martedì 1 gennaio 2013

EMIRATI ARABI - ABU DHABI


LA PISCINA NEL DESERTO
  
‘Vai ad Abu Dubai?’ La confusione regna sovrana sulla geografia del mondo arabo, pochi sono i punti di riferimento in materia, almeno dalle nostre parti. Fra questi la mitica Dubai, sempre più spesso una destinazione simbolo di lusso, di eccessi architettonici, grandi eventi sportivi, divertimento per i musulmani che non sentono la crisi. Se in procinto per partire verso quei luoghi, può capitare che qualcuno ci chieda se la nostra destinazione è, almeno come nome, il frutto del parto fra due luoghi vicini - un’ora d’auto, da Abu Dhabi a Dubai - ma abbastanza lontani fra loro. Lontani come carattere (tendenzialmente seria ed elegante la prima, dichiaratamente godereccia e kitsch la seconda), soprattutto nei progetti di sviluppo. Premesso che il benessere è comune - il santo petrolio -, il futuro che le alte sfere vogliono è tendenzialmente diverso. Un po’ in una lotta per il primato, Dubai vanta maggiore notorietà e vaghe ambizioni da ‘divertimentificio’ d’Arabia, mentre Abu Dhabi punta su grossi progetti in campo culturale: succursali del Louvre e del Guggenheim qui apriranno le porte nei prossimi anni. E, finché c’è il petrolio, tutto (o quasi) si può fare.








Cattedrali nel deserto, grazie all’oro nero
Sarebbe interessante venire catapultati indietro di un secolo, e vedere com’era Abu Dhabi allora. Deserto e villaggi tribali, cammelli, palme, datteri, assa (bastoni da cammello), barche dhow e poco altro. Poi, le nostre auto ce lo ricordano in continuazione, qualcosa è successo. E qualcuno ha fatto i soldi, quelli veri. Gli abitanti degli Emirati se lo possono permettere: non pagano bollette, ci pensa il governo. Lusso, progetti architettonici da faraoni, aiuole nel deserto innaffiate con camion d’acqua ‘importata’. E una popolazione pure importata. Circa l’ottantacinque percento dei residenti provengono da altri paesi. Dei 900.000 abitanti solo il 15% può vantare nonni locali. Di conseguenza, l’atmosfera cosmopolita è un marchio di fabbrica di Abu Dhabi, così come di svariati paesi vicini (grande eccezione il medievale e bellissimo Yemen). Dog sitter filippine, cuochi indiani, giardinieri thailandesi, operai bengalesi, camerieri russi. Ma anche manager neozelandesi o canadesi, impiegati spagnoli o italiani. È difficile trovare un popolo non rappresentato ad Abu Dhabi. Tutti, quando il caldo non li ammazza, da ottobre in poi, a fare jogging lungo la Corniche, o a proteggersi in ambienti in cui l’aria condizionata è di vitale importanza, da giugno a settembre.









Isole e grattacieli
Più che altrove, per orientarsi ad Abu Dhabi, è necessario studiarne la cartina. Solo allora si capisce come la capitale degli Emirati sia un insieme di oltre 200 isole naturali che dal deserto sono state in parte trasformate in città. Le gru e i cantieri spuntano ovunque, nonostante la crisi - sì, anche qui - ne abbia fermati alcuni. L’isola principale è quella con il cosiddetto ‘centro’ e la magnificente Gran Moschea dello Sceicco Zayed, dedicata al ‘padre della patria’, si dice la quarta al mondo per dimensioni: 80 cupole, circa 1000 colonne, una capienza di 40.000 persone, tappeti sconfinati e lampadari con tutti i colori dell’arcobaleno. Seguendo la Corniche, il lungomare sul Golfo Arabico dove tutti vengono a rilassarsi, si raggiunge il cuore dell’abitato, nei pressi del Central Market, che dell’antico souk arabo porta solo il nome. Alla fine della Corniche svetta il gigantesco Emirates Palace, hotel fra i più lussuosi e suntuosi dell’emirato. Perdersi fra le sue sale fa venire il capogiro, tanto alte e scintillanti sono le colonne. Il brillo dell’oro non è solo sulle pareti, è ovunque: nel distributore automatico d’oro massiccio - una specie di bancomat in cui, inserita la carta di credito, si sceglie il pendente desiderato, valutato secondo il peso e la quotazione in tempo reale -, così come nei veli d’oro vero che decorano i dolci della sua pasticceria, piccole opere d’arte a base di zucchero, cioccolato e metallo prezioso. Dallo sfarzo esibito alla storia, a breve distanza si può raggiungere l’Heritage Village, un villaggio dall’atmosfera artificiale, nonostante qualche antico sepolcro, ma in cui è rappresentato ‘l’emirato in miniatura’: il pozzo tradizionale, il forno, il bue vivo, qualche replica di barche da pescatori sulla spiaggia di Breakwater (cartello di divieto di utilizzo di jet-ski, jet-ski che scorazzano all’orizzonte). Il luogo è interessante soprattutto per il piccolo museo, un concentrato di monili, piatti di ceramica, esempi di scrittura araba, coltelli, abiti tradizionali. Non sarà il Louvre, ma ci riporta al volo alle origini di questa regione. Origini lontane, soprattutto se, lasciato l’Heritage Village, la tappa successiva sarà il vicino Marina Mall, uno dei centri commerciali più grandi di Abu Dhabi.









