venerdì 3 agosto 2012

FILIPPINE - JEEPNEYS


Fra i mezzi di trasporto pubblici filippini la jeepney tiranneggia in termini di decorazioni barocche e accessori. Considerata come un vero e proprio mezzo a se stante, la jeepney deriva dalle jeep militari americane abbandonate nell'arcipelago dopo la Seconda guerra mondiale, private delle parti belliche e considerevolmente allungate. La carrozzeria della così trasformata jeepney si è nel tempo tramutata in una tela da pittore, in cui non un centimetro viene lasciato privo di decorazioni. Il tetto porta luci colorate e antenne ricoperte di strisce multicolori, mentre il cofano fa da piedistallo ad alcuni cavallini cromati (questi, si dice, sono tanti quanto il numero delle amanti o delle conquiste del proprietario). I parabrezza sono tappezzati di adesivi e di graffiti. Le fiancate sono decorate con paesaggi dipinti, scene mitologiche o folcloristiche. Sulla base della portiera (inesistente) a lato del guidatore è fissata la ruota di scorta, in parte incappucciata da una copertura, anch’essa generalmente decorata con un dipinto o uno slogan. Perfino i paraspruzzi posteriori portano scritte, perlopiù di stampo religioso. L'interno della jeepney non è da meno: ghirlande di sampaguita - il fiore nazionale filippino - pendono da entrambi gli specchietti retrovisori o dall’immancabile altarino posto sul cruscotto. Gli specchietti retrovisori, a volte abbondantissimi, sembra abbiano avuto il loro ‘boom’ in seguito all'introduzione della minigonna, assai stimata dai guidatori nel momento in cui le passeggere scavalcano la transenna posteriore per salire a bordo. L’asse di legno che divide i posti anteriori da quelli posteriori di solito funge anche da tabellone su cui appiccicare poster con i gruppi rock del momento o con donnine nude. Un lungo lavoro all’uncinetto, probabilmente della moglie del conducente, orna le aperture della jeepney - non si può parlare di veri e propri finestrini - e la parte più alta del parabrezza. Anche il soffitto interno è ricoperto di scritte e nomi multicolori. 



Il termine ‘jeepney’ sembra derivare dall’unione tra la jeep e la parola inglese knee, ginocchio: il contatto fra i passeggeri, durante la corsa, è inevitabile, e il veicolo è diventato quindi ‘la jeep dove le ginocchia si toccano’. Viaggiare su uno di questi veicoli può dare sia un brivido d'emozione sia trasformare la corsa in un incubo, a seconda dell'umore del passeggero. La jeepney procede a sbalzi, a zig-zag fra il poderoso traffico cittadino, senz'alcuna cura per i passeggeri, per raccoglierne sempre più a ogni angolo della strada. Non a caso la jeepney è il mezzo di trasporto preferito, in quanto può essere utilizzato come un taxi, ma a un prezzo nettamente inferiore. I conducenti offrono un servizio porta-a-porta, caricando e, letteralmente, gettando fuori, con la marcia ancora inserita, i passeggeri a ogni punto della strada, sfidando cartelli, vigili e le auto che incrociano. Per scendere basta urlare (il rumore del motore è assordante) al guidatore «Para, Mama!», «Ferma, signore!», oppure, nei mezzi più moderni, premere un pulsante o tirare una cordicella all'interno del vano posteriore: una lucina, accompagnata da un sonoro ronzio, segnalerà l'intenzione di scendere sul cruscotto del guidatore. Le jeepney sono il mezzo di trasporto più utilizzato nelle Filippine: circa il 77% degli abitanti di Manila usa questo veicolo, secondo un rilevamento del Ministero dei Trasporti. Nel giugno del 1984 il ministero censì oltre 35.000 jeepney, tutte in azione a Manila durante l'ora di traffico più intenso, le sei del pomeriggio. 





La jeepney segue itinerari prestabiliti, secondo un percorso obbligato (pena multe salate), indicato sui numerosi cartelli con i nomi delle destinazioni posti sulla parte alta del parabrezza e sulle fiancate: un totale di 744 tragitti corti per coprire circa 550 chilometri di strade urbane solo a Manila, come un vero e proprio autobus di linea. Il mezzo carica dai dodici ai diciotto passeggeri, a seconda della ‘taglia’ (ne esistono di diverse lunghezze). La parte anteriore è omologata per due passeggeri oltre il guidatore, mentre gli altri si stringono come sardine su un paio di sedili posteriori, disposti lungo le fiancate del veicolo. La tariffa della corsa varia in base alla lunghezza del tragitto, e le monete pari all'importo vengono passate di mano in mano, tra i passeggeri, poco prima di scendere, fino a raggiungere il guidatore. Questo ferma il veicolo, controlla velocemente, dà il resto (quasi mai, se il passeggero è straniero), e riparte. Occasionalmente il guidatore guadagna qualche extra caricando ulteriori passeggeri, di solito scolari in ritardo o lavoratori stanchi e sulla via di casa, disposti a viaggiare scomodamente pur di arrivare presto. Questi prendono posto, mezzi chinati, su assi di legno o su di un predellino, tipo strapuntino, sistemato nella parte posteriore. La maggioranza dei passeggeri preferisce il posto d'angolo più vicino all'uscita posteriore, di solito il più imbottito: questo è anche il miglior posto per vedere la strada seguita dalla jeepney e, soprattutto, il più comodo per balzar giù velocemente, senza sbattere la testa sul soffitto, o inciampare nei tanti bidoni, ceste e sporte sistemate lungo il corridoio, una volta giunti a destinazione. È solamente durante la stagione delle piogge, quando alcuni fogli di plastica ricoprono le aperture delle jeepney, che questo tanto ambito posto a sedere diventa il meno desiderato: acqua e fango ricoprono chi vi si siede. 





Nelle zone rurali la jeepney viene utilizzata per trasportare pollame, pesce, blocchi di ghiaccio, frutta, vegetali e riso da vendere al mercato. In città, invece, i passeggeri di ritorno dal mercato appendono le loro ceste a ganci predisposti sulla parte posteriore del veicolo. Ci sono, tuttavia, passeggeri che si rifiutano di appendere i loro averi ai ganci, per paura di perderli, e li stivano nel corridoio, tra le gambe della gente, con grande gioia di chi deve salire o scendere. Questi automezzi vengono costruiti perlopiù nella capitale, in poche fabbriche artigianali. La più importante è la Sarao Jeepney Factory, che mediamente produce quindici vetture alla settimana, nonostante vi lavorino circa trecento operai. Tale bassa produzione è dovuta al processo estremamente artigianale, eseguito sotto alcune tettoie in un ampio piazzale. Nella fabbrica Sarao vengono costruiti tutti i componenti della jeepney, a eccezione del motore che, solitamente, è di seconda (o più) mano e revisionato. Questi motori provengono generalmente dal Giappone, e sono quasi sempre di quattro cilindri a benzina, con una cilindrata compresa tra i 1600 e i 3500 cavalli. È il committente che sceglie la potenza del motore, così come la lunghezza della carrozzeria e gli accessori. I telai sono assemblati per mezzo di pesanti putrelle, saldate elettronicamente fra loro. Le carrozzerie, invece, vengono costruite in un altro reparto, ricavandole da lamiere tagliate e piegate a martellate. La fase che precede il collaudo è quella della decorazione e dell’applicazione dei numerosi accessori. In questo reparto lavorano i veri e propri artisti del mestiere, abili nel dipingere a mano libera qualsiasi genere di filettatura, anche la più sottile e minuscola.





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