PANORAMI MOZZAFIATO, SEGUENDO LE ANSE DEL QUIETO
FIUME LI, NEL CUORE DEL GUANGXI, NEL SUD DELLA CINA. MA COME EVITARE IL TURISMO
DI MASSA LOCALE? CON UN PO’ DI PAZIENZA, DUE RUOTE E QUALCHE STRATAGEMMA.
Anni fa fui folgorato dalla bellezza della regione di
Guilin grazie alla bibbia della mia educazione vagabonda: il National Geographic, sempre sia lodato.
Qualche fotografo consapevole di ciò che stava facendo aveva ricostruito le
ventiquattrore del pescatore locale dotato non di canna né di reti da strascico,
troppo banali, ma di cormorano. Fino
ad allora avevo sempre e solo ritenuto che gli uccelli fossero creature
dell’alto dei cieli, poco addomesticabili. In questa landa del mondo, invece, i
pennuti con l’anima anfibia convivevano come chihuahua da salotto assieme ai
loro proprietari. Come divano una canoa per equilibristi fatta con grosse canne
di bambù. Il cormorano, avvistato il boccone con quegli occhi inquietanti - da
uccello pazzo - che si ritrova, si tuffava contro la preda e, nove volte su
dieci, la afferrava con il becco. Per evitare che il raccolto fosse
inghiottito, l’uomo si era industriato ad adottare un accorgimento: applicare
un ‘collare’ all’uccello, così da impedire la deglutizione. Si pensa e si spera
che ai cormorani venga lasciato un pesce, una
tantum. Come la redazione di Panorama
Travel mi ha proposto: ‘Vuoi andare a vedere i cormorani?’, ovvio, ho detto
yessss.
Prima tappa Guilin, cittadona del Guangxi,
facilmente raggiungibile in aereo da Canton (ufficialmente Guangzhou) in un’oretta
di comodo volo. Studiando la location
prima di raggiungerla, digitando ‘Guilin’ sulla ricerca di immagini on-line,
appaiono solo le idilliache formazioni rocciose che spuntano come
pan-di-zucchero lungo le mille curve del fiume Li. Tramonti spettacolari,
pescatori in posa plastica, cormorani pure. Vago richiamo alla baia di Halong,
in Vietnam. Mi ero dunque fatto un’idea assai bucolica del luogo. Ma nessuno si
era preoccupato di dirmi, o almeno di illustrarmelo, come Guilin fosse una
cittadona cinese come tante, dove pulsano circa ottocentomila anime. La sua
bella piazza centrale per le adunate di partito, traffico fuori controllo,
freddo orrendo d’inverno, caldo umido pure orrendo d’estate. Venite da queste
parti in primavera o in autunno, che corrispondo pressappoco alle nostre. In
generale poca anima, in questo principale porto turistico della regione, se non
sul lungofiume, dove poter osservare imbarcazioni di tutte le dimensioni che si
trascinano lungo le placide acque. Qua è là l’odore pungente del kimchi, cavolo cinese fermentato nel
peperoncino, una bomba di miasmi fondamentale nella cucina coreana, ma diffusa
con adattamenti locali anche in diversi luoghi della grande Cina (un amico
coreano intervistato sulla materia mi ha detto: Corea batte Cina, almeno in
termini di kimchi, dieci a uno). E poi, il nemico silenzioso. Passeggiando
bisogna fare molta attenzione, tenere sempre gli occhi aperti a 360°.
Moltitudini di motorini elettrici silenziosissimi che scorazzano in ogni dove,
marciapiedi e zone pedonali inclusi. Ecologicamente sensibili, ma potenziali
sicari che ti arrivano alle spalle senza fare il minimo rumore, senza seguire
alcuna regola del codice stradale. Di certo l’aria di Guilin è molto più pulita
di quella di Pechino, ma vorrei sapere quanta gente, soprattutto turisti, ogni
giorno va al pronto soccorso a farsi riparare parti frantumate.
