Uno
dei maggiori luoghi di interesse del Cairo, nel cuore
della Città Vecchia, a due passi dalla moschea di al-Husayn, è considerato il
secondo maggiore suq del Vicino
Oriente dopo il bazar di Istambul. Di origini antiche - vi fu costruito un
caravanserraglio nel 1382 -, è un teatro a cielo aperto di merci e persone,
secondo una piacevole amalgama caotica tipicamente araba. Più che souvenir, vi
si trovano merci per la gente locale: scarpe economiche, frutta, verdura, pane,
gelati, bibite, in gran parte venduti da commercianti ambulanti armati di
carrettini. Alle spalle di questi, lungo la via principale e le traverse,
numerosi negozi specializzati in tappeti, gioielleria tradizionale, spezie,
profumi. Prezzi decenti, ma è d’obbligo la contrattazione. La parte del leone,
sia per i locali sia per i turisti, la fanno i maqha o qahwa, i caffè in
cui si consumano ettolitri di tè alla menta e si fumano ciminiere di tabacco
dai grandi narghilè, qui noti con il nome di shisha (dal turco per ‘vetro’ o ‘bottiglia’: il narghilè, o pipa ad
acqua, di solito ha una base di vetro trasparente con acqua all’interno per
raffreddare il fumo). Qui il rito non è tanto quello di comprare chissà che, ma
semmai quello di osservare gli altri che fanno la spesa, tra una boccata di
fumo e una sorsata di tè. Istituzione fra questi caffè il Fishawi, cui si
aggiungono numerosi ristoranti in cui consumare piatti tradizionali. Questo
mercato, purtroppo, è stato oggetto di ben due attentati terroristici dei
fondamentalisti islamici, nel 2005 e nel 2009.
Pubblicato su Panorama Travel
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