L’importante festa cattolica, molto di moda ad Hanoi, in Vietnam
Boicottato in passato durante i periodi più ‘integralisti’ dal regime comunista vietnamita, il natale oggi sta avendo un grande successo nel Paese di Ho Chi Min. Trainato da un’economia rampante, grazie a una mano d’opera dai costi irrisori e a turni di lavoro praticamente senza orari, il Vietnam è molto sensibile al mercato, esterno quanto interno. E lo sappiamo bene: il natale, oltre che festa cristiana per eccellenza, è sinonimo di business, parola chiave nel Vietnam attuale. Sullo sfondo di un panorama a maggioranza atea, in parte influenzata dalle religioni cinesi, il cattolicesimo si è fatto spazio anche nel pragmatico Paese asiatico, soprattutto negli ultimi anni. Un po’ come se i vietnamiti della ‘grande città’ avessero capito che fare affari non è tutto, nella vita. Anche alcuni di loro, dunque, hanno iniziato a sentire il bisogno di qualcosa di più profondo, di quella materia inconsistente ma ricca di valori che porta il nome di fede. Ed è lecito pensare - scusate il cinismo - che cattolicesimo faccia anche un po’ Europa, luogo immaginario ma di moda, simbolo di lusso e di eleganza per molti asiatici. Si può quindi sospettare che, almeno per alcuni, essere cattolici rappresenti anche uno status symbol, oltre che un credo vero e profondo. Ci è permesso pensarlo se incappiamo nella messa di natale, gremita a dismisura, nella colossale cattedrale di Saint Joseph, classe 1886, nel cuore della città vecchia, a due passi dal ristorante italiano Mediterraneo, altra istituzione della capitale. Per trovare un posto a sedere nella chiesa la mattina del 25 dicembre forse bisogna avere amici degli amici, oppure si deve arrivare all’alba. Dopo una certa ora riuscire a entrarvi e sedersi è una missione impossibile. La gente si accalca all’ingresso principale con sedie accessorie di plastica, e sul retro, alle spalle della navata centrale, chi non ha trovato spazio nella zona ‘VIP’ si accomoda in una saletta a seguire il rito via video. L’evento, per alcuni, offre anche il momento ideale per sfoggiare l’abito migliore del guardaroba. Esserci è un’occasione insostituibile per fare vetrina, oltre che di arricchimento dell’anima. Qualche fanciulla prosperosa indossa abiti poco in pendant con la sacralità della situazione, ma quasi tutti i gentleman vestono completi tirati a lucido, inamidati come mai prima. E, qualche eccentrico, una cravatta con molti babbi natale o pupazzi di neve, alternati a bandierine americane. Per il resto dell’ateo Vietnam questo è un giorno come gli altri, ma per la comunità cristiana, così come per chi è riuscito a strappare un giorno di ferie in quanto impiegato in un’azienda occidentale, la messa di Saint Joseph è un appuntamento da non perdere.
Una messa da non mancare
A officiare il rito è il vescovo locale, che giunge all’ingresso della cattedrale dopo una breve processione lungo un lato dell’edificio. Bastone pastorale alla mano, sembra un papa asiatico, forse precursore di una realtà che un giorno verrà. È seguito da un folto gruppo di religiosi del cattolicesimo vietnamita: preti e suore, innanzitutto, ma anche rappresentanze della cultura locale, donne avvolte in bellissimi Áo Dài, l’abito tradizionale usato dalle ragazze nelle scuole superiori, e uomini che vestono il corrispondente, elegante abito dalle tinte scintillanti. Alcuni bambini delle ‘famiglie bene’ vengono mandati incontro al vescovo per salutarlo, e i fotografi locali impazzano mentre il prelato li accoglie con un sorriso benedicente. I bambini fanno la parte del leone in questa occasione. Molti di essi, seppur poco più che neonati, vengono portati alla cattedrale dai genitori vestiti da babbo natale. I loro abiti rosso fuoco sono venduti in grandi quantità nelle vie adiacenti la cattedrale durante i giorni che precedono la ricorrenza, e i negozianti fanno affari d’oro. Vestirsi così e posare è un tutt’uno, in un unicum di vanto, sfoggio di orgoglio materno/paterno e divertimento, soprattutto per i genitori ma anche per i fanciulli più cresciutelli. Gli adolescenti in qualche modo li scimmiottano, di solito limitandosi a un cappello da babbo natale. Il sagrato della cattedrale, quel giorno, vede un incessante viavai di motorini con interi nuclei familiari a bordo, tra cui, spesso, almeno un babbo natale in miniatura. I vietnamiti sono noti per trasportare famiglie complete, oltre che tutte le merci del creato, a bordo delle loro moto (motorini cinesi per i meno benestanti, giapponesi per il ceto medio, qualche scintillante Vespa per i ricchi).
