La carta antaimoro (papier antaimoro) è un prodotto artigianale esclusivo del Madagascar. Si tratta di una carta ricavata dalla corteccia d’albero, piuttosto grezza, decorata con fiori essiccati al sole. Prende nome dalla tribù musulmana degli antaimoro, localizzata sulla costa orientale della grande ‘Ile Rouge’, nei dintorni della città di Vohipeno. Ma il maggiore centro per la produzione della carta è oggi la cittadina di Ambalavao, situata sugli altipiani in area betsileo (altra tribù del Madagascar, diversa da quella degli Antaimoro, ma di cui ha ripreso, sviluppandola ulteriormente, l’arte decorativa).
In origine il papier venne usato dagli antaimoro per trascrivervi i versi sacri del Corano, tra gli ultimi immigrati musulmani che popolarono quella zona del Madagascar: a questo scopo ogni generazione dedicava almeno una ventina di bambini allo studio e all’apprendimento della scrittura araba. Da costoro la carta veniva anche utilizzata per scrivervi profezie. Un manoscritto arabo-malgascio conservato nella Biblioteca nazionale di Parigi, risalente al XVI secolo, attesta infatti come la prima immigrazione araba in Madagascar fosse avvenuta durante il VII secolo dell’era cristiana. Un’imbarcazione partita dall’Arabia, narra la leggenda, fece naufragio sulla costa orientale della grande isola, all’altezza del fiume Matitana. La tribù antaimoro (‘quelli del litorale’), stanziata nella fertile valle del Matitana, accolse benevolmente l’equipaggio in difficoltà. Ma, non potendo fare ritorno al loro paese, gli arabi si stabilirono nella zona e influenzarono, con il loro più elevato livello culturale, gli autoctoni.
Fino a qualche tempo fa gli artigiani fabbricavano la carta a uso esclusivo degli Ombiasa, stregoni-guaritori che godono di grande prestigio in tutto il Madagascar, per la confezione dei talismani e dei loro libri di magia. La carta antaimoro, alcuni lo pensano ancor oggi, è dotata di potere magico.
Nel 1936 un giovane colono francese, Pierre Mathieu, affascinato dalla bellezza e dall’originalità di questo ‘papiro’, cercò di scoprirne il segreto della fabbricazione. Grazie alla sua conoscenza del dialetto antaimoro, diede via alla fabbricazione della carta su scala più ampia, con l’accordo e la collaborazione dei discendenti arabi. Mathieu introdusse molte modifiche rispetto al procedimento originario, ma ne conservò sempre il carattere artigianale.
Oggi, la carta antaimoro è un prodotto artigianale diffuso in tutto il Paese, utilizzato quasi esclusivamente per la decorazione domestica, sotto forma di diversi manufatti. La carta viene prodotta in soli due luoghi: la piccola fabbrichetta di Ambalavao - ove il procedimento di fabbricazione è interamente manuale -, e ad Antananarivo, la capitale, presso alcune abitazioni, che costituiscono una forma di concorrenza sleale al produttore originario. Ad Ambalavao la carta è reperibile e acquistabile sia nel negozio della fabbrica (a prezzi relativamente elevati, se paragonati a quelli della capitale, ove viene letteralmente svenduta), sia da qualche venditore ambulante a Fianarantsoa, la maggiore città nei pressi di Ambalavao.
La carta antaimoro ‘classica’ è costituita da un foglio, di dimensioni variabili, semplicemente decorato da fantasie floreali. Grande successo ha anche (ma solo tra i malgasci) una serie di manufatti ottenuti dall’elaborazione della carta semplice, primi fra tutti gli specchi per la toilette e gli abat-jour. Questi oggetti sono di gusto spiccatamente kitsch, ricavati plastificando la carta e inserendovi specchi e cuciture colorate. Gli stranieri preferiscono piuttosto i fogli di carta ‘puri’, non elaborati, sia da incorniciare sia da usare come carta da lettere.
Nel 1936 un giovane colono francese, Pierre Mathieu, affascinato dalla bellezza e dall’originalità di questo ‘papiro’, cercò di scoprirne il segreto della fabbricazione. Grazie alla sua conoscenza del dialetto antaimoro, diede via alla fabbricazione della carta su scala più ampia, con l’accordo e la collaborazione dei discendenti arabi. Mathieu introdusse molte modifiche rispetto al procedimento originario, ma ne conservò sempre il carattere artigianale.
