Ricca
di tradizioni e di storia, la cittadina di Cento - in provincia di Ferrara, ma
quasi equidistante da Bologna (a 30 km), Modena (a 36 km) e Ferrara (a 32 km) -
fu elevata a rango di ‘città’ nel 1754, sotto il pontificato di Benedetto XIV.
Di origine romana, il territorio del ‘Casale di Cento’ viene nominato per la
prima volta in documenti risalenti al 799. Verso la fine del secolo XII Cento
risulta un dominio dei vescovi di Bologna, concesso in enfiteusi agli abitanti
affinché la bonifichino e la coltivino. Nella seconda metà del Duecento, nei
limiti dell’attuale circonvallazione, è protetta da un terrapieno e da una
fossa con quattro quartieri e altrettante porte. Durante il Medioevo le pianure
circostanti vengono invase dalle paludi e la pesca al gambero, presente ancor
oggi sullo stemma del Comune, diviene una delle attività economiche più
importanti. Nel 1375 Cento si divide, dopo svariate lotte, da Pieve di Cento,
cittadina attigua con la quale formava un unico territorio e un’unica
amministrazione, il ‘Popolo di Cento’. Alla fine del Quattrocento viene
attraversata dal fiume Reno, che devia il suo corso, dando vita a due paesi. Nel
1502 la cittadina venne sottratta al dominio vescovile e concessa, in
sopraddote da Papa Alessandro VI alla figlia Lucrezia Borgia, in occasione del
suo matrimonio con il futuro duca di Ferrara Alfonso I d’Este. L’immissione del
Reno nel Po di Ferrara, verso il 1520, consentì la bonifica del Centese
settentrionale. Da allora il prodotto più redditizio fu la canapa, che veniva
esportata a Ferrara e a Venezia attraverso quella via fluviale così importante
che fu il Canalino di Cento. Cento raggiunse il suo massimo splendore nel XVII
secolo grazie alla fama conquistata dal suo cittadino più illustre, Giovan
Francesco Barbieri (1591-1666), detto il Guercino. Sulla scia di notorietà del
pittore, a Cento sorsero le Accademie della Notte, dell’Aurora, del Sole, degli
Oscuri e dei Rinvigoriti. Dopo la devoluzione della città da parte del Ducato
di Ferrara alla Santa Sede nel 1598, il governo Pontificio lasciò invariata la
dipendenza di Cento da Ferrara. Durante il periodo della Repubblica Cisalpina
(1797) Cento divenne capoluogo del Dipartimento dell’Alta Padusa: nel territorio
erano inclusi otto comuni per complessivi ottantamila abitanti. Nel 1815, in
forza del Trattato di Vienna, Cento ritornò a fare parte della legazione di
Ferrara. Durante le vicende risorgimentali Cento fu il luogo natio di Ugo
Bassi, il prete barnabita unitosi a Garibaldi e fucilato dagli austriaci a
Bologna nel 1849. Nel 1859, dopo la seconda guerra d’indipendenza, e in seguito
a un plebiscito, Cento fu annessa al Regno d’Italia con la provincia di
Ferrara.
Cento
oggi
La
città, dopo crisi e lotte conseguenti all’ultimo conflitto, ha dato vita a una
moderna organizzazione industriale, sviluppando l’artigianato e il commercio.
L’agricoltura ebbe, fin dal Medioevo, un grande impulso grazie a un sistema
peculiare di appoderamento, detto ‘partecipanza agraria di Cento’, che
consisteva in una ridistribuzione ventennale delle terre fra i discendenti
maschi delle novanta famiglie originariamente investite. Questa divisione,
tuttora in vigore, risale alla fine del XII secolo; l’ultima effettuata risale
al 1979. Sul piano economico-sociale Cento in passato era conosciuta come una
tranquilla, fiorente cittadina a carattere prevalentemente agricolo. Le uniche
industrie esistenti erano quelle legate alla lavorazione della canapa. Alla
fine della Seconda guerra mondiale, tuttavia, Cento subì una trasformazione
radicale: la città acquisì una nuova fisionomia industriale, a struttura
diversificata. È l’industria medio-piccola che oggi caratterizza la vita
produttiva di questo centro, unita all’attività dei laboratori artigiani,
operanti in diversi settori. Questo sviluppo civile ed economico poliforme non
sembra avere leso il tessuto sociale locale, che è rimasto legato alle vecchie
tradizioni. Fra queste, sicuramente spicca il famoso Carnevale, ormai noto in
tutta Italia, che si tiene ogni anno.
Il
Carnevale
a partire dal 27 gennaio, fino al 3 marzo 2013
Tutta la cittadinanza
partecipa in massa a questa festa imponente, allestendo gruppi carnevaleschi e
carrozzoni di cartapesta, piuttosto simili a quelli di Viareggio. Ultimamente
l’amministrazione comunale ha lanciato una vasta opera di promozione della più
importante ricorrenza centese, invitando noti personaggi della televisione e,
dal 1993, anche alcune scuole di samba di Rio de Janeiro. La prima a essere
stata ospitata, per un mese intero, fu la Mangueira, una delle escolas
più famose della capitale carioca. Durante quattro fine settimana di sfilate a
ritmo di samba, splendide mulatte in calzamaglia - per proteggersi dal gelo di
febbraio - sfilano lungo le vie principali del centro storico, lasciando
ammutolita la popolazione per l’enorme sfoggio di vitalità, nonostante uno
sbalzo di temperatura di almeno 30°C e un rapporto con il carnevale, da parte
italiana, decisamente più statico e freddo. In cambio all’ospitalità offerta
alle scuole di samba, anche un carrozzone del carnevale centese, a partire dal
1995, è stato ospitato a Rio de Janeiro, durante le sfilate nel Sambódromo. Quest'anno l'inaugurazione del Carnevale sarà il 27 gennaio, con una serie di eventi collaterali (http://www.carnevalecento.com/news.html). Le date ufficiali delle sfilate sono il 10, il 17 e il 24 febbraio, con la sfilata di chiusura il 3 marzo.
