Cinque idee per altrettante escursioni nei dintorni della capitale portoghese, usando i comodi mezzi pubblici - treno e autobus - locali.
Dalla stazione ferroviaria del Cais do Sodré un treno
raggiunge in breve Cascais, situata 28 km a ovest della capitale, lungo
la Costa do Sol. Nota a tutti gli italiani per aver ospitato re Umberto II
durante il suo esilio (a partire dal 1946), oggi Cascais si è trasformata in un
importante centro turistico, frequentato dall’élite portoghese - che vi possiede
sontuose ville - e da numerosi turisti, soprattutto durante l’estate e i fine
settimana. Abitata da circa trentamila persone, è un’antica città di pescatori
che fu distrutta da un terremoto nel 1755. Fino al 1870 si sviluppò come
stazione balneare, essendo allora il primo centro di soggiorno estivo della
corte reale. Del villaggio di pescatori originario oggi non rimane che qualche
peschereccio, alcuni piatti - rigorosamente a base di pesce - e pochi
monumenti. L’antica cittadella (XVII sec.), situata su un’altura, ospita la
residenza estiva del Presidente della Repubblica, mentre la chiesa di Nossa
Senhora da Assunção (XVIII sec.) ha alcuni azulejos (vedi ) di pregevole
fattura. Interessante è il Museo del Mare. Nel museo Castro Guimarães, invece, sono
conservati dipinti, ceramiche e sculture. La bella baia sulla Praia da Ribeira,
circondata da alberghi, è punteggiata da pescherecci che si alternano ai
lussuosi panfili del jet set internazionale, e spesso è il punto di
partenza per importanti regate. In centro, parzialmente pedonalizzato, si
trovano la Rua Federico Arouca, la via dei negozi, e l’Hotel Albatroz,
costruito per la famiglia reale nell’Ottocento. Ogni mercoledì e giovedì nelle
vie centrali si tiene un mercatino, dove è possibile acquistare sia artigianato
sia pezzi d’antiquariato. Una leggenda narra come un abitante di Cascais, tale
Alfonso Sanches, fu in realtà il primo navigatore a raggiungere l’America:
Cristoforo Colombo non ne sarebbe stato altro che un emulo, ispiratosi al suo
diario di bordo... Tutti i nostalgici della monarchia - ma anche i semplici
curiosi - non dimenticano, durante la visita alla città, di fare una capatina a
Villa Italia, dove Umberto II visse fino al 1961 (successivamente si trasferì
in un’altra villa, più spaziosa, sempre a Cascais). La casa simbolo della
monarchia italiana è situata in una zona del lungomare piuttosto isolata, lungo
l’Avenida Rei Umberto II de Itália. A breve distanza si trova il
Museo-biblioteca dos Contes de Castro, con un parco e una raccolta di
dipinti, sculture e ceramiche ottocentesche. Alcune belle spiagge, non lontane
da questa zona, attraggono ogni anni molti turisti: sono quelle do Guincho
(una delle migliori in Europa per il surf), di Boca do Inferno (con un
grande strapiombo roccioso) e di Cabo da Roça (la più occidentale del
Vecchio Continente).
