IL
MALACAÑANG PALACE
Il
febbraio del 1986 vide la rivolta popolare, spontanea e disarmata, della
nazione filippina contro la dittatura dei Marcos, fuggiti in esilio alle Hawaii,
dopo decenni di terrore, repressione e ruberie. Ferdinand Marcos, assieme alla
moglie Imelda, altri familiari e quanti tesori più si potevano trasportare,
fuggirono di soppiatto, in elicottero durante la notte, dal tetto del Malacañang
Palace, il palazzo governativo, allora residenza privata della famiglia Marcos.
Il successivo governo di Corazon Aquino, debole e costantemente bisognoso di
propaganda per non ricadere nell'anarchia e nei soprusi dei militari, trasformò
questo bel palazzo in un museo, per dimostrare al popolo la grande scelleratezza
dei Marcos e l'assurdo lusso in cui questi vivevano, mentre il resto del paese
soffriva la fame nelle numerose bidonville. Il Malacañang Palace, riordinato
minuziosamente dopo lo sfacelo e gli sciacallaggi dei soldati che seguirono la
fuga dei Marcos, è oggi un'alta opera di propaganda politica, parte dell'attuale palazzo presidenziali e del museo omonimo (http://en.wikipedia.org/wiki/Malaca%C3%B1an_Palace). Tutti i beni
rimasti sono esposti con il massimo dell'accuratezza e dello sfoggio di lusso
possibili: prime fra tutte, le oltre tremila paia di scarpe, famosissime, di
Imelda Marcos, nota trafugatrice e ricettatrice di opere d'arte e tesori. Tutte
o quasi sono firmate Magli o Ferragamo, e sono esposte in bella mostra, su
lunghe, infinite file di scaffali. Fra gli altri gadget più incredibili
risaltano i cuscini ricamati con i nomi dei due coniugi, la costosissima
Mercedes in miniatura di loro figlio (oggi ritornato in patria ed erede
politico del padre), utile per girare attraverso le ampie sale del palazzo. Ma
anche i ritratti in posa plastica del dittatore, e le migliaia di confezioni di
profumo francese, ancora intatte e avvolte dal cellofan. La disposizione e la
quantità degli oggetti è sicuramente stata enfatizzata dal governo Aquino: ma,
anche se un solo decimo di quanto è esposto al Malacañang Palace fosse
realmente appartenuto ai Marcos, sarebbe più che sufficiente a dimostrare
l'assurda follia collezionistico-ricettatoria dei due, soprattutto di Imelda,
di origini umilissime e ideatrice dell'arredamento dannunziano. Imelda Marcos
oggi, nonostante tutto, è stata riammessa nelle Filippine, ove vive e tenta di
far rinascere il fantasma politico del marito scomparso: oggi spauracchio del
passato, ieri simbolo del terrore e del sopruso.
IL COCONUT PALACE
Il Coconut Palace (Tahanang
Maharlika in Tagalog; http://en.wikipedia.org/wiki/Coconut_Palace) si trova
nei pressi del Centro Culturale e del FAT (Folk Arts Theatre), verso la
parte periferica del Roxas Boulevard, in direzione dell’aeroporto
internazionale. Si tratta di un palazzo magnificamente arredato, oggi residenza
ufficiale del vicepresidente delle Filippine. Fu inaugurato nel 1981, dopo
quattordici mesi di costruzione, cominciata nel 1979. Ideato da Imelda Marcos, fu
eretto in breve tempo per ospitare papa Giovanni Paolo II, allora in procinto
di visitare le Filippine. Ma il Santo Padre si rifiutò, attraverso le apposite
vie diplomatiche, di venire ospitato in un luogo talmente sontuoso ed
esageratamente adornato con mobilia pregiatissima mentre buona parte del popolo
filippino faceva la fame. Giovanni Paolo II preferì alloggiare in un altro
luogo, meno sfarzoso e appariscente. Il palazzo, divenuto inutile rispetto al
suo scopo originario, fu trasformato in casa per gli ospiti dei Marcos (una fra
le tante) e in seconda residenza per i due coniugi, oltre il palazzo
governativo, il Malacañang.
Il Coconut Palace prende nome
dal fatto che la maggior parte degli ornamenti interni sono costituiti da
tronchi di palma, foglie e migliaia di noci di cocco, usate in scaglie al posto
delle mattonelle. Ogni stanza riprende lo stile di una tra le etnie principali
che compongono il vasto arcipelago filippino formato da oltre settemila isole,
e le decorazioni degli ambienti sono formate da una strana mescolanza di
eleganza e kitsch ‘etnico’, quest'ultimo rappresentato da innumerevoli
soprammobili di gusto improbabile. L'edificio, tuttavia, nel suo complesso è
caratterizzato da uno stile assai raffinato. Disegnato dall'architetto Manasa
sulla base di un modello spagnolo, il palazzo è arricchito anche da mobilia e
finestre in stile castigliano. La forma geometrica ricorrente nella struttura
esterna dell'edificio, così come quella delle stanze, è l'esagono, in quanto è
quella che meglio si adatta al taglio dei tronchi di palma. Il materiale
derivante dal cocco, tuttavia, è stato utilizzato solo per le rifiniture e le
decorazioni, mentre la struttura portante è stata costruita principalmente con
il narra, il legno duro più diffuso
nelle Filippine.