Sopravvissuti ai motorini assassini, Guilin potrebbe
essere bella, se non fosse che gli amministratori locali del turismo avessero
deciso di spremere come limoni i visitatori. Tutti i punti d’interesse migliori
- i cocuzzoli da cui si godono le viste panoramiche più mozzafiato - sono stati
circondati da piccole muraglie cinesi con un varco solo dalle parti della
cassa. Vuoi vedere il fiume Li dall’alto? Pagare (cifre relativamente esose,
per il costo della vita in Cina) e scarpinare. Spesso con la gioia di essere
accompagnato da torme vocianti di turisti cinesi, un’esperienza… unica (turismo
agli inizi, ‘bambino’, esaltato e urlettante per tutto ciò che vede/fa). Come
evitare tutto ciò? Il biglietto è inevitabile, e la Cina non è un paese in cui
è consigliabile provare l’ebbrezza ‘portoghese’, quella dei furbi scavalca-muri.
Ma si può fare qualcosa per evitare le camionate di gente ululante. Puntate la
sveglia presto, provate a considerare il viaggio come un’avventura un po’ da
caserma. Alzabandiera all’alba, così da essere ai cancelli per primi (anche
secondi va bene). Godrete della bella luce della prima mattina, del relativo
silenzio, dell’illusione di scoprire il luogo, prima che arrivi la gita
scolastica. I luoghi da visitare in città sono quelli che troverete su tutte le
guide, ma non conosciamo la crisi e abbiamo inchiostro da consumare, dunque
eccoli anche qua: l’Elephant Trunk Hill (la collina ‘proboscide’), subito a sud
del centro. Noterete l’ingresso perché preceduto da gruppetti di uomini fumanti
che passano le giornate a giocarsi la pensione a carte, lo sport nazionale
(fumare e giocare a carte). E poi, più distanti, il Solitary Beauty Peak -
pinnacolo con una ex prigione Ming, 152 metri di altezza da affrontare a suon
di scalini -, i colli Wave-Subduing e Folded Brocade (ogni colle porta un nome
con ciò che l’uomo, nel tempo, ha stabilito raffiguri), le grotte Returned
Pearl (presso il colle Wave-Subduing, con bassorilievi buddisti), Wind (altre sculture
buddiste) e Red Flute, quest’ultima con grandi stalattiti e stalagmiti
illuminate con luci da luna-park. Qua e là i resti delle antiche mura della
città, e nel centro del laghetto Shan, nel cuore di Guilin, le due pagode
gemelle (Sole & Luna), simbolo della città. Se il clima lo permette, e
avete i peli sullo stomaco per affrontare il traffico locale, noleggiate una
bici e raggiungete i luoghi più lontani per conto vostro. Avrete un mezzo per
fuggire quando arrivano i bus delle escursioni organizzate.
Escursioni non sempre da condannare, soprattutto
quando permettono di visitare luoghi distanti e di rientrare in giornata. Una
per tutte, da non perdere, nei dintorni di Guilin,: quella alle Dragon’s Backbone
Rice Terraces, le risaie a terrazze della ‘spina dorsale del dragone’. Non è
chiaro chi abbia inventato questo nome fantasioso, ma certo è che sembra
calzargli a pennello. Sinuose, come un drago del capodanno cinese che benedisce
un negozio di Chinatown per l’anno a venire, se viste dalla sommità possono far
pensare a un serpente che ha abbandonato la pelle dopo la muta. Spettacolari,
punteggiate da villaggi delle minoranze etniche, meriterebbero più di una
visita mordi-e-fuggi, e chi ha tempo può passarvi la notte in una delle guest-house spartane che si trovano nei
centri principali: Dazhai (pura atmosfera rurale), Ping’an (quello più
turistico), Tiantouzhai (con le terrazze più spettacolari, ma poco comfort).
Questa la triade di villaggi che può offrirvi un tetto sulla testa e pasti
caldi, concedendovi tutto il tempo per vagare qua e là fra risaie e mondine.
Atmosfere che ricordano l’Indonesia, oppure la meraviglia bucolica di Batad,
nel Nord delle Filippine. Un mondo incantato che, per fortuna, stenta a
trasformarsi, grazie a una tradizione secolare e a una conformazione geologica
che non permette grossi cambiamenti. Anche in questo caso, se non si vuole
partecipare a un’escursione organizzata, il fai-da-te è possibile e
consigliabile. Basta prendere un bus locale per Longsheng e lì cambiare con un
altro mezzo per il villaggio desiderato. Visitare le terrazze è un’avventura
umida e fangosa, non fate come tanti back-packers
americani che fanno questione di andare sempre e dovunque in infradito: il fango
delle terrazze ve li fagociterebbe al primo passo. Meglio le vecchie, care
scarpe.