Óbidos, città incantata
Ritornati a Lisbona, prendiamo un altro treno, questa
volta dalla stazione di Santa Apollonia (in direzione di Figueira da Foz), e raggiungiamo
Óbidos, 86 km a nord, nel cuore dell’Estremadura. Già la piccola e ben curata
stazioncina d’arrivo, ricoperta da azulejos, fa presagire la bellezza
dell’antico centro abitato, situato sull’altura fortificata che si può
raggiungere a piedi. La città arroccata, fondata nel
308 a.C. dai celti, un tempo era sul mare. Oggi le acque, ritiratesi nel
tempo, distano più di dieci chilometri, e dietro di loro hanno lasciato una
laguna e una campagna fertile. A partire dal 1210 Óbidos divenne il dono che i
re del Portogallo facevano alle future spose: così fu per Dom Alfonso II a Dona
Urraca, per Dom Dinis a Dona Isabel (1282), per Dom Fernando a Dona Leonor
Teles (XIV sec.), per Dom João I a Dona Filipa (XV sec.), e per Dom Duarte a
Dona Leonor de Aragão (sempre nel XV sec.). La città è protetta da una cinta
muraria del periodo medievale, restaurata più volte. All’interno troviamo una
specie di museo a cielo aperto, con viuzze acciottolate e case bianche
perfettamente conservate. La rocca fu trasformata in palazzo nel XVI sec., e
oggi ospita la Pousada do Castelo, un’incantevole (quanto piccolo)
albergo: tra le pousadas più esclusive del Portogallo, va prenotata con
mesi di anticipo. Molti abitanti del luogo affittano camere a prezzi modici, ma
le dimensioni delle abitazioni sono ridotte: lo spazio - delle stradine e delle
abitazioni - è ristretto e, dunque, prezioso. Diversi ristorantini punteggiano
le poche vie del borgo, e sedersi ai tavolini di questo luogo congelato nel
tempo, sorseggiando magari qualche bicchiere di Mateus, fa venir voglia
di piantar le radici. La quiete viene interrotta solo in certi momenti
dell’estate, quando il turismo affolla i camminamenti delle mura alte 13
metri. Fra le testimonianze del passato, oltre alle mura - interessante
l’entrata principale, decorata con gli azulejos settecenteschi
raffiguranti il Cristo no Horto -, troviamo diverse chiese, delle quali
la Matríz de Santa Maria è la più importante. In stile rinascimentale, è
rivestita sui muri e nel coro da azulejos seicenteschi, e conserva il
sepolcro del sindaco João de Noronha (1575 circa), scolpito in marmo; nelle
cappelle, infine, troviamo alcuni frontali d’altare in stile mudejar
(XVI sec.). Altri edifici religiosi degni di nota sono la chiesa del Senhor
da Pedra (1740-47, in stile barocco e a pianta esagonale, è situata nella
periferia settentrionale; all’interno, sull’altare, è conservata una croce in
pietra risalente al periodo paleocristiano), la cappella di São Martinho
(in stile gotico), la chiesa della Misericordia (fondata dalla regina
Leonor nel 1498, all’interno conserva splendidi azulejos multicolori e,
sull’altare maggiore, dipinti seicenteschi di João da Costa), e quella di São
João do Mocharro (o di Nossa Senhora do Carmo), la più antica della città.
Peniche e Nazaré
Lasciata Óbidos, in autobus raggiungiamo Penìche - ad
appena 29 km -, terzo porto del Portogallo steso su una piccola penisola
rocciosa unita alla terraferma da un istmo sabbioso. In passato fu
un’importante roccaforte di cui conserva l’antica cittadella (secoli XV-XVII),
ancora ben mantenuta. Importante centro per la pesca - lo spettacolo dei
pescatori che riparano le reti è costante nella zona portuale, a sud-est della
città -, Peniche è la base di partenza per l’arcipelago di Berlengas. La grande
spiaggia è parzialmente incassata nella scogliera e, ogni tanto, qualche amante
del brivido si lancia in gare di tuffi. I ristorantini del lungomare offrono
ottimi piatti a base di pesce (sono note le aragoste della zona), e le sardinhas
alla griglia, cosparse da un filo d’olio e sale grosso, sono lo ‘spuntino’
preferito dei pescatori. Tra le testimonianze del passato spicca la chiesa di São
Pedro.
