Grandi
nubi di smog, emesse da tubi di scappamento mai controllati e revisionati, si
addensano nel cielo di Kathmandu, e di tutta la vallata che circonda la
capitale del Nepal. Maggiori responsabili, oltre ai piccoli quanto
pestilenziali tempos (specie di Ape-car adibiti al trasporto pubblico),
sono i grandi camion TATA, immediatamente riconoscibili per le vivaci
colorazioni, oltre che per le dense nubi che si lasciano dietro. Utilizzati per
il trasporto di merci, i Tata sono di fabbricazione indiana e sono presenti un
po’ dovunque nel subcontinente indiano.
La
Tata, grande marca sorta producendo in concessione veicoli Mercedes, e
staccatasi in seguito dalla casa madre tedesca, oggi fabbrica non solo camion,
ma anche autobus e automobili, venduti ovunque in India, in Estremo Oriente e
in buona parte dell’Africa. I camion che ritroviamo in Nepal sono una fedele
copia di quelli indiani in quanto a decorazioni, tinte, modelli e gadget
ornamentali, con l’unica differenza, a volte, di non vantare la scritta ‘NP’ (National
Permit), riportata sui cugini indiani: serve a indicare gli stati della
federazione indiana in cui ne è permessa la circolazione.
Il
Tata nepalese, così come quello indiano, rappresenta un’alta opera kitsch. Ogni
piccolo angolo viene ornato da fregi, nastrini, quadri e quanto più di colorato
vi si possa applicare. Ogni parte della carrozzeria vanta qualche ornamento,
secondo una moda diffusa fra tutti i camionisti. Negozi appositi sono specializzati
nella vendita dei gadget decorativi, e veri e propri artisti del pennello
vengono assoldati per abbellire le carrozzerie dei Tata. In Nepal questa marca
detiene il monopolio della produzione di camion, per cui, lungo le scoscese e
difficili strade - quando asfaltate - del Paese, assai raramente si vedono
mezzi di trasporto di altra fabbricazione.
La
cabina di comando è un'opera di ingegneria decorativa: il radiatore, arrecante
la grande T simbolo della casa produttrice, è sempre corredato da finti
coltelli plastificati (emblema del Nepal) o svastiche dipinte, qui simboli del
Sole indù. Tutti i fanali anteriori sono abbelliti da grandi occhi dipinti,
quasi a stabilire un nesso umano tra l’automezzo e la strada. Sotto, sul
paraurti, viene indicata la velocità massima consentita, mai rispettata:
quaranta chilometri all’ora. Alcuni paraspruzzi allegorici - con boccacce e
smorfie - ornano, talvolta, i grandi copertoni anteriori. Il parabrezza, teoricamente
utile a vedere la strada, è un collage di adesivi e ninnoli di varia specie,
generalmente tutti ispirati a tematiche indù. Una tendina luccicante, fatta
dello stesso materiale con cui noi orniamo gli alberi di natale, pende dalla
parte frontale del tetto, che è a sua volta decorato da scritte a sfondo
religioso, con un bel quadro incorniciato, situato nel centro esatto,
raffigurante qualche divinità indù. Vishnu e Krishna sono i due dei più popolari.
La
parte anteriore della fiancata reca solitamente dipinta la bandiera nepalese a
doppio triangolo, mentre le portiere costituiscono forse la parte meglio
decorata dell’intero camion. Queste arrecano veri e propri quadri nella parte
centrale - incorniciata da una lamiera cromata -, raffiguranti alcuni temi
ricorrenti: mani giunte in segno di saluto e di preghiera, divinità indù, tigri
sacre, simboli del Sole e, quasi sempre, la scritta welcome. Nella parte
alta, sopra al finestrino, un ulteriore dipinto raffigura paesaggi solitamente
in stile bucolico, forse a simbolo delle destinazioni percorse e, più in
astratto, di un’idea generica di viaggio. I finestrini e la parte posteriore
cromata degli specchietti retrovisori hanno appiccicate, tre volte su quattro,
figurine con donnine seminude (il bikini è già una cosa molto osé a queste
latitudini).
La
grande fiancata costituisce il vero e proprio spazio lasciato libero alla
fantasia del pittore, un’enorme tela da usare come per un dipinto murale. Anche
qui i temi sono sempre gli stessi: vacche sacre, dei indù (Ganesh, il
dio-Elefante, è uno dei più ricorrenti), donne in sari, uccelli, recipienti
rituali, scritte in sanscrito e, importantissima, sulla parte finale, la firma
del pittore. I parafanghi, a volte in legno, sono ornati con variopinti pavoni.
La parte posteriore segue la decorazione delle fiancate, a cui viene aggiunta a
caratteri cubitali la scritta ‘Horn, please!’, Suonate, per favore!’
(prima di sorpassare). È questa, infatti, la scritta che meglio interpreta il
vero spirito dei camionisti - e, più in generale, di tutti gli autisti -
nepalesi: prima suonare, poi guidare.
Percorrere
un qualsiasi tratto di strada nel subcontinente indiano vuol dire abituare le
proprie orecchie a uno sgangherato concerto di clacson senza sosta. Ogni
oggetto che si trovi in mezzo alla carreggiata o sul ciglio della strada, e che
sia in movimento - sia esso una gallina o un’automobile da sorpassare - è
destinatario di una sconquassata strombazzata, prima, durante e dopo il
superamento. Dopo qualche ora di viaggio ci si può far prendere da una crisi di
nervi o farvi l’abitudine.
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