venerdì 3 agosto 2012

MONDO - FOTOGRAFI CON TATTO


Agli albori della mia carriera, durante la fase epica dei primi viaggi fotografici, spesi la vorticosa somma di 100.000 lire per acquistare un ’90 gradi’, uno zoom finto da 007, in pratica uno specchio camuffato da lente fotografica. Girandola in maniera adeguata si poteva fotografare qualcuno puntando lo zoom a perpendicolo rispetto al soggetto, così da far pensare che si stesse fotografando ben altro. Il marchingegno, però, era di difficile manovrabilità, e dopo la terza foto fatta con quello strumento, a polso quasi slogato, lo archiviai nello sgabuzzino. E ripresi a fotografare guardando la gente negli occhi, almeno fino al giorno in cui una gentile signora al mercato di Hong Kong mi asperse con sangue di rana che stava scannando sotto lo sguardo indiscreto del mio zoom, urlandomi cose cinesi poco comprensibili ma di certo cattive. Allora, finalmente, capii che la foto selvaggia non sempre è la migliore ricetta. Bella può essere la foto 'rubata', che coglie un'espressione autentica, intima, lontana dai riflettori di qualche falsissimo reality. Altrettanto bello, però, può essere il ritratto, con modello/a consenziente, previa gentile richiesta (molti sorrisi, prima chiedere, poi scattare). Alcuni vi diranno di sì con gioia, altri con noia, altri ancora un no secco o accompagnato da un mugugno. Il risultato è che se la persona che poserà per voi lo farà con disponibilità potrete ottenere ottime foto, chiedendole di spostare il volto a seconda della luce del sole, provocandone un sorriso o una smorfia divertita. In Guatemala, anni fa, qualche turista giapponese fotoamatore a-tutti-i-costi ci rimise le penne in un villaggio in cui si credeva ancora che la fotografia 'rubasse l'anima'. Nel Nord della Thailandia un nostro turista fu schiacciato da un elefante perché l’animale, non volendosi mettere in posa come il nostro compatriota si aspettava, fu preso a pietrate… La collezione di aneddoti sanguinari legati a tentativi mal riusciti di fotografare qualcuno-facendo-qualcosa è infinita e globale. In un ventennio abbondante di carriera mi è stato buttato addosso di tutto: gelati, acqua, male parole. Perfino da un bolognesissimo bancarellaro sotto casa. Il mio reato quello di avergli chiesto di fare una foto alla sua tavolata di antiquariato spicciolo. Quella mattina si era svegliato male, evidentemente. E l’animo umano è imprevedibile. Nei mercati asiatici, almeno quelli più frequentati dai turisti, di solito non succedono crimini da codice penale ai danni dei visitatori, ma è sempre bene ‘annusare l’aria’ prima di scattare. Per affrontare i mercati con una macchina fotografica in mano la ricetta può solo essere quella di ‘studiare il terreno' (espressioni facciali dei modelli dopo un primo tentativo di click: se questo modello vi dirà di no non disperate, altri ne verranno). Chi vende artigianato, cibo o altro, di solito lavora ben oltre le otto ore sindacali, spesso sotto il calore torrido e senza incredibili profitti. L’umore del venditore, dunque, in media non è alle stelle. Gentilezza e sorrisi sono i migliori strumenti per fotografare, di solito, senza traumi.

Pubblicato su Panorama Travel



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