lunedì 1 aprile 2013

USA - ROSA TOTALE

Il Festival di Sakura Matsuri presso l’orto botanico di Brooklyn, New York. 
Un’orgia di colori e di tradizioni giapponesi, il 27 e 28 aprile.

Nella babele di etnie e di culture che compongono la caleidoscopica New York, la folta comunità giapponese detta stile e vive il suo momento di gloria durante il Sakura Matsuri, edizione a stelle-e-strisce dell’omonima festa in onore al ciliegio in fiore, una delle principali tradizioni del Paese del ‘sol levante’. Diffusa un po’ dovunque nel mondo, in ogni luogo in cui sia stato trapiantato un pezzetto di Giappone e in cui un ciliegio riesca a fiorire, il Sakura Matsuri è popolare soprattutto nella vicina Washington, dove in primavera i ciliegi compongono un enorme tappeto rosa tra il cielo e la terra, lungo le sponde del fiume Potomac e a due passi dalla Casa Bianca. La festa di New York, però, gode di un alleato naturale particolare…



L’Orto Botanico di Brooklyn
Sponsorizzato, tra gli altri, dalla Toyota, dalla Sony e dalla Camera del Commercio e dell’Industria Giapponese di New York, lo Sakura Matsuri- per gli anglofoni Cherry Blossom Festival, Festival del Ciliegio in Fiore - è una vera orgia di colori, profumi e suoni che, per due giorni interi, inebria i sensi. La programmazione è foltissima, mentre la cornice - ettari di alberi in fiore - sembra irreale, tanto è colorata e perfetta nelle sue geometrie. I giapponesi, è noto, sono maestri nel design e nel giusto equilibrio di linee e tinte: nulla durante lo Sakura Matsuri, nemmeno i gruppi di musica pop giapponese o gli adolescenti apparentemente usciti da un manga, avvolti da trasgressione e da abiti matti con colori matti, è lasciato al caso. La festa, in effetti, oltre che un inno alla natura, è una spettacolare occasione per celebrare il vecchio e il nuovo al tempo stesso. Dall’antico Giappone, presente ancora nel sangue e nello stile di vita degli immigrati più anziani, giungono le danze tradizionali, i kimono dai colori fluorescenti e con enormi papillon sul fondoschiena, i sandali di legno infradito e le dimostrazioni di scrittura Shodo decorativa. L’arte dell’ikebana, così come quella del bonsai - le stesse piante lillipuziane conservate in un reparto della bella e grande serra dell’orto botanico -, è trasmessa a chiunque, giapponese o meno, voglia impararla. Veri maestri degli origami insegnano ai visitatori come sia possibile ricavare un elefante o un fiore di loto da un semplice pezzetto di carta, piegandolo in mille maniere, secondo una tradizione secolare. Sullo sfondo del giardino giapponese - un angolo del parco dedicato permanentemente a questa comunità -, un cuoco illustra il modo migliore per ottenere un eccellente e salutare tofu. Nel frattempo qualcuno gioca a dama sotto alberi carichi di fiori rosa, bianchi o purpurei. Tra passato e presente, un lettore recita brani in inglese tratti da racconti giapponesi per bambini, unendo le due estremità del globo. Attraverso le viuzze alberate del parco sfilano in costume i figuranti di diversi gruppi folcloristici, al ritmo di una musica ammaliante, composta perlopiù da percussioni. Nel frattempo, sul palco principale, sotto un tendone, si tengono spettacoli di tamburi tradizionali, seguiti dall’antica cerimonia del tè.