Lasciare Guilin e raggiungere Yangshuo, accento
sulla o, a circa 60 km, è un atto dovuto se siete finiti da queste parti. Per
farlo nulla di meglio che lasciarsi trasportare dal quieto fiume Li. A Guilin c’è
un’offerta massiccia di escursioni in barca. Le più costose sono quelle con
guida che parla inglese, su grandi barconi, a circa 40 euro, pranzo incluso.
Per risparmiare, sulla stessa tratta si può prendere un barcone con guida (e
moltitudini di turisti) cinese, a circa 25 euro (stesso menù: sbobbone di noodles preparato dallo chef nelle
viscere della poppa fumante del barcone, dov’è ricavata la cucina). Alternativa
molto migliore, anch’essa ottenibile tramite alcune agenzie, è quella di
raggiungere Yangshuo a bordo di una barchetta di ‘bambù’, in realtà lunghi tubi
di plastica, ma dire che sono di bambù fa esotico... Costa appena 100 yuan a
persona, e ogni barchetta non trasporta più di sei passeggeri e relativi
bagagli, privacy garantita. Verrete prelevati al vostro alloggio verso le 9,30
del mattino, trasportati in van fino
all’imbarcadero per circa un’ora, poi navigherete lentamente, a motore, per
circa tre ore, includendo una sosta per mangiare in un villaggio. Corrompete il
vostro barcaiolo e cercate di fare una tappa extra a Xingping o a Yangdi,
villaggi che delimitano il tratto più bello del fiume, tanto da essere stati
immortalati sulle banconote da 20 yuan. A fine navigazione sarete trasportati
fino a Yangshuo per un’altra ora circa, cambiando due mezzi, prima una specie
di cart da golf, per evitare le buche più dure…, quindi su un autobus pubblico. Tutto
incluso nei 100 yuan, circa cinque ore l’intera odissea. D’inverno copritevi,
d’estate preparatevi a sudare e a giocare agli autoscontri con le altre, troppe
barchette. Lungo il tragitto passerete il tempo con il naso all’insù, a
guardare e fotografare i pinnacoli. Di cormorani non ne vedrete granché, prima
del capolinea. Dove vedrete anche molto altro.
A Yangshuo ci sono sbarcato la sera del 1° gennaio,
esperienza che non mi sento di consigliare a tutti. A parte il freddo, mi era
sembrato di essere tornato ai miei diciott’anni, a… Ibiza. L’intera gioventù
cinese apparentemente a intasare la West Street, strada pedonalizzata tutta
negozietti, bar, ristoranti, agenzie ‘Spiderman’ per scalate, gente che va su e
giù senza sapere esattamente perché. Musica al massimo volume nei locali, in
uno pure una ballerina di lap dance
avvinghiata a un tubo! Dove sono i miei cormorani?? Qualche fanciulla mi
fotografa, non perché assomigli a Brad Pitt, ma perché qui di occidentali non
ce ne sono tanti, soprattutto durante un ‘ponte’ cinese, in cui un miliardo e
trecento milioni di persone va in vacanza (non tutte a Yangshuo, per fortuna).
Mi rifugio ai piedi della gigantesca teiera di bronzo intarsiato con draghi
della venditrice di tè bollente allo zenzero, buonissimo toccasana contro il
raffreddore per appena tre yuan. Me la sono fatta amica subito, e ogni giorno
all’ora del tè sono lì. Lei zero inglese, io zero cinese, se non un mandarino xièxie, pronunciato sheshè, grazie, che va sempre bene. Mi ha adottato e mi protegge, a
suon di tè, dai venditori ambulanti che mi vogliono appioppare cartoline o
lustrare le scarpe. Alberghetti a decine, a prezzi molto bassi, in forte
concorrenza l’uno con l’altro. Un mercato delle carni da evitare per chi
minimamente ami gli animali (vi ho visto i Bastioni di Orione). E, finalmente,
i cormorani! Parcheggiati su qualche canoa all’estremità della West Street che
si affaccia sul fiume. Un anziano ex pescatore vuole qualche yuan per farsi
fotografare con i suoi due pupilli alati. Altri sono stati assoldati dalle
agenzie turistiche per la ‘pesca notturna’ (di turisti). Paghi, ti portano su
una canoa a fare da traino a quella del pescatore, fotografi mentre il
cormorano si guadagna lo stipendio. Un’agenzia, di fianco al Kentucky Fried
Chicken (sigh!), espone foto spettacolari di cormorani che afferrano la preda.