Alcuni bebè arrivano avvolti in zanzariere usate come filtri antismog, mentre i più giungono con enormi mascherine a proteggere la bocca, visto il forte inquinamento provocato dall’infinità di tubi di scappamento per metro cubo. Sempre sul sagrato, tra i fedeli si intrufolano mendicanti, venditrici di quotidiani o di palloncini con il faccione di Santa Claus (ogni tanto scacciate a male parole da qualche panciuto guardiano in divisa) e un bravissimo ‘scultore’ di pupazzetti fatti con il pongo. Con abilità da miniaturista, l’artigiano scolpisce microscopici babbi natale a suon di polpastrelli e unghie, forgiandoli con palline di pongo finemente modellate e infilzate su bastoncini da spiedini. I bambini ne vanno pazzi e le mamme devono aprire il portafogli, pena la tragedia. La gente fa la ressa per immortalarsi, con una bella serie di foto, mentre posa con l’ultimo bebè arrivato in famiglia, o con la fidanzatina, alla base del grande albero di natale e del presepe allestiti all’entrata della chiesa.
Alcuni bebè arrivano avvolti in zanzariere usate come filtri antismog, mentre i più giungono con enormi mascherine a proteggere la bocca, visto il forte inquinamento provocato dall’infinità di tubi di scappamento per metro cubo. Sempre sul sagrato, tra i fedeli si intrufolano mendicanti, venditrici di quotidiani o di palloncini con il faccione di Santa Claus (ogni tanto scacciate a male parole da qualche panciuto guardiano in divisa) e un bravissimo ‘scultore’ di pupazzetti fatti con il pongo. Con abilità da miniaturista, l’artigiano scolpisce microscopici babbi natale a suon di polpastrelli e unghie, forgiandoli con palline di pongo finemente modellate e infilzate su bastoncini da spiedini. I bambini ne vanno pazzi e le mamme devono aprire il portafogli, pena la tragedia. La gente fa la ressa per immortalarsi, con una bella serie di foto, mentre posa con l’ultimo bebè arrivato in famiglia, o con la fidanzatina, alla base del grande albero di natale e del presepe allestiti all’entrata della chiesa.
