domenica 16 giugno 2013

ITALIA - SPILAMBERTO E LA FIERA DI SAN GIOVANNI


Anche quest’anno, dal 21 al 24 giugno, fin dal 1981, a Spilamberto - 5 km dall’uscita autostradale di Modena Sud -, si tiene la Fiera di San Giovanni (http://www.fierasangiovanni.it/), una tradizione in onore del patrono della cittadina che risale all’Ottocento. 




Tra i padiglioni fieristici spiccano quelli dedicati all’ottima cucina locale: Spilamberto è la patria dell’Aceto Balsamico Tradizionale (ben diverso da quello industriale) di Modena - un nome e un marchio tutelati per legge -, prodotto dalla locale Consorteria secondo criteri rigorosissimi, tra cui l’invecchiamento in botti di legno scelto per molti anni. Alla fiera di solito espongono anche i bottai, gli artigiani specializzati nella produzione delle boccette di vetro tradizionalmente usate per conservare l’aceto balsamico e dei cucchiaini necessari per servirlo. 



A Spilamberto, inoltre, si produce un ottimo nocino - fabbricato con noci acerbe dal locale Ordine del Nocino Modenese, composto rigorosamente da sole donne - e indimenticabili amaretti. Da non perdere, inoltre, sempre all’interno dei padiglioni della fiera, l’interessantissima mostra avicola, cunicola (dei conigli) e colombofila, ove sono esposti i campioni delle varie razze premiati al termine di una gara.
  










Per chi desidera conoscere la città, spingendosi fuori dalla zona fieristica, può visitare la vicina via Obici - una tranquilla stradina pedonalizzata e porticata dove, nel periodo della fiera, si tiene un mercatino benefico e si può mangiare qualche ottimo piatto locale -, il Museo di archeologia nel fiume Panaro - sempre aperto nel periodo della fiera, alla base del Torrione medievale -, le chiese di Sant’Adriano e di San Giovanni Battista, la Rocca Rangoni (XIII sec.) e l’interessante Museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale.




 

L’aceto balsamico


L’oro nero di Modena, così come viene soprannominato - forse a causa dei prezzi, almeno per quello tradizionale -, a Spilamberto ha una delle sue culle storiche che più fedelmente seguono le antiche regole di produzione e conservazione (un altro centro importante per l’aceto balsamico è Nonantola). Vanto dei Duchi Estensi, di re e imperatori, il ‘balsamico’ è ricavato dal mosto d’uva cotto e concentrato attraverso le fasi della fermentazione, della maturazione e dell’invecchiamento in serie di vaselli di legni differenti, senza alcuna aggiunta di sostanze aromatiche. 



Tramite rincalzi e travasi annuali da un vasello all’altro, si ottiene un prodotto di colore bruno scuro, carico e lucente, in grado di manifestare la propria densità attraverso una scorrevole ‘sciropposità’. Il risultato è un aceto dal profumo penetrante, di acidità gradevole e armonica, con un sapore dolce e agro, ricco di sfumature vellutate e dotato di virtù stomatiche e terapeutiche. Anche i vaselli in cui l’aceto balsamico fermenta, matura e invecchia, sono un’eredità antica, frutto della tradizione e della storia. 


La Consorteria, famosa a livello internazionale, fu ufficialmente fondata nel 1969 - ma era già attiva da due anni - allo scopo di tutelare il marchio del prodotto. Ogni anno organizza una Scuola per maestri assaggiatori e, in occasione della Fiera di San Giovanni, assegna un ‘Palio’ al migliore produttore: numerose, infatti, sono le acetaie domestiche di questa zona.


 
  

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