Situato
in una palazzina piuttosto caotica di due piani nel cuore del paese, all’angolo
di Jalan Monkey Forest e Jalan Raya Ubud (via principale, con mille motorini
parcheggiati davanti), di fianco all’ufficio delle informazioni turistiche, è
in pratica un grande magazzino del souvenir, in buona parte di qualità. Fra gli
oggetti che può valere la pena acquistare si trovano batik (in grandissima
parte industriali, del valore di 1-2$, ma non per questo meno belli),
bigiotteria, anelli (extra-large, secondo lo stile indonesiano), borse, frutta
tropicale fantastica (tra cui l’eccezionale salak,
specie di castagna avvolta da pelle di serpente e, all’interno, una polpa
squisita), belle teiere di terracotta e ceramica, scaccia spiriti di cocco, portalampade
e candele, piatti colorati di ceramica, ‘cavallette’ intagliate, gatti di
legno, tartarughe di cocco con motivi aborigeni australiani, cappelli e scatole
di rafia con disegni ispirati all’induismo balinese.
Inoltre dipinti parecchio kitsch,
non per tutti i salotti. Prima di affrontare ciò è bene ricordare che il primo
prezzo proposto è in media dieci volte superiore a quello reale, in particolare
tra le 11 del mattino e le 2 del pomeriggio, quando qui vengono sbarcate le
orde turistiche delle escursioni mordi-e-fuggi. I prezzi migliori al secondo
piano, meno frequentato del pianterreno dai molti turisti obesi australiani,
terrorizzati da qualche scalino. Sopravvissuti alla contrattazione, rifugiatevi
per un quarto d’ora nel tempietto alla base: ossigenerete anima e corpo.
pubblicato su Panorama Travel
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