A grandi linee, i disegni si dividono in zoomorfi, antropomorfi, curvilinei e spiraliformi. Le ipotesi circa la loro origine sono diverse: secondo alcuni studiosi sarebbero contrassegni del territorio, mentre per altri rappresenterebbero cordoni ombelicali sacri. Fra questi temi ricorrenti, a volte, troviamo due spirali unite da una corda: chiaramente una raffigurazione dell’isola, dove le spirali simboleggiano i coni dei vulcani.
Alcuni petroglífos, purtroppo, visto l’afflusso di turisti che li vogliono fotografare, sono evidenziati da tracce in gesso che riprendono il percorso delle linee. Questo stratagemma, usato da qualche visitatore o guida poco accorta, però, è dannoso: il gesso, infatti, sviluppa, assieme alla forte umidità della zona, un fungo che corrode la pietra. Sulle pareti delle baracche dell’hacienda si può consultare abbondante materiale scritto sui petroglífos, lasciato per i visitatori da qualche studioso. Sull’argomento, addirittura, è stato pubblicato un libro illustrato: si tratta di Ometepe: isla de círculos y espirales (1973, Hildeberto María). Introvabile nelle librerie, questo testo molto approfondito può essere reperito presso l’Hotel Castillo (Altagracia), sotto forma di fotocopie già passate attraverso tante mani.
All’interno dell’hacienda i petroglífos si trovano in punti diversi, quasi sempre coperti in parte dalla vegetazione (ecco il motivo della necessità di una guida). Alcuni sono meglio conservati, altri meno. Il modo migliore per fotografarli è quello di usare la luce naturale (i flash tendono ad appiattire l’immagine), magari all’alba o al tramonto, con l’ausilio di un cavalletto, quando la luce è più radente.
All’interno dell’hacienda i petroglífos si trovano in punti diversi, quasi sempre coperti in parte dalla vegetazione (ecco il motivo della necessità di una guida). Alcuni sono meglio conservati, altri meno. Il modo migliore per fotografarli è quello di usare la luce naturale (i flash tendono ad appiattire l’immagine), magari all’alba o al tramonto, con l’ausilio di un cavalletto, quando la luce è più radente.
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