A osservarle bene, però, si vede che qualcuno ha giocato pesantemente con
Photoshop. Se lo sa il fotografo del National
Geographic gli prendono le convulsioni. Ma poi, se dio vuole, passato il
capodanno non cinese (ogni scusa per fare un po’ di vacanze è buona, no?),
l’orda sciama, la cittadina prende un volto umano, si può iniziare a goderne i
lati positivi. E, per farlo, nulla di meglio di una bicicletta.
A Yangshuo, ancor più che a Guilin, avere due ruote
può essere risolutivo per rendere indimenticabile il proprio viaggio. Venti
yuan al giorno, poco più di due euro, questo il prezzo della libertà,
considerando anche che qui ci sono molti meno motorini-killer e un traffico più
rarefatto. C’è solo da sbizzarrirsi, in ogni direzione. Non faccio l’elenco
delle località che si possono raggiungere a suon di polpacci, finirei con lo
scrivere le Pagine Gialle. La cosa migliore è inforcare il cavallo di metallo e
curiosare lungo i sentieri, attraversando villaggi, costeggiando il bel fiume
Yulong, affluente del Li. Grotte, villaggi di pescatori, colline e pinnacoli
ancora una volta con nomi spesso ridicoli (‘tartaruga che scala la collina’,
‘leone che sale lungo la collina delle cinque dita’, ‘nonno che guarda la
mela’, ‘gabbia per galline’, ‘leone che osserva i nove cavalli’, ‘cammello che
attraversa il fiume’), gole, tempietti, piccoli ma trafficati agglomerati
urbani. L’incredibile Moon Hill - un pinnacolo-ciambella, con buco
apparentemente disegnato con il compasso -, d’estate i fanghi presso le grotte
Black Buddha, oppure la grotta Silver, per scaldarsi d’inverno. E poi ancora, bufali
d’acqua, contadini, pollai affollatissimi. Nelle campagne voi sarete
l’attrazione dei luoghi che attraverserete, così come loro lo saranno per voi.
Un antico scambio, che da solo giustifica un viaggio dall’altra parte della
terra.
Ente
Turismo Cinese
Via
Nazionale 75 - 00184 Roma
Tel.
06 4828888
Fax
06 48913429
www.turismocinese.it
IN
RETE
http://it.wikipedia.org/wiki/Guilin
sito in italiano di Wikipedia, con informazioni
generali, storiche e geografiche
approfondito sito in inglese di Wikitravel, con
numerose informazioni pratiche
sito in inglese con numerose informazioni
turistiche, dagli eventi agli alberghi e ristoranti
sito in inglese di Wikitravel, con dettagliate informazioni
pratiche su Yangshuo e la zona circostante
http://www.yangshuocookingschool.com/
sito in inglese di una scuola di cucina a Yangshuo, corsi
dai 2 ai 7 giorni
http://www.travelchinaguide.com/attraction/guangxi/yangshuo/
guida dettagliata alle svariate escursioni nella
zona di Yangshuo, in inglese
http://www.ysclimbfest.com.cn/en/
sito in inglese dedicato alla terza edizione annuale
(la prossima dal 29 al 31 ottobre 2011) di arrampicate
DOVE
DORMIRE
A Guilin l’alloggio migliore è lo Sheraton
Guilin Hotel (www.starwoodhotels.com,
15 Bin Jiang Road, tel. 773 2825588), in posizione centrale sul lungo fiume, a
pochi passi dalla via pedonalizzata Zhengyang Lu. Oltre 400 belle camere, di
cui 17 suite. Due opzioni più economiche di fianco allo Sheraton. L’Eva Inn
(www.evainn.com, 66 Bin Jiang Road, tel.
773 2830666), ha 113 stanze a partire da circa 35 euro. Qualche passo alla sua
destra, il Backstreet Youth Hostel (3 Renmin Road, tel. 773 2819936, guilinhostel@hotmail.com) da anni è
un’istituzione per i back-packers. Ha
buone camere a circa 11 euro (colazione esclusa), wi-fi gratuito nella
confortevole sala della reception. Nei pressi dell’autostazione, inoltre, ci sono
numerosi alberghetti discreti a una decina d’euro circa. Infinite le
possibilità di alloggio a Yangshuo, dove il numero di alberghetti carini
non si conta. Fra i tanti: Ai Yuan Hotel (www.aiyuanhotel.com, 115 West Street,
tel. 773 8811966), in posizione centralissima, con camere a partire da circa 30
euro. Sempre centrale, e arredato con ottimo gusto, il Magnolia Hotel (www.yangshuoren.com, 7 Die Cui Road, tel.