Che ci fa il Cavallino Nero nel deserto?
Poco sopra l’aeroporto internazionale - da cui ogni anno transitano 20 milioni di passeggeri, in buona parte diretti in Oriente -, Yas Island è un’isola più piccola, rispetto alla principale, in cui sono concentrati alcuni tra i punti di richiamo più particolari dell’emirato. Primo fra tutti, specie di calamita per noi italiani, il Ferrari World, megastruttura - è il più grande parco divertimenti coperto al mondo - a metà strada fra il luna-park, la cultura emiliana e l’atmosfera di Las Vegas. Arrivandoci, ci attraversano la mente due pensieri ricorrenti: (1) vorrei vedere la struttura dal cielo (le foto aeree ritraggono una specie di gigantesco ragno rosso, con un cavallino nero al centro e il deserto tutto attorno); (2) vorrei sapere che cosa ne penserebbe il vecchio Enzo Ferrari, se fosse ancora vivo. Certo è, che una volta dentro, è impossibile non essere ammaliati dalla sconfinata creatività che ha sviluppato ogni lato del tema ‘La Rossa’ (leccalecca con il cavallino, montagne russe a velocità da pallottola, pit stop per ragazzini che sognano carriere da meccanico, culinaria emiliana - anche se tortellini e mortadelle in giro non se ne vedono). Se siete bolognesi, poi, potrete godere un brivido. Nel circuito Bell’Italia, una specie di autodromo su binari, a bordo di automobiline clonate dalla Mille Miglia, si scorazza attraverso una specie di Italia in miniatura, fra capitelli romani e monumenti-cartolina. I bolognesi avranno un guizzo d’orgoglio quando vedranno le loro Due Torri (la replica, più o meno alta quanto un cristiano) svettare al centro del circuito, mentre altri monumenti più quotati - come il Colosseo - sono in secondo piano. Auto dentro, auto fuori. Dal Ferrari World al circuito di Formula Uno (www.yasmarinacircuit.ae), quello vero, il passo è breve. La pista vive il suo momento di gloria una volta all’anno, ma non sonnecchia durante il resto del tempo. Molti sono i visitatori che usano la pista per guidare, imparare a guidare, oppure provare l’emozione da copilota all’interno di auto da corsa. Per vedere il gran premio qui fanno a gara fra loro due luoghi particolari, oltre alle classiche gradinate. Gli eletti, prenotati posti mesi prima, potranno assistere alla competizione dalle suite del Viceroy, hotel-tempio del design a cavallo della pista, oppure dalla torre panoramica di Cipriani, succursale del ristorante veneziano. E a fine corsa potranno toccare il cielo assaporando i tagliolini al forno, un paio di piani più sotto.