Proseguiamo verso nord e arriviamo, sempre in autobus,
a Nazaré, città di origine fenicia bagnata dalle acque dell’Atlantico. Il
centro è noto soprattutto per la grande spiaggia che, ogni estate, attira
migliaia di turisti (molti i francesi). Ma anche la pesca è un’attività
importante (Nazaré è il maggiore porto lusitano per pescherecci) e, sebbene ai
buoi - in passato usati per ormeggiare le barche - oggi siano stati sostituiti
i trattori, l’atmosfera di un tempo non è andata completamente perduta. Le
donne locali, in abito tradizionale, passano le giornate a pulire il pesce e a
stenderlo per essiccare lungo infinite distese di grandi setacci: i pesci,
disposti con una simmetria geometrica perfetta, quasi maniacale, offrono uno
spettacolo visivo insolito. La stessa impressione la proviamo se, in estate,
saliamo sull’altura del Sítio (110 metri più su), la parte alta della
città, raggiungibile con una funicolare, e dal belvedere osserviamo l’enorme
spiaggia sottostante. Le file interminabili di tende che delimitano i bagni,
così come le persone distese sulla sabbia, da questa distanza simili a formiche,
offrono un altro spettacolo molto grafico e surreale al tempo stesso. È proprio
nelle case più appartate del Sìtio che, d’estate, i pescatori si
rifugiano, per evitare le orde turistiche della città bassa. Ed è sempre qui
che si trova il Santuario di Nossa Senhora de Nazaré, una piccola
cappella di grande importanza religiosa. Ogni ferragosto molti pellegrini
celebrano la ricorrenza del ‘miracolo’ avvenuto nel 1182 (anno di costruzione
del santuario) quando, secondo la tradizione, un cacciatore - tal Dom Fuas
Roupinho -, inseguendo una preda a cavallo nella nebbia fitta, abbagliato
dall’apparizione della Madonna si fermò ad un passo dal precipizio. Il segno
della ‘frenata’, con la forma dello zoccolo del cavallo, ancor oggi è visibile
nella roccia. Il santuario è decorato con pregevoli azulejos, sia
portoghesi (di Antonio de Oliveira Bernardes) sia olandesi (di Van der Kloet,
1709). La parte più moderna della città - il quartiere di Pederneira -, si
trova nella zona orientale del centro, e offre la possibilità di visitare la
chiesa della Misericordia.
Fatima, la città della fede
Da Nazaré, passando per Leiria, raggiungiamo Fatima,
ultima tappa di questo itinerario. La città , mondialmente nota per il suo
culto, è estremamente interessante, sia per i credenti sia per i visitatori
laici. L’atmosfera che vi si respira, infatti, è pregna di religiosità,
nonostante l’enorme commercio di articoli religiosi che sostiene l’economia
locale e che, in qualche maniera, svilisce la magia del luogo. Fu a Cova de
Iria, un terreno agricolo nei pressi dell’odierna Fatima, che il 13 maggio 1917
i famosi tre pastorelli - Lúcia Jesus e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto
- ebbero la visione della Madonna, continuando a vederla il 13 di ogni mese,
fino all’ottobre dello stesso anno. Nel 1919 la popolazione locale costruì una
piccola cappella nel luogo delle apparizioni, ma questa fu distrutta qualche
anno dopo da un attentato dinamitardo Nacque così il culto della Madonna di
Fatima, riconosciuto dalla Chiesa solo nel 1930. Da allora il pellegrinaggio di
fedeli da tutto il mondo cattolico è cresciuto costantemente e l’abitato di
Fatima, sorto attorno alla Basilica neobarocca (iniziata nel 1928), si è
attrezzato per ricevere le migliaia di credenti. Gli alberghi e le pensioni
crescono di numero ogni anno, i negozi di articoli religiosi non si contano
più, e le confessioni vengono eseguite nelle principali lingue europee, con
turni e orari prestabiliti, nell’arco dell’intera giornata. Il grande piazzale
che precede la Basilica è attraversato da un lungo camminamento di marmo dove i
penitenti di mezzo mondo espiano le proprie colpe, raggiungendo inginocchiati
il santuario, spesso aiutati da panni o ghette che proteggono gli arti.
All’uscita della chiesa grandi ex voto di cera vengono deposti dai fedeli in
ceste apposite, e raffigurano teste o arti, quali segni di ringraziamento per
grazie ricevute o da ricevere (guarigioni da malattie, operazioni chirurgiche
in vista o ben riuscite). All’interno della basilica, dietro una vetrata è
conservata l’immagine della Madonna, portata in processione oceanica ogni anno
(soprattutto nella notte tra il 12 e il 13 di ogni mese, da maggio a ottobre).
I penitenti proseguono il loro faticoso cammino anche qui in ginocchio, portando
ceri votivi all’immagine più venerata del Portogallo lungo il perimetro che
circonda la teca protettiva. Sempre nella basilica, poi, si trovano i sepolcri
di Francisco e Jacinta, la sorgente miracolosa, e la cappella
dell’apparizione.
pubblicato su Qui Touring
Nice post, we like it :)
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