lunedì 3 giugno 2013

NEPAL – TATA, I CAMION DELLA TRIMURTI


Grandi nubi di smog, emesse da tubi di scappamento mai controllati e revisionati, si addensano nel cielo di Kathmandu, e di tutta la vallata che circonda la capitale del Nepal. Maggiori responsabili, oltre ai piccoli quanto pestilenziali tempos (specie di Ape-car adibiti al trasporto pubblico), sono i grandi camion TATA, immediatamente riconoscibili per le vivaci colorazioni, oltre che per le dense nubi che si lasciano dietro. Utilizzati per il trasporto di merci, i Tata sono di fabbricazione indiana e sono presenti un po’ dovunque nel subcontinente indiano.
  


  



  

 




La Tata, grande marca sorta producendo in concessione veicoli Mercedes, e staccatasi in seguito dalla casa madre tedesca, oggi fabbrica non solo camion, ma anche autobus e automobili, venduti ovunque in India, in Estremo Oriente e in buona parte dell’Africa. I camion che ritroviamo in Nepal sono una fedele copia di quelli indiani in quanto a decorazioni, tinte, modelli e gadget ornamentali, con l’unica differenza, a volte, di non vantare la scritta ‘NP’ (National Permit), riportata sui cugini indiani: serve a indicare gli stati della federazione indiana in cui ne è permessa la circolazione.

 

Il Tata nepalese, così come quello indiano, rappresenta un’alta opera kitsch. Ogni piccolo angolo viene ornato da fregi, nastrini, quadri e quanto più di colorato vi si possa applicare. Ogni parte della carrozzeria vanta qualche ornamento, secondo una moda diffusa fra tutti i camionisti. Negozi appositi sono specializzati nella vendita dei gadget decorativi, e veri e propri artisti del pennello vengono assoldati per abbellire le carrozzerie dei Tata. In Nepal questa marca detiene il monopolio della produzione di camion, per cui, lungo le scoscese e difficili strade - quando asfaltate - del Paese, assai raramente si vedono mezzi di trasporto di altra fabbricazione.

 

La cabina di comando è un'opera di ingegneria decorativa: il radiatore, arrecante la grande T simbolo della casa produttrice, è sempre corredato da finti coltelli plastificati (emblema del Nepal) o svastiche dipinte, qui simboli del Sole indù. Tutti i fanali anteriori sono abbelliti da grandi occhi dipinti, quasi a stabilire un nesso umano tra l’automezzo e la strada. Sotto, sul paraurti, viene indicata la velocità massima consentita, mai rispettata: quaranta chilometri all’ora. Alcuni paraspruzzi allegorici - con boccacce e smorfie - ornano, talvolta, i grandi copertoni anteriori. Il parabrezza, teoricamente utile a vedere la strada, è un collage di adesivi e ninnoli di varia specie, generalmente tutti ispirati a tematiche indù. Una tendina luccicante, fatta dello stesso materiale con cui noi orniamo gli alberi di natale, pende dalla parte frontale del tetto, che è a sua volta decorato da scritte a sfondo religioso, con un bel quadro incorniciato, situato nel centro esatto, raffigurante qualche divinità indù. Vishnu e Krishna sono i due dei più popolari.

 



La parte anteriore della fiancata reca solitamente dipinta la bandiera nepalese a doppio triangolo, mentre le portiere costituiscono forse la parte meglio decorata dell’intero camion. Queste arrecano veri e propri quadri nella parte centrale - incorniciata da una lamiera cromata -, raffiguranti alcuni temi ricorrenti: mani giunte in segno di saluto e di preghiera, divinità indù, tigri sacre, simboli del Sole e, quasi sempre, la scritta welcome. Nella parte alta, sopra al finestrino, un ulteriore dipinto raffigura paesaggi solitamente in stile bucolico, forse a simbolo delle destinazioni percorse e, più in astratto, di un’idea generica di viaggio. I finestrini e la parte posteriore cromata degli specchietti retrovisori hanno appiccicate, tre volte su quattro, figurine con donnine seminude (il bikini è già una cosa molto osé a queste latitudini).


 

La grande fiancata costituisce il vero e proprio spazio lasciato libero alla fantasia del pittore, un’enorme tela da usare come per un dipinto murale. Anche qui i temi sono sempre gli stessi: vacche sacre, dei indù (Ganesh, il dio-Elefante, è uno dei più ricorrenti), donne in sari, uccelli, recipienti rituali, scritte in sanscrito e, importantissima, sulla parte finale, la firma del pittore. I parafanghi, a volte in legno, sono ornati con variopinti pavoni. La parte posteriore segue la decorazione delle fiancate, a cui viene aggiunta a caratteri cubitali la scritta ‘Horn, please!’, Suonate, per favore!’ (prima di sorpassare). È questa, infatti, la scritta che meglio interpreta il vero spirito dei camionisti - e, più in generale, di tutti gli autisti - nepalesi: prima suonare, poi guidare.

 

Percorrere un qualsiasi tratto di strada nel subcontinente indiano vuol dire abituare le proprie orecchie a uno sgangherato concerto di clacson senza sosta. Ogni oggetto che si trovi in mezzo alla carreggiata o sul ciglio della strada, e che sia in movimento - sia esso una gallina o un’automobile da sorpassare - è destinatario di una sconquassata strombazzata, prima, durante e dopo il superamento. Dopo qualche ora di viaggio ci si può far prendere da una crisi di nervi o farvi l’abitudine.




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