Il paradiso tra le dune
Nulla di meglio, per chiudere in bellezza un viaggio ad Abu Dhabi, che concedersi qualche giorno di lusso nel sogno fatto realtà. Ideale per una luna di miele o per un incontro d’affari (si dice che un cliente invitato qui non scappi dalle mani…), il Qasr Al Sarab Desert Resort, a oltre due ore d’auto dalla capitale, può apparire, appena arrivati, come un miraggio nel deserto. Atmosfera da mille e una notte, tra arredamenti eleganti e relax estremo, circondati da dune a 360°. Si può andare a godere il tramonto in groppa ai cammelli, oppure dimenticare il passato a mollo nella sconfinata piscina. All’entrata vi sarà offerto tè come non ne avete mai bevuto prima, e datteri che sembrano cioccolatini. L’Arabia Saudita è ad appena 30 km, una distanza infinita, se si considera di raggiungerla attraverso le dune. Ma, una volta qui, difficilmente vorrete andare altrove.















L’ospedale dei falconi
L’Abu Dhabi Falcon Hospital (www.falconhospital.com) è il primo ospedale veterinario dedicato ai rapaci degli Emirati Arabi. Quella dei falconi è un’antichissima tradizione in questa regione e l’ADFH svolge un’opera meritoria per la tutela dei preziosi animali. Attivo dal 1999, ha curato oltre 42.000 volatili. Punto di riferimento per i paesi arabi, l’istituto è specializzato nella cura di tutti gli uccelli, inclusi pollame e uccelli domestici. La sua clinica offre due reparti: quello di cura dei falconi (dalla domenica al giovedì, dalle 8,30 alle 14,30) e quello per gli altri uccelli (stessi giorni, dalle 8 alle 15), oltre a un servizio di pronto intervento 24 ore. Per le visite turistiche, dalla domenica al giovedì, dalle 10 alle 14, è necessaria la prenotazione (tel. 971 2 5755155, fax 5755001, e-mail info@falconhospital.com). L’ospedale è vicino all’aeroporto internazionale, sul lato destro della strada per Sweihan, 3 km dopo il ponte Sweihan. Una curiosità: in arabo burqa è anche il cappuccio per i falchi.


Non solo rapaci, anche tartarughe
Davvero encomiabile il programma di tutela delle tartarughe marine Hawksbill, svolto presso il Monte Carlo Beach Club, sull’isola Saadiyat. La spiaggia del club è una tra le più frequentate da queste tartarughe per depositare le uova, tra marzo e giugno. Con una popolazione decimata dell’80% negli ultimi dieci anni, questi animali sono in forte pericolo di estinzione. Gli esperti coinvolti aiutano le partorienti a godere della privacy adeguata - le zone in cui vengono seppellite le uova sono recintate e ai bagnanti è segnalato di stare alla giusta distanza -, oltre a far trovare la strada corretta ai neonati, verso il mare (si è calcolato che circa 10 per ogni nidiata tendano a dirigersi nella direzione sbagliata). Nel 2010 oltre 350 uova si sono schiuse con successo e le tartarughine sono state accompagnate dai volontari verso il loro destino. Sul bagnasciuga del club, due grandi uova di metallo cromato, un’opera d’arte che ci ricorda la magia dell’ecosistema.



A caccia di orologi
Si narra che l’emiro, quando si fa una camminata fra i comuni mortali, li fermi e chieda loro se hanno dei problemi. Leggendario l’episodio in cui, a qualcuno che rispose di sì, regalò l’orologio da polso. Fatevi un giro lungo la Corniche non si sa mai…

Due grandi alberghi, freschi di architetto
Abu Dhabi ha due nuove perle dell’ospitalità: il Rosewood Abu Dhabi (www.rosewoodhotels.com, a Sowwah Island) e il Ritz-Carlton (www.ritzcarlton.com, vicino alla moschea dello Sceicco Zayed), entrambi attivi dalla fine del 2012.


La jeep più grande del mondo
Lungo la strada per Qasr Al Sarab, fra un autovelox e l’altro, fate caso, a un certo punto sulla sinistra, a uno dei giocattoli più amati dallo sceicco: la jeep più grande del mondo. È finta, ma se vista dalla distanza può sembrare vera.


N.B.: Chi avesse la malinconia di noleggiare un’auto e guidarla ad Abu Dhabi faccia tripla attenzione. Molti guidano orrendamente, e gli incidenti sono più che frequenti.

