Istituzione
di Goa fin dagli anni Sessanta, il Flea Market di Anjuna, in una zona dell’abitato che si stende fino alla spiaggia,
è una babele di vecchi e nuovi hippie, turiste russe seminude, mendicanti,
pifferai con bue addobbato, gelatai ambulanti e gente di tutte le razze e i
colori. Tutti riuniti qui appassionatamente ogni mercoledì che si rispetti,
dall’alba al tramonto. Impossibile tracciare una mappa del luogo, inevitabile
perdersi. Ecco il menù dello shopping: spezie, sari, anelli, braccialetti, collane,
abbigliamento freak, parei, t-shirt con Che Guevara, Gandhi, foglie di
marijuana, Ganesh e altri dèi; e poi: burattini del Rajasthan, lampade, CD con
musica trance Goa-style, borse con mille specchietti fatte dall’etnia lamani, occhiali sole, henné rosso e
nero, scarpe, sandali, intere moto (vecchie e gloriose Enfield), tamburi,
statue con tutti gli dèi del pantheon indù, pifferi per incantare serpenti,
tabacco e sigarette, scatoline porta hascisc, statuette raffiguranti elefantini
con perline, incensi, minerali, amache, medicina ayurvedica, maschere legno,
foto, frutta, lampade di stoffa, zanzariere, borse con i divi di Bollywood (ma
anche e di nuovo con Che Guevara e gli dèi), tè. Tutto da contrattare fino allo
spasimo. E, per rimanere in tema e ritemprarsi dalle fatiche dello shopping, un
bel tè alla German Bakery, altra istituzione del luogo, a breve distanza (in
linea d’aria) dal mercato. Bel giardino, ma portatevi il repellente per le
zanzare.
Mercoledì Anjuna, sabato sera Arpora. Qui, lungo la strada principale dell’abitato, dal 1990 imperversa il Saturday Night Market (ufficialmente Ingo’s, dedicato al tedesco che lo ideò). Minuscolo agli inizi, colossale oggi. Vi si ritrova, in pratica, tutto ciò che si vende ad Anjuna, ma con qualche differenza. Qui le turiste russe anziché il tanga vestono la minigonna (di sera è freddo, e l’abito lungo fa chic), alcune bancarelle si atteggiano a gallerie d’arte di Chelsea (con prezzi relativi) e la parte del leone la fa la culinaria. Trovare da parcheggiare è un’impresa e la fila per i polli allo spiedo - una rarità, nell’India tutta-tandoori - è infinita, ma cenare qui offre una carrellata globale di sapori a prezzi quasi indiani. Dai veri wurstel tedeschi al sushi più raffinato, si può provare di tutto, incluso l’ottimo vino indiano Big Banyan (dietro c’è lo zampino abruzzese).
Mercoledì Anjuna, sabato sera Arpora. Qui, lungo la strada principale dell’abitato, dal 1990 imperversa il Saturday Night Market (ufficialmente Ingo’s, dedicato al tedesco che lo ideò). Minuscolo agli inizi, colossale oggi. Vi si ritrova, in pratica, tutto ciò che si vende ad Anjuna, ma con qualche differenza. Qui le turiste russe anziché il tanga vestono la minigonna (di sera è freddo, e l’abito lungo fa chic), alcune bancarelle si atteggiano a gallerie d’arte di Chelsea (con prezzi relativi) e la parte del leone la fa la culinaria. Trovare da parcheggiare è un’impresa e la fila per i polli allo spiedo - una rarità, nell’India tutta-tandoori - è infinita, ma cenare qui offre una carrellata globale di sapori a prezzi quasi indiani. Dai veri wurstel tedeschi al sushi più raffinato, si può provare di tutto, incluso l’ottimo vino indiano Big Banyan (dietro c’è lo zampino abruzzese).
Altra
storia sono i grandi mercati delle grandissime città. Nella capitale, Delhi, fra i tanti se ne possono
scegliere tre. Chandni Chowk
(fermata metro omonima) è quello più verace, pochi souvenir e molta sostanza.
Antico, incastonato in una babele di viuzze a ridosso della moschea Jama
Masjid, nel cuore di Old Delhi, è un continuo viavai di risciò, muli carichi di
merci, banchetti per il chai,
venditori di frutta e di abiti, di oggetti per il culto e di
‘stiratori’ professionisti. Facile perdersi. Cercate, però, di non perdere la
pasticceria Ghantewala, ‘mithai shop’,
specializzato in dolcetti mithai (1862-A, Chandni Chowk, ghantewala.com),
un’istituzione di Delhi, fondata nel 1790.