Oggi, la carta antaimoro è un prodotto artigianale diffuso in tutto il Paese, utilizzato quasi esclusivamente per la decorazione domestica, sotto forma di diversi manufatti. La carta viene prodotta in soli due luoghi: la piccola fabbrichetta di Ambalavao - ove il procedimento di fabbricazione è interamente manuale -, e ad Antananarivo, la capitale, presso alcune abitazioni, che costituiscono una forma di concorrenza sleale al produttore originario. Ad Ambalavao la carta è reperibile e acquistabile sia nel negozio della fabbrica (a prezzi relativamente elevati, se paragonati a quelli della capitale, ove viene letteralmente svenduta), sia da qualche venditore ambulante a Fianarantsoa, la maggiore città nei pressi di Ambalavao.
La carta antaimoro ‘classica’ è costituita da un foglio, di dimensioni variabili, semplicemente decorato da fantasie floreali. Grande successo ha anche (ma solo tra i malgasci) una serie di manufatti ottenuti dall’elaborazione della carta semplice, primi fra tutti gli specchi per la toilette e gli abat-jour. Questi oggetti sono di gusto spiccatamente kitsch, ricavati plastificando la carta e inserendovi specchi e cuciture colorate. Gli stranieri preferiscono piuttosto i fogli di carta ‘puri’, non elaborati, sia da incorniciare sia da usare come carta da lettere.
La prima fase della produzione è costituita dalla bollitura della corteccia, per diverse ore, in grandi pentoloni: la fibra viene mescolata costantemente, sempre a fuoco alto. Così ammorbiditasi, la corteccia è pestata con grandi mazze su di un ripiano metallico, e trasformata in una specie di purè giallastro. La pasta ottenuta viene diluita in acqua e, per mezzo di secchi, è trasportata in un secondo laboratorio, dove la poltiglia giace distesa su grandi vasche coperte da filtri (specie di setacci). L’acqua viene fatta defluire dalle vasche, e la fibra rimane distesa e compatta, a coprire il grande filtro rettangolare. Il setaccio è quindi trasferito in un terzo laboratorio, dove alcune donne si occupano della decorazione con i fiori secchi. Innanzitutto viene data forma ai fogli, a seconda delle dimensioni richieste, utilizzando stampi di forme diverse (per la carta da lettere di piccole dimensioni, grandi per i fogli da parete, e così via). Quindi vengono applicati manualmente i fiori secchi, dopo essere stati inumiditi in piccoli vasetti pieni d’acqua, secondo le fantasie delle artigiane. È questa la fase più importante, che maggiormente influirà sul prodotto finale. A volte vengono anche applicati piccoli steli delle piante dalle quali i fiori provengono. Nessun tipo di collante è usato per fissare i petali alla fibra di base: i due elementi si uniscono tra loro, rimanendo saldamente fissati, per semplice effetto dell’essiccamento alla luce e al calore del sole. Una volta terminata la fase decorativa, i setacci, ancora umidi e appiccicosi, vengono sistemati al sole, nel cortile della fabbrica, appoggiati con un’inclinazione di quarantacinque gradi su assi di legno.
Una leggenda vuole che i migliori fogli di carta antaimoro siano ricavati essiccandoli alla luce della luna (per questo motivo, a volte, il papier viene anche chiamato ‘carta di luna’), ma ormai, oggi, nessuno utilizza più una tale tecnica. Sotto l’effetto dei raggi solari la pasta giallognola di base si secca, assumendo una colorazione biancastra. Una volta perfettamente essiccata, la carta viene separata dai filtri per mezzo di una specie di spatola, adoperata come un aprilettere. I fogli, così ottenuti, sono quindi pronti per la rifinitura, la vendita diretta, o la trasformazione in diversi manufatti (album per fotografie, quaderni, ecc.): operazione di cui si incaricano altre donne in diverse stanze dell’azienda.
Per meglio conservare la carta antaimoro, una volta incorniciata, un saggio accorgimento è quello di appenderla in ambienti secchi e non raggiunti dai raggi del sole: l’umidità e la luce solare diretta possono facilmente far perdere la vivace colorazione dei fiori.
Una leggenda vuole che i migliori fogli di carta antaimoro siano ricavati essiccandoli alla luce della luna (per questo motivo, a volte, il papier viene anche chiamato ‘carta di luna’), ma ormai, oggi, nessuno utilizza più una tale tecnica. Sotto l’effetto dei raggi solari la pasta giallognola di base si secca, assumendo una colorazione biancastra. Una volta perfettamente essiccata, la carta viene separata dai filtri per mezzo di una specie di spatola, adoperata come un aprilettere. I fogli, così ottenuti, sono quindi pronti per la rifinitura, la vendita diretta, o la trasformazione in diversi manufatti (album per fotografie, quaderni, ecc.): operazione di cui si incaricano altre donne in diverse stanze dell’azienda.
Per meglio conservare la carta antaimoro, una volta incorniciata, un saggio accorgimento è quello di appenderla in ambienti secchi e non raggiunti dai raggi del sole: l’umidità e la luce solare diretta possono facilmente far perdere la vivace colorazione dei fiori.
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