773 8819288) ha belle stanze a partire da 25 euro (colazione esclusa). Chi
vuole godere dell’ambiente rurale dei dintorni di Yangshuo può alloggiare al The
Giggling Tree (www.gigglingtree.com,
tel. 13667866154, nel villaggio di Aishanmen, a 5 km da Yangshou, 30 yuan in
taxi, vedi http://pietrotimes.blogspot.jp/2012/03/cina-dove-lalbero-ridacchia.html). Una ventina di camere, a partire dal dormitorio per back-packer, a circa 5 euro, e camere doppie a circa 20 euro,
‘suite’ (tre letti) a 25 euro. Di proprietà e gestione olandese, ha un ottimo
ristorantino economico con piatti locali e occidentali. Il suo caminetto,
d’inverno, è una specie di paradiso in terra.
Per una buona cena all’occidentale a Guilin lo
Sheraton (vedi) ogni sera offre un buon buffet a circa 20 euro. Per la
cucina cinese le possibilità sono infinite, a partire dai numerosi ristorantini
di strada molto economici (si può fare un pasto completo con poco più di un
euro) in cui basta indicare ciò che è esposto e si vuole. Un pasto di questo
genere, di solito, costa 10 yuan e include un piatto di vostra scelta (mix di
carni, pesci e verdure), un piatto di riso bianco e una zuppa calda (bacchette
per mangiare, zero tovaglioli e zero inglese, ma sapori spesso da 10 e lode). Per
la cucina del Sichuan potete mangiare al Yiyuan Restaurant (Nanhuan Lu,
vicino all’ingresso dell’Elephant Trunk Hill, tel. 773 2820470), con menu in
inglese, di sera aperto solo fino alle 21,30. Il piccolo ma accogliente Little
Italian (18 Bin Jiang Road, tel. 773 3111068) ha ben poco di italiano, nonostante
ufficialmente offra pasta e pizza. Quest’ultima è commestibile, ma il luogo è
consigliato soprattutto per la prima colazione (d’inverno a partire dalle 10).
L’offerta culinaria si amplia abbondantemente una volta a Yangshuo. Per
un fantastico pasto - pranzo o cena - fate questione d’onore quella di visitare
almeno una volta l’eccellente Pure Lotus (www.yangshuomagnolia.com/purelotus.htm,
7 Die Cui Road, di fianco al Magnolia Hotel, tel. 773 8818995). Visto da fuori
non sembra niente di che, ma una volta all’interno scoprirete un luogo
incantevole - una specie di raffinata galleria d’arte - con un menù vegetariano
delizioso, vasto ed economico. Volendo, il cameriere Diego (cinesissimo, ma buon
calciatore) vi farà accomodare nella bella stanza privata, con vista sul
piccolo ponte. Ottimo il Lo Han Zhai
Guilin style (‘Buddha’s delight’,
‘piatto vegetariano dei bonzi’, mix di noodles
e verdure), così come le polpette di farina di glutine con verdure. Chi ama la
cucina indiana può provare piatti con sapori autentici al Kali Mirch
(‘pepe nero’) Indian Cuisine (Sunshine 100, oltrepassando l’arco della
‘galleria dei ristoranti’ a pochi metri dalla West Street, tel. 13760359594).
Molto frequentato dagli stranieri, è aperto fino alle 22,30. A colazione Kelly’s
Place (43 Guihua Road, parallela di West Street) è il luogo dove molti back-packers si ritrovano, visto l’ampio
menù occidentale a prezzi adeguati. Confortevole e accogliente, vanta
l’hamburger vegetariano migliore di Yangshuo (ma evitate i piatti ‘italiani’),
e ha un servizio wi-fi gratuito per i clienti.
