Anche
quest’anno, dal 21 al 24 giugno, fin
dal 1981, a Spilamberto - 5 km dall’uscita autostradale di Modena Sud -, si
tiene la Fiera di San Giovanni (http://www.fierasangiovanni.it/), una tradizione in onore del patrono
della cittadina che risale all’Ottocento.
Tra i padiglioni fieristici spiccano
quelli dedicati all’ottima cucina locale: Spilamberto è la patria dell’Aceto
Balsamico Tradizionale (ben diverso da quello industriale) di Modena - un nome
e un marchio tutelati per legge -, prodotto dalla locale Consorteria secondo
criteri rigorosissimi, tra cui l’invecchiamento in botti di legno scelto per
molti anni. Alla fiera di solito espongono anche i bottai, gli artigiani
specializzati nella produzione delle boccette di vetro tradizionalmente usate
per conservare l’aceto balsamico e dei cucchiaini necessari per servirlo.
A
Spilamberto, inoltre, si produce un ottimo nocino - fabbricato con noci acerbe
dal locale Ordine del Nocino Modenese, composto rigorosamente da sole donne - e
indimenticabili amaretti. Da non perdere, inoltre, sempre all’interno dei
padiglioni della fiera, l’interessantissima mostra avicola, cunicola (dei
conigli) e colombofila, ove sono esposti i campioni delle varie razze premiati
al termine di una gara.
Per chi desidera conoscere la città, spingendosi fuori
dalla zona fieristica, può visitare la vicina via Obici - una tranquilla
stradina pedonalizzata e porticata dove, nel periodo della fiera, si tiene un
mercatino benefico e si può mangiare qualche ottimo piatto locale -, il Museo
di archeologia nel fiume Panaro - sempre aperto nel periodo della fiera, alla
base del Torrione medievale -, le chiese di Sant’Adriano e di San Giovanni
Battista, la Rocca Rangoni (XIII sec.) e l’interessante Museo dell’Aceto
Balsamico Tradizionale.
L’aceto balsamico
L’oro nero di Modena,
così come viene soprannominato - forse a causa dei prezzi, almeno per quello
tradizionale -, a Spilamberto ha una delle sue culle storiche che più
fedelmente seguono le antiche regole di produzione e conservazione (un altro
centro importante per l’aceto balsamico è Nonantola). Vanto dei Duchi Estensi,
di re e imperatori, il ‘balsamico’ è ricavato dal mosto d’uva cotto e
concentrato attraverso le fasi della fermentazione, della maturazione e
dell’invecchiamento in serie di vaselli di legni differenti, senza alcuna
aggiunta di sostanze aromatiche.
Tramite rincalzi e travasi annuali da un
vasello all’altro, si ottiene un prodotto di colore bruno scuro, carico e
lucente, in grado di manifestare la propria densità attraverso una scorrevole ‘sciropposità’.
Il risultato è un aceto dal profumo penetrante, di acidità gradevole e armonica,
con un sapore dolce e agro, ricco di sfumature vellutate e dotato di virtù
stomatiche e terapeutiche. Anche i vaselli in cui l’aceto balsamico fermenta,
matura e invecchia, sono un’eredità antica, frutto della tradizione e della
storia.
La Consorteria, famosa a livello internazionale, fu ufficialmente
fondata nel 1969 - ma era già attiva da due anni - allo scopo di tutelare il
marchio del prodotto. Ogni anno organizza una Scuola per maestri assaggiatori
e, in occasione della Fiera di San Giovanni, assegna un ‘Palio’ al migliore produttore:
numerose, infatti, sono le acetaie domestiche di questa zona.
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