RISTORANTI
Le Deck
Monte Carlo Beach Club
Saadiyat Island
tel. + 971 2 656 3500
Elegante ristorante all’interno del beach club più esclusivo di Abu Dhabi, ha un menù eccellente che spazia dai piatti di pesce alla migliore cucina mediterranea. Il locale stesso, con arredamento e vecchie foto ispirate al mondo del mare, è un piacere per gli occhi.

Finz
Beach Rotana
tel. + 971 2 697 9350
Fantastici piatti di pesce, forse i migliori di Abu Dhabi. In un edificio separato dall’hotel, per godere un po’ di privacy e apprezzare il meglio che il mare può servirci nel piatto. Non ultimo: un’ottima scelta di vini.


Cipriani
Building 1
Yas Marina, Yas Island
tel. + 971 2 657 5400
Carpaccio e tagliolini al forno sono i marchi di fabbrica di questa ‘succursale’ del noto hotel e ristorante veneziano. Locale ricco di design, con un ‘cugino’ giapponese (Yotto) di fianco e una frequentata discoteca al piano di sopra. Personale ai tavoli quasi tutto italiano, espresso fatto come Illy comanda.







HOTEL
Park Hyatt Abu Dhabi
Saadiyat Island
tel. + 971 2 407 1234
Lusso a 5*, in questo eccellente albergo della nota catena. Camere comodissime e spaziose, ricche di atmosfera e design, quasi tutte con vista sulla bella piscina a pochi passi dalla spiaggia frequentata dalle tartarughe marine per deporre le uova. Colazione ricchissima a buffet e ristoranti con menù internazionali (cucina asiatica, araba ed europea) di primissima scelta. E, per i momenti di relax, la spa e la libreria, con una deliziosa pasticceria.



Viceroy
Yas Island
www.viceroyhotelsandresorts.com/abudhabi/
tel. + 971 2 656 0000
Tempio del design, ideale per chi cerca lusso e architettura creativa al tempo stesso. Posizione più unica che rara, per assistere al Gran Premio di F1: nel bel mezzo della pista. Fra i tanti, ottimi ristoranti al pianterreno, Amici, cucina italiana e mediterranea.


Qasr Al Sarab Desert Resort
tel. + 971 2 886 2088
Gioiello nel deserto della prestigiosa catena Anantara, offre il meglio dell’ospitalità e dell’atmosfera che un hotel di lusso, tra le dune. Un eccellente ristorante a buffet nel sottosuolo, piscina gigantesca, camere confortevolissime con datteri sulla scrivania e tappetino per pregare verso la Mecca.


Da non perdere
Saadiyat Island è un po’ il polo cultural ed elegante di Abu Dhabi. Qui si trova il Saadiyat Cultural District, ‘quartiere’ riservato ai musei (nei prossimi anni vi apriranno le porte il Louvre e il Guggenheim). In particolare, dal 7 al 10 novembre qui sbarca l’arte contemporanea (www.abudhabiartfair.ae). Cinque le categorie: gallerie moderne e contemporanee, design, signature (individuali), beyond (grandi installazioni esterne) e bidaya (‘inizio’, in arabo, per le gallerie emergenti).
Sempre a Saadiyat Island, per godere un momento di lusso e per seguire il progetto di tutela delle tartarughe marine, fate un salto al Monte Carlo Beach Club. Il suo ristorante è eccellente, e gli sdrai a bordo piscina vi faranno dimenticare ogni brutto ricordo. Pochi metri più in là, il mare cristallino, e sul resto dell’isola ben due grandi golf club, il Saadiyat Beach e il Saadiyat Reserve.
Chi ama i progetti faraonici non troverà nulla di meglio, una volta uscito dal Ferrari World, per completare l’opera andando a ficcanasare nel vicino cantiere del Water Park, parco divertimenti acquatico in pieno deserto, la cui apertura è prevista nel prossimo futuro. Godetevelo finché i suoi scivoli giganteschi sono ricoperti dalla sabbia del deserto, solo così potrete apprezzare a pieno la follia del progetto (una volta funzionante, con il caldo che fa, vi verrà solo voglia di tuffarvi).
Infine, chi cerca un po’ di Abu Dhabi ‘autentica’, pre-petrolio, pre-grattacieli, può visitare il mercato del pesce, nel quartiere di Al Mina, all’inizio della Corniche East, tra il commissariato di polizia e il ristorante Al Dafra. Meglio farlo di mattina presto, quando il pesce fresco viene scaricato. E, sempre lungo questa ricerca ‘dell’autenticità’, potete concludere la giornata con una bella fumata di narghilè, in qualche piccolo caffè alla base dei grandi palazzi del centro. A voi scovare il migliore.