SHOPPING
Le
due vie pedonali di Guilin e di Yangshuo - rispettivamente Zhengyang Lu e West Street - offrono infinite
possibilità di acquisto, con negozietti spesso privi di indirizzo o di commessi
che parlino un po’ di inglese (più diffuso a Yangshuo). A Guilin abbonda
l’abbigliamento a prezzi economici, a Yangshuo il souvenir per turisti. In
entrambe le località scovate i negozi specializzati in tè: per i cultori della
bevanda sono specie di templi da cui è impossibile uscire a mani vuote, se non
altro per la bellezza delle confezioni, a partire da quelle rotonde, con foglie
del vicino Yunnan avvolte in carte molto esotiche. A Yangshuo c’è solo da
sbizzarrirsi: dalle magliette con ideogrammi cinesi e significati poco seri
(‘sono povero/vergine’ ecc.) ai lecca-lecca a forma di drago fatti sotto i
vostri occhi, dalle giacche The North
Face false (11-16 euro) ai bei kit pennello-inchiostro per scrivere
ideogrammi. Bigiotteria d’argento pubblicizzata come proveniente dalle
minoranze etniche (tutta da valutare), orribili magliette caricatura con
personaggi di discutibile eleganza (Adolf Hitler, Osama Bin Laden), maschere e
oggetti di legno. Gli amanti del kitsch non dovrebbero mancare, più o meno nel
centro della West Street, il punto vendita della catena di Hong Kong Match Paradise, che a Yangshuo ha un altro
negozio a qualche isolato di distanza. Specializzato in scatole di fiammiferi
per collezionisti (tematiche, da Elvis Presley a Che Guevara, dalle antiche
geishe ai generali nazisti...), offre quantità sorprendenti di memorabilia
pseudo-vintage dedicata al maoismo e a tutte le icone del secolo passato,
incluso un Barack Obama trasformato in Mao. Fantastici pad da computer con le immagini dell’iconografia maoista a 10 yuan
(ma evitate la commessa, ve ne chiederà il doppio...).
IL
VOLO
Air China (www.air-china.it)
ha voli da Malpensa e da Fiumicino (circa 10 ore di volo) per la Cina, con
scalo a Pechino, dalla quale è possibile prendere la coincidenza per Guilin.
COME
MUOVERSI
L’aeroporto internazionale di Guilin (KWL) è a una
trentina di km dal centro della città (Yangshuo non ha un aeroporto). Per
raggiungerlo economicamente (20 yuan) in circa 45 minuti c’è il comodo autobus
della CAAC (il consorzio delle compagnie aeree cinesi) che parte ogni mezz’ora
dagli uffici della medesima (dove si possono acquistare biglietti aerei per
l’intera Cina, ma il personale parla poco o zero inglese). Un taxi per gli
alberghi indicati, da lì, costa 10 yuan (90-100 se direttamente
dall’aeroporto). Sia a Guilin sia a Yangshuo si può girare comodamente a piedi,
almeno in centro. Per raggiungere le località interessanti nei dintorni si
posso fare tour organizzati dalle agenzie turistiche locali, che si occupano di
tutto. Chi ama il fai-da-te a Yangshuo può noleggiare una bicicletta, pressoché
dovunque (tramite l’albergo o direttamente in strada), per 20 yuan al giorno (NON
lasciate il passaporto in deposito). A Yangshuo c’è anche chi noleggia moto
elettriche, ma di stranieri che le usano in giro non se ne vedono: date
l’educazione stradale locale, è facile capire perché. Guilin è collegata a
Yangshuo in autobus con corse frequenti dall’autostazione principale (15 yuan,
un’ora e mezzo di viaggio). A Yangshuo è possibile trovare un taxi diretto
all’aeroporto di Guilin per circa 20 euro.
Fuso
orario
Sette ore in più rispetto all’Italia, cinque quando
da noi è in vigore l’ora legale.
Documenti
Passaporto con almeno sei mesi di validità. Visto da
ottenere in ambasciata o consolato (o presso le agenzie apposite), valido 30
giorni. È possibile ottenere l’entrata multipla (30 + 30 giorni), che però vi
impone di uscire dal Paese dopo un mese, per poi rientrarvi.
Periodo
migliore
Durante
la nostra primavera e il nostro autunno, pressoché corrispondenti a quelle del
Guangxi. L’estate, a Guilin, è torrida e umida, e l’afflusso di turisti enorme.
D’inverno fa parecchio freddo e il cielo è quasi sempre annuvolato.
Lingua
La lingua ufficiale del Guangxi è il mandarino. Poco
diffuso l’inglese.
Moneta
La moneta ufficiale è lo Yuan (RMB): un euro ne vale
8,50 circa.
Prefissi
Il prefisso internazionale per la Cina è 0086,
quello di Guilin e di Yangshou 0773. Per chiamare l’Italia: 0039.
pubblicato su Panorama Travel
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