domenica 3 giugno 2012

ASIA - QUATTRO ZAMPE D'ASIA


Viaggio tra i diversi stili di vita dei quattro zampe asiatici. Dalla Birmania alla Thailandia, dall’India al Vietnam, dalla Cina al Giappone. Nei templi, sulle barche, in moto, inseguendo la moda.

La pagoda, il tempio buddista o scintoista, il mini-tempietto eretto a proteggere la buona fortuna di un supermercato o di una compagnia di assicurazioni. Tutti offrono ombra e tranquillità, un pacifico luogo in cui sonnecchiare, indisturbati dal rumore e dai pericoli del mondo di fuori. A volte, addirittura, una garanzia di vitto e alloggio. Dove ci troviamo? In lungo e in largo tra i quattro zampe asiatici, per capire come vivono (o sopravvivono) e per conoscere da vicino come la gente si occupa di loro e li accudisce, a volte, con amore.







IL TEMPIO, UN RIFUGIO MULTIUSO
In Asia non è difficile imbattersi in qualche ‘gattara’ (‘cagnara’?), spesso più innamorata degli animali che non degli umani, che si dedica a sfamare cani e gatti altrimenti lasciati alla caccia tra i sacchi delle immondizie. In alcuni casi, addirittura, gli ospiti a quattro zampe diventano motivo di attrazione a sé per il luogo, oltreché ospiti. Come nel caso del monastero dei ‘gatti saltanti’, all’anagrafe Nga Phe, sul lago Inle, in Birmania. Questo monastero a palafitta ospita un’esigua comunità di bonzi che hanno ammaestrato una legione di gatti a saltare su comando. Al grido jump! (‘salta!’) gli animali balzano come leoni al circo attraverso cerchietti di plastica posti a mezz’aria o, in alternativa, tra le braccia dei monaci, unite a circolo. L’attività esalta i turisti di passaggio ed è forse per questa ragione che i bonzi ammaestrano un numero sempre maggiore di gatti. Molti felini, tuttavia, hanno un’aria piuttosto annoiata nel ripetere questa pratica - sempre più frequente, man mano che si sparge la voce tra i turisti -, e spesso bisogna gridare jump! tre o quattro volte di seguito, unendo qualche spintarella sul posteriore, prima che si decidano a saltare. A Bali sembra che nessun cane di strada faccia la fame: le offerte lasciate dai fedeli indù a ogni angolo di strada - fiori e incensi, ma anche ottimi biscottini - sono specie di croccantini gratuiti, disponibili a ogni ora del giorno e della notte. E poi: ombra e pace, nei templi cinesi della Malesia così come in quelli buddisti cambogiani. Ogni gatto o cane, lì, lontano dall’inferno del traffico delle megalopoli, sembra trovare un quieto angolino di paradiso.






CANI 'GALLEGGIANTI'
Cani galleggianti, si potrebbero chiamare, quelli di certe località del Vietnam. Sull’isola di Cat Ba, nella Baia di Halong, così come nel vasto Delta del fiume Mekong, molte persone commerciano, cucinano e dormono a bordo di imbarcazioni di tutte le dimensioni. A volte specie di zatteroni rettangolari - per esempio nella Baia di Halong -, adibiti ad abitazioni e, al tempo stesso, a piscine in cui allevare pesci. Da bravi ‘migliori amici dell’uomo’ i cani si sono adattati a questa convivenza fluttuante. Il loro territorio è qui più che mai marcato, assai più che sulla terraferma. Chi invade le loro quattro assi di legno, se sconosciuto, viene accolto da sonori latrati pieni di minacce. Ma la barca è anche luogo di gioco - quando gli animali a viverci sono più d’uno -, di pasto, di toilette. Né più né meno che per i ‘colleghi’ umani.






TUTTI IN SELLA, NEL TRAFFICO
Cani centauri, invece, potrebbero essere chiamati quelli di molte città asiatiche, abituati come i loro proprietari tailandesi, indiani o indonesiani a muoversi in moto. Nel traffico matto di questi Paesi intere famiglie e merci da bastimento viaggiano tutte assieme appassionatamente su un unico scooter, insensibili a leggi, omologazioni, caschi, multe e pericoli delle due ruote. La scarsità di mezzi rende impossibile scelte di trasporto più onerose, dunque tutti (bambini, cani, secchi, scope, frutta, pesci ecc.) in sella, si parte! Nel Nord della Tailandia, in particolare nella regione di Chiang Mai, oppure nella hippie Goa, sembra piuttosto frequente l’usanza di addestrare il proprio animale a viaggiare come un umano in miniatura, né più né meno di un bambino. Zampe anteriori puntate sul serbatoio, quelle posteriori sul sellino della moto o sulle gambe del proprietario-autista, capelli al vento… Come cani da circo, nel tempo questi animali hanno sviluppato capacità da equilibristi. A ogni sosta al semaforo costituiscono l’attrazione principale del traffico e dei passanti.








FOLLIE GIAPPONESI E MODA PROLETARIA
La moda, per fortuna, non è un’esclusiva del “Made in Italy”. In tutta l’Asia l’abbigliamento per pet è in fortissima crescita, fino a raggiungere le follie esasperate del Giappone o della Corea del Sud, dove signore di una certa età e tardo-adolescenti con l’amore per il kitsch addobbano i loro cagnolini in miniatura come eccentrici divi di Hollywood. In Thailandia, dove il tenore di vita è più basso, oltre alla classica moda reperibile nei negozi specializzati per l’élite che può spendere - con qualche ‘chicca’, come completini da mini-mandarino in occasione del capodanno cinese, e con qualche punta appariscente, come abiti da uomo (cane) ragno nella pacchiana Pattaya -, regna pure una moda ‘proletaria’, accessibile alle tasche dei più. 









Anche le famiglie thailandesi o vietnamite più povere si possono permettere una vecchia maglietta da umano, usata e non sempre pulitissima, con cui proteggere il proprio cane nei mesi invernali. Inverno ridicolo, almeno in confronto alle nostre temperature, ma ‘freddissimo’ per la gente locale, soprattutto di sera. Verso novembre capita di vedere cani apparentemente randagi (zero collari o guinzagli, il marciapiedi come casa) abbigliati con t-shirt da due zampe. Sembrano portarle con disinvoltura, come se fossero una seconda pelle.

Pubblicato su Quattro Zampe



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