metri cubi di ghiaccio perenne, su tutta l'area sottostante, seppellendo l'intera Yungay e uccidendone la quasi totalità degli abitanti (19.000). La cittadina fino ad allora era considerata sicura - protetta com’era da un’altura di circa 200 m -, ma la valanga la oltrepassò; i pochi che riuscirono a salvarsi trovarono rifugio sulla collina del cimitero.




Oggi, della vecchia Yungay, non rimangono che le spoglie di quella che, un tempo, fu la piazza principale: uno squarcio semidesertico di terreno, con quattro palme e la carcassa di un camion seppellita per metà, ritorta come un cavatappi. A ricordo delle numerose vittime sono state sparse qua e là, a seconda di dove si è ipotizzato fossero le corrispondenti abitazioni, tombe familiari, e lo spettacolo è desolante: in pratica, un cimitero nel deserto. La ricostruzione della zona (da cui è nata Nuova Yungay, un chilometro e mezzo più a nord) è stata realizzata da molti paesi, tra i quali Cuba, la Svizzera, l'ex Unione Sovietica e l'ex Germania Occidentale.
Nella città di Huaráz, ricostruita modernamente come tutti i centri abitati della zona, si trovano molte le agenzie di ‘andinismo’, un'infinità i cambiavalute ambulanti e, virtù rara nel Perù d'oggi, una grande quiete: a tutto ciò va aggiunto l’interessante e piccolo museo archeologico, che conserva alcune mummie terrificanti, antiche e rattrappite. Lo stesso ben curato museo raccoglie anche la maggior parte dei resti dei monoliti e delle sculture in pietra di Chavín, vicino centro-fortezza preincaico. Gli altri resti di Chavín sono conservati, invece, nei più importanti musei di Lima.








Il complesso archeologico di Chavín de Huantar (raggiungibile in autobus da Huaráz, a 109 km) è assai importante in Sud America, poiché rappresenta la prima forma di vita (850-250 a.C.) dell'intero continente. Dai suoi abitanti, Chavín (situata a 3150 m d’altitudine) veniva considerato il "Centro del Mondo", ed era, per quell’epoca, uno dei luoghi più ricchi per quanto riguarda lo sviluppo agricolo: questo particolare benessere permise la formazione delle prime stratificazioni sociali e di una cultura molto forte. Le divinità principali del culto di Chavín - tutte predatrici - erano tre: l'Arpia, l'Anaconda e il Giaguaro. Dal 1972 si scava per portare alla luce tutta l’antica cittadella preincaica. Sebbene oggi delle rovine resti pochissimo - ad eccezione della piramide che nasconde il monolito Lanzón -, le costruzioni di Chavín erano, per i suoi tempi, opere di alta ingegneria, studiate alla perfezione ed erette in riferimento al sole, alla luna e alle stelle: tutta la struttura faceva riferimento al sistema astrale, secondo un disegno compatto e omogeneo. Il tempio più importante e meglio conservato della vallata di Chavín è il Templo Viejo (o El Castillo, “il Castello”, probabilmente dell’800 a.C.), un edificio a forma di piramide tronca che contiene El Lanzón, il monolito di 5 m (la “grande lancia”: in effetti riprende la forma di un giavellotto) su cui è scolpita la divinità più antica della cittadella: un incrocio tra un felino, un serpente e un'ape. La piramide è circondata da un cortile circolare e, all’interno, è attraversata da un sistema di labirinti e di corridoi sotterranei. Su uno dei muri esterni spicca una testa aggettante in pietra, l’ultima rimasta tra quelle che la decoravano. Prima dell'arrivo degli Incas, Chavín subì due invasioni di altre popolazioni, con le conseguenti contaminazioni culturali che, in meno di quattrocento anni, la portarono alla totale distruzione.






Altri importanti resti archeologici, nella zona attorno a Huaráz - seppur molto scarni in confronto all'imponente Machu Picchu -, si trovano a Wilcahuaín, piccolo agglomerato a sette-otto chilometri dalla città, ove sono situate alcune rovine in stile Tiahianuco, risalenti al 1000 d.C. Wilcahuaín è collegata a Huaráz attraverso un comodo sentiero, facilmente percorribile a piedi, lungo il quale si possono scorgere, sui tetti delle case, antiche croci in ferro: un'usanza cattolica, derivante dalla tradizione coloniale spagnola. Il sito archeologico è formato da due complessi circondati da mura in pietra, probabilmente risalenti al periodo preincaico.
Le camminate e le montagne più frequentate della Cordillera Blanca si trovano, invece, a nord di Huaráz e a est dei villaggi di Yungay (la nuova) e di Caráz (77 km da Huaráz). Quest'ultima è un altro centro rurale dell'Ancash - la regione nella quale la Cordillera Blanca si snoda e che conta circa 900.000 abitanti -, dove è possibile pernottare economicamente. Le due lagune di Llanganuco (3800 m)- distese nella gola omonima, la più profonda della Cordillera -, ad esempio, sono una tappa d'obbligo per chi si trova in questa zona, situata all'interno del Parco nazionale dell'Huascarán, sede di spedizioni provenienti da tutto il mondo, CAI compreso. Il parco venne istituito nel 1975, e si stende lungo la cordigliera per 158 chilometri. Il luogo è spettacolare quanto freddo. Non esistono alloggi sul posto, se non la propria tenda. Inoltre, per chi non ha molto tempo a disposizione o gambe allenate, l'unica maniera per raggiungere le lagune sono escursioni organizzate da Nuova Yungay o pick-up privati che, difficilmente, lasciano un tempo sufficiente per visitare la zona in maniera adeguata.

Pubblicato su Sabor




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