Più per signore ‘per bene’, alla ricerca di sari di alta sartoria, di un pranzo chic o di croccantini quotati in borsa per i loro barboncini, è il Khan Market, altra istituzione di Delhi, non lontano dall’India Gate e dai Lodhi Gardens. Meno odori e prezzi più alti (nel 2007 è entrato in classifica come il sedicesimo mercato di strada più caro al mondo), vi si può reperire di tutto un po’. Un suo punto di riferimento è la pluridecorata libreria Bahri Sons (Flat n°6, booksatbahri.com), dove si possono acquistare bei libri fotografici sull’India, in buona parte pubblicati dal baffuto proprietario del locale.
Chi, invece, è a caccia di souvenir non dovrebbe mancare il mercato di Dilli Haat (di fronte all’INA Market, lungo Sri Aurobindo Marg). Con circa una sessantina di espositori, rappresenta tutta la produzione artigianale di ogni Stato della federazione indiana. Borse, statue, vasi, ceramiche, tessuti, lampade, bigiotteria, burattini e molto altro. Mercato ‘moderno’ - ha un accesso per le sedie a rotelle, una rarità in India -, ha anche vari ristorantini. Una sua succursale si trova nei pressi della stazione della metropolitana Netaji Subash Place, e altre verranno inaugurate in futuro.
A Mumbai, infine, è d’obbligo visitare il Crawford Market, a breve distanza del Victoria Terminus, nella parte meridionale della città. Situato all’interno di un complesso tra il Normanno e il Gotico del 1869, fu il primo edificio indiano a essere illuminato dall’energia elettrica nel 1882. I settori principali sono dedicati alla frutta (in aprile vi troverete manghi spettacolari), alla carne (da evitare per i deboli di stomaco) e agli animali domestici (vivi). Canarini e cagnolini a volontà, spesso intontiti dal forte calore. Odori forti, un po’ dappertutto. Sugli scaffali dei negozietti in particolare spezie e dolci, tra cui meravigliose copie taroccate cinesi di Ferrero Rocher (Ginnou Chocher, Jinnuo Chocher, Chocolat Chèrir, robe così…).
Più per signore ‘per bene’, alla ricerca di sari di alta sartoria, di un pranzo chic o di croccantini quotati in borsa per i loro barboncini, è il Khan Market, altra istituzione di Delhi, non lontano dall’India Gate e dai Lodhi Gardens. Meno odori e prezzi più alti (nel 2007 è entrato in classifica come il sedicesimo mercato di strada più caro al mondo), vi si può reperire di tutto un po’. Un suo punto di riferimento è la pluridecorata libreria Bahri Sons (Flat n°6, booksatbahri.com), dove si possono acquistare bei libri fotografici sull’India, in buona parte pubblicati dal baffuto proprietario del locale.
Chi, invece, è a caccia di souvenir non dovrebbe mancare il mercato di Dilli Haat (di fronte all’INA Market, lungo Sri Aurobindo Marg). Con circa una sessantina di espositori, rappresenta tutta la produzione artigianale di ogni Stato della federazione indiana. Borse, statue, vasi, ceramiche, tessuti, lampade, bigiotteria, burattini e molto altro. Mercato ‘moderno’ - ha un accesso per le sedie a rotelle, una rarità in India -, ha anche vari ristorantini. Una sua succursale si trova nei pressi della stazione della metropolitana Netaji Subash Place, e altre verranno inaugurate in futuro.
A Mumbai, infine, è d’obbligo visitare il Crawford Market, a breve distanza del Victoria Terminus, nella parte meridionale della città. Situato all’interno di un complesso tra il Normanno e il Gotico del 1869, fu il primo edificio indiano a essere illuminato dall’energia elettrica nel 1882. I settori principali sono dedicati alla frutta (in aprile vi troverete manghi spettacolari), alla carne (da evitare per i deboli di stomaco) e agli animali domestici (vivi). Canarini e cagnolini a volontà, spesso intontiti dal forte calore. Odori forti, un po’ dappertutto. Sugli scaffali dei negozietti in particolare spezie e dolci, tra cui meravigliose copie taroccate cinesi di Ferrero Rocher (Ginnou Chocher, Jinnuo Chocher, Chocolat Chèrir, robe così…).
pubblicato su Panorama Travel
altre foto dell'India su:
http://www.agefotostock.com/age/ingles/isphga01.asp?querystr=india&ph=scozzari&Page=1
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