Il mondo su una motor-bike
Se si fa una media di almeno un motorino per famiglia vietnamita, potete immaginare l’affollamento di ruote e lamiere che si accalca quel giorno nei dintorni della cattedrale. Il parcheggio sul retro è surreale. Sulla parete si staglia un grande bassorilievo raffigurante la classica scena biblica di Betlemme, con i Re Magi a bordo di cammelli. Davanti a tutto ciò domina un tappeto tridimensionale, una specie di barricata fitta e invalicabile composta da centinaia di scooter. Lo stesso panorama circonda il sagrato, con gente che fa peripezie da contorsionista all’atto del parcheggio, per infilare la propria moto a un millimetro da quella del vicino, con la pretesa di uscirne senza provocare un crollo da pedine di domino, a valanga. Il momento più incredibile è all’uscita dalla messa, quando tutti hanno la necessità di tornarsene a casa, contemporaneamente. Pronunciato l’andate in pace/amen, dopo qualche minuto la zona della cattedrale sembra trasformarsi nella griglia di partenza di una gara di Formula Uno, almeno come intensità del rombo dei motori. Sciami di gente e marmitte, tutti/e apparentemente impazzite, incastrate fra loro, che cercano di spingersi in ogni direzione. I marciapiedi cessano di avere la funzione di fare marciare i piedi, trasformandosi in corsie d’emergenza, con mezzo Vietnam in stato di emergenza. I pochi pedoni - qualche anziano o bambino -, con il sogno ottimista di attraversare la strada e scappare da quell’inferno, a stento non viene travolto dai cavalloni di gente con ansia da partenza, mentre impugna con una mano il manubrio e con l’altra il telefono cellulare. Qualche disperato trova rifugio sotto un albero, in attesa che l’orda passi e si possa riprendere a camminare. Vista la babele che esplode sul sagrato, non è infrequente assistere a qualche rissa scatenata dagli antichi, ritriti screzi della viabilità. Personalmente ho assistito a un tentativo di omicidio, scatenato dal solito VIP con fuoristrada arrogante - probabilmente un alto funzionario del Partito - che all’uscita dalla messa ha semitravolto, con parafanghi e imprecazioni, un cristiano qualsiasi, dotato di semplice motorino d’ordinanza, proletario. Scontro fra classi, da sempre venefico. Ogni vietnamita, dentro di sé, porta un’anima belligerante - gli americani lo hanno imparato a sanguinose spese -, per cui se attaccato da forze nemiche può esplodere in attacchi d’ira assassini, non importa il numero dei nemici (l’intera famiglia del ricco con il SUV), la dotazione delle armi avversarie (parafanghi di metallo importato, grandi ruote con battistrada nuovo, probabili amici importanti nel Partito) e la situazione (il Santo Natale). Ci si sono dovuti mettere in quattro, tra cui la moglie del VIP (le donne vietnamite sanno essere sanguinarie tanto quanto gli uomini, Vietcongdocent) e la solita guardia tuttofare anti-venditrici-di-palloncini, per evitargli che scannasse l’autista arrogante, rifugiatosi all’interno del fuoristrada a finestrini ben chiusi.
La notte della Vigilia, non per tutti
Siete uomini/donne con i peli sul e dentro il petto? Allora, per dimostrarlo a voi stessi, fate come me. Arrivate ad Hanoi la sera del 24 dicembre, se possibile nel lontano aeroporto internazionale. E cercate di raggiungere un albergo qualsiasi nel quartiere della cattedrale con un taxi. Quella sera la zona è pedonalizzata, per cui se avete un pesante bagaglio appresso preparatevi a fatiche ciclopiche, anche se avrete scovato il taxi più moderno ed efficiente di tutto l’aeroporto. Il viaggio fino alla cattedrale, a quell’ora, vi offrirà un’esperienza unica. Se di solito il traffico di Hanoi è imbottigliato ventiquattrore al giorno, quella sera sarà inestricabile. Procederete a passo d’uomo, per lunghi chilometri, tra camion spetazzanti e migliaia di motorini apparentemente senza controllo. Ciliegia sulla torta, per dare un tocco ancor più surreale al tutto e ricordavi che ora è, svariati fidanzatini in processione su due ruote verso il centro avranno un cappello da babbo natale sulla testa. Capirete di essere arrivati a destinazione - a qualche isolato dal traguardo: le transenne vi imporranno di salutare il tassista e di incamminarvi, carichi come muli, attraverso la bolgia - quando i cappelli da babbo natale saranno centinaia. L’impressione sarà quella di essere arrivati a un motoraduno, dove maniaci di Santa Claus, importato per gioco da Paesi ad anni luce di distanza, si sono dati appuntamento. Arrancherete verso la camera d’albergo e, molto probabilmente, anche se il mondo là fuori - una bailamme di fidanzatini mano-nella-mano con cappello rosso e pompon bianco, canti di natale, bancarelle di cibo fumante, orde di persone che cercano di entrare nella cattedrale per la messa di mezzanotte - è estremamente interessante, una volta trovato un rifugio sicuro non metterete più piede in strada, almeno fino al mattino seguente. E non sarà difficile darvi torto. Buon Natale!
Pubblicato su Smoking
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