venerdì 1 febbraio 2013

STATI UNITI - IL CLUB A CINQUANTA STELLE


La frenetica attività dell’American Kennel Club. A partire dal Westminster Kennel Club Dog Show, la più grande esposizione canina di New York

Entrare nella sede dell’American Kennel Club, al 260 di Madison Avenue, Manhattan, è un privilegio e un piacere per gli occhi. Sembra di accedere in una reggia, che impone rispetto e ammirazione. Innanzitutto perché immediatamente ci ricorda come l’essere umano, oltre ad atrocità di ogni sorta, ogni tanto sia dotato di generosità e capacità intellettive uniche. L’amore per il ‘migliore amico dell’uomo’ all’AKC va ben oltre il classico, francescano amore per la natura. Qui tutto è organizzato in maniera pragmatica, molto americana. Nessuno spazio è lasciato al pressappochismo, e chi vi lavora lo fa con il massimo della professionalità. La sede del club, che ha filiali in mezzo mondo, sembra un Pentagono per la difesa e la valorizzazione del cane. Quadri fantastici alle pareti, sfilze di medagliette pregiate in ceramica appartenute a cani VIP, statue a grandezza naturale di dalmata o del cane lupo simbolo del club, eroe delle fasi di salvataggio durante l’attentato dell’11 settembre. Il club, com’è giusto che sia, dispone anche di una vasta biblioteca dedicata ai cani, con riviste specializzate che provengono dall’intero globo. Lungo i corridoi svettano teche gonfie di coppie, medaglie, premi e onorificenze vinte a centinaia e centinaia di concorsi. Tutto molto lussuoso ed estremamente organizzato, con impiegati al lavoro frenetico per tenere in vita le mille attività del club. Attività mai cessate fin dal 1884, quando una dozzina di sensibili gentleman si incontrarono per la prima volta nella sede di Filadelfia. Ognuno di loro rappresentava un club cinofilo a sé, ma da quel giorno in poi tutti furono riuniti sotto l’insegna del “Club of Clubs”: The American Kennel Club, appunto. 



L’attività principale della nuova associazione era quella di indire esposizioni sulla falsariga dei colleghi britannici, già molto attivi nel settore. Il sistema delle categorie e dei punteggi inizialmente fu copiato da quello del Regno Unito, ma poi ebbe uno sviluppo proprio, fino ad arrivare all’incredibile quantità di regole che oggi caratterizza i concorsi di alto livello. Nell’ultimo ventennio l’attività del club è cresciuta a dismisura, e non solo nel campo dei concorsi. Oggi, per esempio, l’AKC controlla una fondazione che si occupa del controllo sanitario, con un programma che offre assicurazioni e assistenza ai cani dotati di microchip e tatuaggi di riconoscimento. Ai membri sono venduti (per 15$) speciali collari dotati di numero di registro che permettono di risalire al proprietario, ventiquattrore su ventiquattro, qualora l’animale si sia perso. Il club, inoltre, gestisce un fondo assistenziale permanente che aiuta innumerevoli altre organizzazioni minori per la tutela dei cani. All’AKC fa capo il Museum of the Dog (www.museumofthedog.org), nel Missouri, il quale ha la più bella collezione mondiale di dipinti dedicati ai cani (oltre cinquecento tele) e una ricca raccolta di sculture in bronzo e porcellana. Tra gli svariati programmi del club, infine, ne spicca uno per originalità: chi lo desidera può donare il proprio telefono cellulare usato, così da contribuire a un fondo assistenziale per i cani. L’AKC ha un sito web ricco di voci (www.akc.org) sul quale si possono seguire le mille iniziative del club. Una pagina è dedicata alle notizie del mondo canino, tra le quali se ne trovano alcune ricche di humour, come “L’AKC e le razze canine italiane debuttano alla parata del Columbus Day” (la sfilata del 12 ottobre dedicata agli italiani), o “Gatti e cani s’impossessano del mercato finanziario” (in periodi di crisi…).








Westminster Kennel Club Dog Show
(11 e 12 febbraio)

Il Grande Momento dell’AKC arriva ogni febbraio, quando il club organizza l’evento principale del proprio calendario, il Westminster Kennel Club Dog Show (www.westminsterkennelclub.org), l’esposizione canina più importante di New York e, probabilmente, del mondo. Evento mediatico e grande business per gli organizzatori, lo show vede partecipare migliaia di persone durante un’imponente due-giorni al celebre Madison Square Garden (tra la 7th e la 8th Avenue e tra la 31st e la 33rd Street; 40$ l’ingresso giornaliero, 75$ l’abbonamento per i due giorni). Un momento da non mancare se si è nella ‘Grande Mela’. Varcate le code della security e le code alle biglietterie si entra nel gigantesco spazio coperto che, in altri momenti, vede epiche partite di basket o spettacoli musicali entrati nella storia. Questo lunedì e martedì, però, gli idoli delle masse non saranno cantanti rock o pugili famosi, bensì cani che sono stati preparati per un anno intero, in vista del giorno X. Chi partecipa ha dovuto seguire un regolamento molto restrittivo, giungendo a questo breve momento sotto i riflettori dopo essere passato attraverso le strette maglie della selezione. Solo 2500 animali sono ammessi a ogni edizione, e l’iscrizione costa 75$. Svariate sono le competizioni a cui si può partecipare, e ad ognuna vengono date medaglie - oro, argento, bronzo -. Ma, regole, coppe e classifiche a parte, il bello del Westminster Kennel Club Dog Show è ciò che accade dietro le quinte. Qui, infatti, si riposano, preparano, dormono, vanno in bagno e dal parrucchiere gli animali stremati dalla tensione e dall’affollamento, per non parlare del calore (fuori, in strada, si gela). 






Tra gabbie e gabbiette di tutte le dimensioni si può assistere - intrufolandosi in un momento di disattenzione di qualche addetto alla sorveglianza dalle spalle molto grosse - al prima e al dopo gara, da sempre il momento più interessante di qualsiasi concorso. In una babele umano-canina si possono così vedere da vicino, e a volte persino toccare (ma fate attenzione: alcuni gelosissimi proprietari custodiscono le loro bestiole come fossero Fort Knox), tutte le razze del mondo canino. L’umano che le circonda, com’è noto, fa razza a sé. Si va dall’orgogliosissimo proprietario che ruota il proprio campione fra le mani a 360° per la delizia dei fotografi a quello che lo pettina per ore, ai limiti della piallatura. Dal pit bull ammaestrato ad acchiappare popcorn al megabarboncino, taglia XXL, tosato come una delle siepi di Edward mani di forbice. Cani strani, gente strana. Anche perché gli americani quando fanno qualcosa la fanno fino in fondo, ai limiti del fanatismo. Ecco, dunque, chi vende cravatte con disegni canini, chi infiocchetta il proprio chihuahua con nastrini da orsetto di peluche. Chi lo abbevera nel proprio bicchiere, chi lo ha dotato di un ventilatore personale. Alcuni proprietari - non si può fare a meno di notarlo - assomigliano terribilmente alle loro creature (o viceversa) per acconciature e per espressioni facciali, se non addirittura per lineamenti. Terminata l’avventura attraverso questo padiglione dedicato all’eccentricità e ai cani-più-belli-del-reame si esce lievemente storditi. I proprietari dei campioni infilano i loro paladini dentro gabbie costose e ricche di design, in una limousine verso altre città degli States. Altre sfide li attendono.






Pubblicato su Quattro Zampe



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