La cucina e gli
altri eventi
Al carnevale centese si
associano diverse manifestazioni, durante le quali non ci si può esimere
dall’assaggiare le specialità di questa terra ricca e, da sempre, buongustaia.
La gastronomia centese risente beneficamente degli influssi delle vicine cucine
bolognese, ferrarese e, in parte, modenese. Sulle ricche tavole imbandite
possono essere gustati tortellini, lasagne, maccheroni ‘al pettine’, rane,
lumache, arrosti e insaccati. Centesi sono gli gnocchi fritti e ingrassati, i sabadoni
(dolci natalizi), le sfrappole (dolci di carnevale), la ciambella (dolce
pasquale) e la torta di riso. Ottimo è anche il pane, che risente della grande
tradizione ferrarese. Per quanto riguarda i vini, il territorio centese non
produce ormai più l’unico vino di tradizione (il Clintòn), ma i vini propri
dell’area bolognese (Trebbiano e Montuni), l’Albana e il Sangiovese, oltre al
Lambrusco, importato dal modenese.
A parte il Carnevale,
il calendario delle manifestazioni ricorrenti centesi è piuttosto intenso
durante tutto l’anno. Il 3 febbraio si festeggia il patrono della città, San
Biagio, con funzioni religiose, una sagra e un mercato. In settembre si tiene
il ‘Settembre centese’, in concomitanza alla Fiera di Cento: un concorso
internazionale per voci liriche (Premio Borghatti, biennale) e uno nazionale di
interpretazione musicale (Città di Cento); il premio B. Campagnoli (biennale);
una mostra nazionale dell’Hobby (biennale); una rassegna di magia; mostre di
pittura, scultura e fotografia; la rassegna gastronomica Coquina; la Fiera di
Cento, istituita nel 1584; rassegne musicali, conferenze e dibattiti, teatro in
piazza. Nel periodo autunnale-invernale, inoltre, si tengono stagioni teatrali
di prosa, balletto, lirica e musica sinfonica a cura del Teatro Comunale
Borgatti; una stagione concertistica a cura del circolo musicale Campagnoli;
concerti lirici a cura degli ‘Amici del Loggione’; esecuzioni corali a cura del
Coro Pina Agostini Bitelli e della Cappella Musicale di San Biagio. In dicembre
gli Incontri di Capodanno: dibattiti, mostre, incontri culturali e teatro; il
Premio nazionale di letteratura per l’infanzia, a cura della Cassa di Risparmio
di Cento e dell’Università di Ferrara; la rassegna nazionale dei Presepi.
Infine, nell’arco dell’anno, Cento dedica un premio nazionale - il Guercino
d’oro - al suo personaggio più illustre; presso la Pinacoteca si tengono mostre
e rassegne d’arte, così come presso la Galleria d’Arte Moderna Bonzagni e la
Chiesa di San Filippo; mostre di antiquariato all’Accademia dell’Arte Antica.
Il centro storico
Numerosi sono gli edifici
storici di Cento che possono essere visitati percorrendo un unico itinerario.
Si può partire dalla Piazza del Guercino, cuore della città, posta all’incrocio
tra Corso Guercino e Via Provenzali. Su di essa si affacciano il Palazzo
Comunale (degli inizi del Seicento, in origine una residenza privata) e il
Palazzo del Governatore (del 1502, ospitò originariamente i Commissari ducali;
al suo interno ha sede la Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni). Poco
distante si trova il Teatro Comunale Giuseppe Borgatti, inaugurato nel 1861 e,
solo in seguito, intitolato al noto tenore centese. La grande Rocca risale al
1378 e fu modificata a più riprese in seguito. Venne costruita a scopo di
difendere il centro abitato e, di fronte al torrione principale, si trova una
statua dedicata al Guercino. Tra le case signorili spiccano Casa Pannini (in
Corso Guercino, una delle più antiche, caratterizzata da un bel portico
trabeato in legno), Casa Provenzali (oggi Benazzi, lungo Via Provenzali;
conserva fregi dipinti dal giovane Guercino), Palazzo Rusconi (in Corso
Guercino, è del 1866 e ha un grande scalone decorato con statue in stucco), Palazzo
Scarselli Tassinari (in Via Ugo Bassi, risale al 1711) e Villa Giovannina (a
circa due chilometri dal centro; è della fine del Quattrocento e ospita
numerosi affreschi di un allievo del Guercino). Tra le chiese vanno ricordate
quella del Rosario (inaugurata nel 1645, ospita la cappella di famiglia del
Guercino), la Basilica Collegiata di San Biagio (la più importante di Cento,
completamente ricostruita tra il 1732 e il 1744; conserva numerosi dipinti),
quella di San Pietro (nella Via Cremonino, è dell’Ottocento e ospita opere di
allievi del Guercino), quella dei Servi (in Via Gennari, risale al primo
Seicento e conserva un grande affresco del Guercino) e quelle di San Lorenzo
(in stile barocco) e di San Rocco e San Sebastiano (ricostruita alla metà del
Settecento). Assolutamente da non perdere, infine, è la Pinacoteca Civica, dove
si trova la maggiore concentrazione al mondo di opere del Guercino. Costruita
nel 1839 per raccogliere le opere d’arte recuperate dopo le requisizioni
napoleoniche, la Pinacoteca ospita anche capolavori di pittori non centesi.
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