Il palazzo è
diviso in due ali - sinistra e destra, dove sono situate le stanze ‘a tema’ - e
in una zona centrale dove si trovano le aree comuni: il soggiorno, la stanza
per la musica, lo studio e la sala da pranzo. Il soggiorno, illuminato da due
candelieri (le luci sono avvolte da due grandi conchiglie, un elemento ricorrente
nelle decorazioni), è abbellito con mobili in stile spagnolo in legname e
giunco filippino. La stanza per la musica, dove troviamo un grande piano
Yamaha, ospita anche un obelisco egizio intarsiato e ricoperto con lamine di
corallo rosso. Lo studio, dove spicca una sedia con aquila sul poggiatesta, ha
una libreria dove sono conservati libri appartenuti alla collezione privata di
Marcos. Alcuni oggetti sulla scrivania, il tavolino per il caffè e altri
accessori sono ricoperti da pelle di carabao, il bufalo d'acqua
largamente diffuso nell'arcipelago. I muri del bagno attiguo sono invece
ricoperti da fibre di cocco chiamate guinit.
La sala da
pranzo vede al centro un grande tavolo sempre in legno di narra, intarsiato con gusci di noce di cocco, sia antichi sia recenti.
Il soffitto, fatto a strati, è ricoperto da una carta da parati metallica, e i
candelieri - pure in legno di narra - sono ispirati a quelli adoperati in
occasione delle processioni religiose. Entriamo quindi nell'ala sinistra
dell'edificio, dove troviamo le prime stanze ‘a tema’, quelle che riprendono
gli stili delle popolazioni centro-meridionali del Paese. La camera Visayan,
ispirata allo stile architettonico e decorativo dell'omonimo arcipelago
centrale, ha mobili in rattan (canna d'India o malacca), materiale che
costituisce la principale voce delle esportazioni delle isole Visaya (Iloilo,
Negros, ecc.). Altri mobili sono decorati con corallo rosso, sia levigato sia
grezzo. Dalla veranda si può godere una bella vista sulla Baia di Manila e di
sera, se la luminosità è buona, si può arrivare a scorgere perfino la grande
croce di Bataan (alta 95 m), costruita sul monte Samat - sulla dirimpettaia
penisola di Bataan - per commemorare i 76.000 soldati filippini e statunitensi
morti durante la Seconda guerra mondiale.
La stanza
Maranao, popolazione musulmana che abita la grande isola meridionale di
Mindanao, è decorata con elementi ispirati alla tradizione artistica islamica,
come il Sarimanok, un uccello mitologico che simboleggia la maestà, il
benessere e il potere. Quella dei Maranao è, fra le etnie musulmane
dell'arcipelago, la tribù che più strettamente osserva i dogmi coranici, ed è
nota per il suo artigianato in legno. La terza camera è quella dedicata ai
T’boli, una tribù non musulmana che vive nell’area di South Cotabato, la
regione più meridionale di Mindanao. I loro braccialetti sono stati usati per
decorare la base del tavolino e della lampada, così come le loro perline
colorate arricchiscono il baldacchino. Si Arriva quindi alla stanza Zamboanga,
la quale prende nome dalla regione e dall'etnia del nord-ovest di Mindanao. Sia
il pavimento sia i mobili e la struttura del letto sono in legno di palma, un
legname in passato considerato troppo debole per le costruzioni, ma che
attualmente, se adeguatamente trattato e indurito, sta avendo un grande
successo nell'edilizia filippina. Il soffitto è decorato con un dipinto che
riprende il disegno delle foglie di palma.
Tra le due ali
del palazzo troviamo l'anticamera, anch'essa divisa in due parti: in quella di
sinistra, decorata con il murale intitolato Santacruzan (una festa che
si tiene in maggio), spicca su un tavolino una scultura in vetro verde,
chiamata Madonna con il Bambino.
Nella parte di destra, invece, si trova un altro murale, questa volta
raffigurante scene del periodo coloniale spagnolo. Giungiamo così all'ala
destra del palazzo, dedicata alle tribù settentrionali dell'arcipelago (la
cosiddetta Mountain Province). La prima stanza è quella dei Tagalog, l'etnia
che ha dato nome alla lingua più diffusa nel Paese. Stanziati nella regione di
Manila e nella parte centrale dell'isola di Luzon, anche i Tagalog sono noti
per l'artigianato in legno, che qui ritroviamo rappresentato dalle ciotole per
il cibo sul tavolo e dalla struttura del letto. Sia il copriletto sia le tende
sono in un tessuto chiamato Jusi, usato anche per tessere la camicia
tradizionale filippina (Barong Tagalog).
L’ultima stanza
è quella di Ilocos, dedicata alla regione nordoccidentale di Luzon. Questa è la
camera più riccamente decorata, e dunque quella che, secondo le ipotesi dei
Marcos, avrebbe dovuto ospitare il papa. Ha il maggiore bagno dell'edificio,
costruito con legname e bambù locale chiamato Suuhiya, usato anche per costruire
le ceste e le sedie. Dalla veranda si gode il panorama sulla Baia di Manila.
Tra i mobili spiccano una sedia e un tavolino completamente ricoperti di
madreperla (piuttosto kitsch ed estremamente costosi) e un tavolino da caffè
decorato con foglie di tabacco appiattite e lucidate (il tabacco è il
principale prodotto agricolo della regione di Ilocos).
Pubblicato su Frigidaire
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