Shopping
Abu Dhabi non è terra di mercatini economici, se si esclude quello per turisti all’interno dell’Heritage Village: cartoline, cianfrusaglie, copricapo femminili non per tutte le occasioni. Per acquisti di natura varia e, in media, di buon gusto, il Central Market (‘Souk’) è un’ottima scelta. I suoi negozi propongono abiti, stoffe, gioielli, mobili e molto altro. Prezzi contrattabili, soprattutto con i negozianti indiani. Una delizia che è difficile non acquistare è il pregiato miele yemenita, buono quanto costoso (una quindicina d’euro per un vasetto). Oppure qualche bella confezione di datteri locali, una vera squisitezza. I 16 milioni di palme del territorio ne producono 250.000 tonnellate ogni anno. Gli amanti del souvenir kitsch qui potranno trovare pezzi rari, come i cuscini da sofà con la foto dell’emiro e le calamite da frigo I love Abu Dhabi con le sagome di donne con il burqa. Dulcis in fundo, i quadri che ritraggono sceicchi ed emiri, a cavallo, con il falcone, in posa plastica. Altra buona scelta di negozi al centro commerciale Marina Mall, tra l’Heritage Village e l’Emirates Palace: prezzi non economici, ma ampia scelta. Oltre alle belle stoffe e sciarpe leggere, nel negozio del Qasr Al Sarab Desert Resort si possono acquistare scintillanti cammelli di cioccolata, ricoperti di carta dorata. Sono un regalo di sicuro effetto, ma per trasportarli vi servirà un frigo da viaggio… Per gioielli con tocco locale visitate l’atelier dell’orafa e designer Azza Al Qubaisi, (www.arjmst.com) o il negozio Made in UAE (www.miuaes.com). Per profumi fantastici, The House of Aoud, nel centro commerciale Marina Mall.


La cucina
Con l’85% circa di popolazione immigrata da altri luoghi la ‘cucina della nonna’, ad Abu Dhabi, in pratica non esiste (a meno che non intendiamo una nonna filippina, come gran parte dei domestici impiegati nella ristorazione casalinga…). Piatti tradizionali della cucina degli Emirati e di molti paesi arabi - inclusa l’India musulmana -, in generale, sono l’Al Harees (carne o pollo e frumento, macinati assieme e cucinati lentamente in un forno di argilla, serviti con burro indiano ghee; il risultato finale, di solito, è una specie di purè), l’Al Majboos (carne o pollo bolliti con spezie assortite - cumino, in particolare - e lime essiccato, serviti assieme a riso, se possibile Basmati) e l’Al Madrooba (un mix di pesce o pollo essiccato nel sale, spezie e una densa salsa). Nei ristoranti, però, è più facile reperire il Mixed grill, un po’ l’evergreen del mondo arabo: carni assortite, cotte al forno (l’ideale sarebbe un forno verticale di argilla, come quello usato in India per cucinare il pollo tandoori), su spiedo. Servite in un piatto con verdure arrostite, il tutto accompagnato da qualche salsina leggermente piccante. Le varietà sono infinite, da ristorante a ristorante, da casa a casa.









Come arrivare
Ethiad (http://www.etihadairways.com/sites/etihad/IT), la compagnia di bandiera, è considerata tra le migliori al mondo - lusso estremo in business e first, comfort insolito in economy -. Il volo diretto da Milano Malpensa dura circa 6 ore.


Pubblicato su Viaggiando

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1 commento:

  1. I was dreaming to stay on that hotel when I am in Dubai before, but I had no enough time to spend.

    Khalifa City A

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