negli ultimi anni ho
collaborato a Panorama Travel, soprattutto per la scrittura di articoli - al
Sommo Direttore Pini piace/va come scrivo. problemi meteoropatici con le ultime photoeditoresse le hanno
portate ad arricchire le agenzie fotografiche piuttosto del sottoscritto (per
fortuna altre agenzie vendono le mie foto nel mondo intero). ciononostante,
grazie a PT (Panorama Travest, come la chiamavo io - ma non ditelo a Pini) ho
fatto viaggioni per mio conto, soprattutto in Asia, e qualche fantastico
viaggio stampa (strutture di superlusso dove mai avrei potuto andare con il mio
portafogli sempre semivuoto). l'ultimo viaggio per conto mio, su missione per
PT, fu in Giappone, due anni fa. lì lo tsunami mi colse, lì dirottai su
Okinawa, dove sto vivendo e dove ho parcheggiato diversi pezzetti di cuore. il
mio articolo sul Giappone fu rimandato da Pini al dopo-Fukushima, cioè al mai,
visto come va il processo di bonifica della centrale nucleare devastata.
l'ultima missione per PT è stata nella splendida Mauritius, qualche mese fa.
ora leggo sul post di
un amico che PT ha chiuso bottega qualche giorno fa. Fèssbokk vede e provvede.
nessuno della Redazione mi ha comunicato alcunché, anche perché credo siano
tutti fuggiti da Segrate con gli scatoloni in mano, come fanno gli americani
nei film quando traslocano definitivamente dalla scrivania. non mi è chiaro che
sarà del mio paio di articoli in stand-by (Malacca, Mauritius), né del progetto
per un futuro viaggio stampa alle Maldive. sono davvero dispiaciuto per tutto
ciò, oltre che per la perdita economica e di possibilità di viaggio, anche
perché la Redazione di PT aveva il raro pregio di non massacrare i miei
articoli, dote rarissima nelle redazioni delle riviste. e mi dispiace per
quelli che all'interno della Redazione hanno lavorato bene. Berlu, in perenne
campagna elettorale, ha più volte dichiarato di non aver mai messo a casa
nessuno dei suoi soldati, e se ciò è vero vuol dire che chi ha decimato i
giornalisti a Segrate non lo ha detto al proprio Capo Supremo, occupato a
disegnarsi i capelli con i pennarelli.
questioni tricologiche
a parte, nell'articolo che mi ha comunicato il lutto (qui sotto riportato il
link) colgo una contrapposizione già strasentita fra 'riviste vere, che fanno
informazione' e 'riviste marchettare', schiave degli sponsor e della
pubblicità. anche se ho iniziato la mia carriera di fotogiornalista 25 anni fa
(lasciando molti cadaveri sul campo: Tutto Turismo, Gente Viaggi, ecc.) in
maniera epica, facendo questione di viaggiare con 10$ al dì ovunque, zaino in
spalla e stalle con piattole come alloggi, nel mezzo del cammin della mia
piccola vita ho dovuto scoprire l'acqua calda: senza marchette, sponsor e
pubblicità, le riviste muoiono. se non metti la gasolina nel serbatoio la
macchina non va, lo sanno perfino qui a Okinawa.
un piccolo aneddoto per
sfatare questo ennesimo luogo comune che sa di spocchia da 'viaggiatore'
anziché 'turista' (roba ritrita, trapassata e cremata). anni luce fa una Somma
Rivista - non faccio nomi - mise sul
trono un nuovo direttore. era appena uscito il mio 'Tropico Banana', poco dopo
'L'isterico a metano'. il neoDir cercava penne ggiovani per far risorgere una
rivista che, con la gestione precedente, sembrava il catalogo Postal Markett.
voleva racconti di viaggio freschi, che risvegliassero dalle catacombe i
lettori anestetizzati dagli orologi da portare a Malindi pubblicizzati nella
rivista patinata da pag. 70 a pag. 150. ci incontrammo in un bar cool della
Milano da bere. il postaccio era così cool che qualche tavolo più in là giaceva
incastrato con la panza Giulianone Ferrara. quattro chiacchiere al volo e il
neoDir mi assoldò. come da copione gli scrissi un paio di articoli, uno me lo
pubblicò. per qualche numero il neoDir ci provò sul serio, a pubblicare roba
vispa, divertente. poi, dopo qualche mese, il boss dell'ufficio vendite si
presentò con rendiconti in picchiata. dopo breve rincominciarono gli orologi
indispensabili sotto una palma in un resort tropicale.
come concludere questo
triste bollettino di guerra? augurando buonissima fortuna ai Pasdaran
dell'informazione, a quelli che non perché trombati da qualche editore si
trasformano da giornalisti in camerieri (con tutto il massimo rispetto per la
categoria che a tavola mi porta le tagliatelle al ragù). ormai a spasso siamo
così in tanti che o fondiamo una cooperativa di mutuo soccorso o ci inventiamo
qualcosa di nuovo come contenitore delle nostre avventure. addio, carta
stampata, gli alberi ringraziano. e un abbraccio a Panorama Travest. non
temete, redattori: altre crociate verranno, per tutti.
http://www.sailingandtravel.it/blog/editoriali/2013/01/22/da-pionieri-a-contenitori-di-marchette-il-declino-delle-riviste-di-viaggio.html
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