Quasi
ogni paese bagnato dal mare ha un’isola che è motivo d’orgoglio, punto privilegiato
di richiamo turistico e meta per molti viaggiatori. Capri per l’Italia, Ibiza
per la Spagna, Pukhet per la Thailandia, Bali per l’Indonesia. Nelle Filippine
tale primato spetta a Boracay, situata nella parte centrale dell'immenso
arcipelago, tra la grande Panay e Romblon. Con una conformazione simile a
quella di un sigaro, l’isola è lunga appena sette chilometri e larga uno:
decisamente di piccole dimensioni, se comparata agli altri colossi (come Luzon
e Mindanao) che compongono un arcipelago di circa settemila isole, solo in
parte abitate.
Boracay
appartiene al distretto di Aklan, una delle province nelle quali è stata divisa
la dirimpettaia Panay, ed è composta da tre villaggi principali (barangays,
in tagalog): Yapak, Balabag e Manoc Manoc. A questi vanno aggiunti numerosi
abitati (sitios, alla spagnola) di dimensioni minori, collegati fra loro
da un’infinità di stretti sentierini che attraversano la folta vegetazione.
L’isola
è nota, oltre che per la sua vita ‘vacanziera’, cosmopolita e festaiola, anche
per la sua sabbia, bianchissima e molto fine, distesa soprattutto lungo la
costa occidentale e in corrispondenza di Balabag. Lì, tuttavia, l’acqua è
piuttosto bassa, mentre è più profonda lungo l’altro litorale, dov’è talmente
limpida e cristallina da permettere di osservare la barriera corallina, che si
allarga a pochi passi dalla spiaggia.
Lungo la
costa orientale i fondali sono più belli, almeno per gli amanti delle
immersioni, grazie al raro habitat popolato da grandi molluschi e conchiglie.
Queste, per anni, sono state dissotterrate dalla sabbia di Yapak -
nell’estremità settentrionale dell'isola, dove si trovano anche alcune grotte
-, e si dice che le puka e le heishi di Boracay siano le migliori
al mondo per chiarore e lucentezza.
Nei
primi anni Ottanta l’isola vide il boom turistico, trasformandosi da luogo
esclusivamente abitato da pescatori in destinazione ampiamente sfruttata dai tour
operator e delle catene alberghiere occidentali. I primi turisti visitarono
Boracay in un periodo di estrema povertà, quando il prezzo della copra (la
polpa di noce di cocco essiccata) stava scendendo precipitosamente, e i nativi
cercavano nei visitatori stranieri un momentaneo sostituto alle scarse entrate.
Da quel momento, grazie alla sua bellezza, Boracay fu ‘scoperta’, e l’afflusso
di visitatori crebbe costantemente.
Oggi,
dopo circa una trentina d’anni di sfruttamento, l’aspetto dell'isola appare
piuttosto mutato. Molti sono i turisti - europei, americani, australiani,
giapponesi - che giungono a Boracay direttamente dai loro Paesi, dopo un breve
scalo a Manila, per un breve periodo di ferie e di assoluto relax. Costoro,
tuttavia, sembrano dimenticarsi dell’esistenza di tante altre ‘perle’ dell'arcipelago
filippino, vastissimo e dotato di molte altre destinazioni all'altezza di
Boracay. D’altronde, nell’isola esiste un livello di comfort altrove assente:
grandi beach-resort spuntano un po’ dovunque, ristoranti e bar
specializzati in ogni tipo di cucina sono in forte concorrenza tra loro, e nei
complessi turistici maggiori è possibile noleggiare windsurf, canoe, cavalli e
attrezzatura per l’apnea, avere servizi di lavanderia e di massaggio. Le
grandi compagnie alberghiere occidentali, tuttavia, non sono ancora riuscite a
costruire su questo piccolo quanto prezioso lembo di terra: per farlo c’è
bisogno, dal punto di vista legale, di una compartecipazione filippina. Il
futuro, però, sembra promettere sviluppi diversi: molti, infatti, sono i
progetti, già in fase avanzata, di un’ulteriore crescita alberghiera
dell’isola, peraltro piccola e già abbondantemente lottizzata.
White Beach, la spiaggia lungo
il litorale occidentale in cui si approda e dove sono concentrate le strutture
ricettive, offre quotidianamente uno spettacolo naturale di bellezza
straordinaria. Il tramonto attira in massa frotte di turisti, coppiette,
fotografi e aspiranti tali, tutti lì per immortalare la palla di fuoco che
sembra essere stata messa ad angolo retto sull’orizzonte marino apposta per
loro. Le pulci di sabbia, tuttavia, adorano braccia e caviglie d’importazione,
per cui è bene coprirsi adeguatamente o cospargersi di repellente per insetti,
se si vuole assistere pacificamente a questo spettacolo.
Si può conoscere l’isola
circumnavigandola in barca a vela o in windsurf, facendo però grande attenzione
alle correnti marine e ai venti: quasi ogni anno, infatti, si narra di
terribili vicende accadute a turisti inesperti che, preso il largo, sono stati
rapiti dalle forti correnti marine e sospinti, per lunghi giorni di viaggio
forzato, fino alle lontanissime coste di
Palawan, a tre giorni di navigazione.
Se lungo White Beach sono assai
numerosi i bungalow, i ristorantini, i bar e, addirittura, le pizzerie (la
terribile pizza locale sembra soddisfare i poco pretenziosi palati di turisti
inglesi o australiani, assai numerosi), sul lato opposto dell’isola, lungo la
vasta spiaggia di Bulabog (da non confondere con l’agglomerato di Balabag), non
c’è praticamente nulla, se non palme, sabbia e relax. Qualche raro bungalow,
perlopiù di proprietà di qualche italiano espatriato (più o meno
volontariamente), rappresenta il solo insediamento umano lungo la costa
orientale, assieme alle capanne di qualche pescatore, appartatosi in questa
zona più discreta e riservata che dà sul mare di Sibuyan. L’isola vede un
afflusso massiccio di turisti soprattutto durante l’alta stagione, che va da
dicembre a febbraio, con punte di ‘tutto-esaurito’ nei giorni di Natale e di
Capodanno. Ma l’estate, a Boracay, dura sino alla fine di maggio, permettendo a
coloro che desiderano godere delle bellezze naturali dell'isola di scegliere un
periodo di minore afflusso turistico.
Boracay, se paragonata a quasi
tutti gli altri luoghi dell'arcipelago filippino, è relativamente costosa. I
prezzi variano in diretta proporzione alla localizzazione dei bungalow: quanto
più questi si affacciano sulla spiaggia, tanto più le tariffe sono elevate, e
viceversa.
Per raggiungere Boracay
autonomamente, si vola per circa un’ora e mezza con la compagnia PAL
(Phillipines Airlines) da Manila fino a Kalibo (cittadina nota per il suo
carnevale), sulla dirimpettaia isola di Panay. Da Kalibo, dov’è possibile
pernottare, si prosegue in jeepney
per due ore di viaggio fino a Caticlan, un villaggio di pescatori situato di
fronte a Boracay. Una barchetta - ce ne sono in continuazione - traghetta
quindi i passeggeri fino a White Beach. Per chi ha meno tempo e pazienza,
alcune compagnie private volano da Manila direttamente su un isolotto situato
di fronte a Boracay.
Pubblicato su Playboy
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