Il nuovo Giappone, non solo per giapponesi
Le nuove generazioni, però, sembrano volere altro. Di qualunque etnia, al Sakura Matsuri accorrono frotte di adolescenti bisognosi di attenzione che, finalmente, possono sfoggiare sotto questa enorme vetrina di gente e piante i loro abiti ispirati ai fumetti giapponesi, agli eroi e alle eroine deimanga. Supereroi spaziali, infermierine perverse, stivali con zeppe alte una gamba, tube, piercing, tatuaggi più o meno permanenti, rossetti viola, smalti neri e sguardi equivoci compongono, nell’insieme, un grande circo in movimento, provocatorio, erotico e autoironico. Che cosa penserà l’anziana signora in kimono, incontrando un’eroina postmoderna in stivali da Goldrake, minigonna e giarrettiere? È facile pensarlo, difficile tradurlo, impossibile scriverlo in un articolo ‘perbene’. Fatto sta che in questa bailamme di gente di tutti i tipi i nuovi samurai, in kimono attillato e marziale, spade affilate sguainate e sguardi trafiggenti, fanno capolino tra i visitatori. La loro missione principale e ufficiale sarebbe quella di esibirsi sul palco, ma non rifiutano affatto di posare non-stop per le molte macchine fotografiche che li ritraggono in posa da combattimento, uomini e donne. Anche i/le samurai, di ieri e di oggi, hanno un ego vanitoso. Sullo stesso palco che li ha ospitati, più tardi si esibirà qualche gruppo pop. Pop giapponese, s’intende. Non per tutti i palati, ma certamente… nuovo. Interessante. Colorato, folle, vivo. Come tutto qui attorno. Alcune mamme sfoggiano le loro bambine con kimono e trucco da antica geisha, altre si limitano a tentare di frenare la propria prole mentre questa trova il massimo divertimento nel centrifugare i rami dei ciliegi, provocando fitte nevicate di petali. Altre mamme ancora sembrano non avere affatto tale sensibilità ecologica, per cui, a forza di scuotimenti, alcuni ciliegi appaiono nudi anzitempo, con tappeti rosa e profumati sull’erba, dove famiglie intere o gruppi di amici cercano di trovare un angolino in cui stendersi, pranzare, chiacchierare e godersi il sole della primavera.


Petali e gente. Molta gente
L’orto botanico è grande, ma verso l’ora di pranzo pare esplodere, tanta è la gente accorsa per l’evento. I ristorantini allestiti per l’occasione sotto i tendoni non ce la fanno a reggere il numero di persone apparentemente impazzite per la fame, eppure a giudicare dalla stazza media degli avventori non ci troviamo nel Sud del Sudan. I cuochi sembrano sull’orlo di un esaurimento nervoso, tanto e tale è il ritmo con cui devono servire quantità immani di hot dog. Per questa missione vengono impiegati pentoloni grandi come vasche da bagno, ma i salsiccioni-tappa-buchi-negli-stomachi non sono mai abbastanza. Sì, siamo d’accordo, l’hot dog non è un piatto tradizionale giapponese (non ancora), però qui siamo in America, anche se non sembrerebbe. Gli asiatici, non solo giapponesi, sono la maggioranza, ma un buon quaranta percento dei visitatori è composto da gente di ogni colore e latitudine, e un hot dog da queste parti mette d’accordo tutti, o quasi. Chi vuole un piatto asiatico lo può avere, basta imboccare la fila esatta (un errore potrebbe essere fatale per il proprio equilibrio psicofisico) e portare somma pazienza (la fila è lunga almeno quanto quella per gli hot dog). Molti cinesi partecipano all’evento, anche se a guardare la storia i due Paesi non si sono mai amati appassionatamente. Il bello di questa città, si sa, è la necessità fisiologica di piallare le differenze, di smussare le superficialità delle origini, e portare tutti oltre, verso un lieto vivere comunitario, chiunque noi siamo e da dovunque proveniamo. Chi asiatico non è, comunque si trova a proprio agio durante lo Sakura Matsuri. Sarà per il rosa rassicurante dei ciliegi, oppure perché dopo aver preso la grigia metropolitana per arrivare fin qui ha trovato una pace dei sensi grazie alla vita che il luogo emana. Comunque sia, i prati del parco in questi due giorni ospitano non solo piante nel loro momento più rigoglioso, concerti e performance teatrali, ma anche e soprattutto gente che ha un obiettivo principale: rilassarsi, circondato dalla natura e carezzato dal dio Sole, se il medesimo sarà così magnanimo da mostrarsi. Chi ha fede, qualunque fede, sarà premiato. La sua illuminazione, probabilmente, sarà raggiante quanto un ciliegio in fiore.

Pubblicato su Smoking




Sakura Matsuri, that's the name of the most Japanese feast of the incredibly rich events' calendar of New York City. For two days, at the end of April, the Brooklyn Botanic Garden hosts a nature show where pink dominates. An ancient tradition of Japan, transported and transplanted in 'The City' by the many Japanese immigrants. An orgy of beauty, with no much space for artificial fun. The cherry trees in this period are in the most magnificent shape of the year and, as peacocks showing their tales, open their arms in huge umbrellas of natural gorgeousness. Many New Yorkers - that means people from all over the world - take possession of the fields under the trees branches, picnic and hang out with big or small families. Great amounts of hotdogs are boiled, and the lines to get one are impossible. A little stage guests many shows of the Japanese tradition, from the samurais swords show to the more recent rock bands that seem come out of a manga comic. Strange people appear, also directly out of Manga magazines, but many families enjoy the simple pleasure of wondering around through alley of trees that seem to declare their beauty superiority over everything else. A full immersion in mother-nature that recharges the batteries of everyone, with a color so rich of life.

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