sabato 5 ottobre 2013

FILIPPINE - BORACAY


Quasi ogni paese bagnato dal mare ha un’isola che è motivo d’orgoglio, punto privilegiato di richiamo turistico e meta per molti viaggiatori. Capri per l’Italia, Ibiza per la Spagna, Pukhet per la Thailandia, Bali per l’Indonesia. Nelle Filippine tale primato spetta a Boracay, situata nella parte centrale dell'immenso arcipelago, tra la grande Panay e Romblon. Con una conformazione simile a quella di un sigaro, l’isola è lunga appena sette chilometri e larga uno: decisamente di piccole dimensioni, se comparata agli altri colossi (come Luzon e Mindanao) che compongono un arcipelago di circa settemila isole, solo in parte abitate.









Boracay appartiene al distretto di Aklan, una delle province nelle quali è stata divisa la dirimpettaia Panay, ed è composta da tre villaggi principali (barangays, in tagalog): Yapak, Balabag e Manoc Manoc. A questi vanno aggiunti numerosi abitati (sitios, alla spagnola) di dimensioni minori, collegati fra loro da un’infinità di stretti sentierini che attraversano la folta vegetazione.
L’isola è nota, oltre che per la sua vita ‘vacanziera’, cosmopolita e festaiola, anche per la sua sabbia, bianchissima e molto fine, distesa soprattutto lungo la costa occidentale e in corrispondenza di Balabag. Lì, tuttavia, l’acqua è piuttosto bassa, mentre è più profonda lungo l’altro litorale, dov’è talmente limpida e cristallina da permettere di osservare la barriera corallina, che si allarga a pochi passi dalla spiaggia.
Lungo la costa orientale i fondali sono più belli, almeno per gli amanti delle immersioni, grazie al raro habitat popolato da grandi molluschi e conchiglie. Queste, per anni, sono state dissotterrate dalla sabbia di Yapak - nell’estremità settentrionale dell'isola, dove si trovano anche alcune grotte -, e si dice che le puka e le heishi di Boracay siano le migliori al mondo per chiarore e lucentezza.




Nei primi anni Ottanta l’isola vide il boom turistico, trasformandosi da luogo esclusivamente abitato da pescatori in destinazione ampiamente sfruttata dai tour operator e delle catene alberghiere occidentali. I primi turisti visitarono Boracay in un periodo di estrema povertà, quando il prezzo della copra (la polpa di noce di cocco essiccata) stava scendendo precipitosamente, e i nativi cercavano nei visitatori stranieri un momentaneo sostituto alle scarse entrate. Da quel momento, grazie alla sua bellezza, Boracay fu ‘scoperta’, e l’afflusso di visitatori crebbe costantemente.




Oggi, dopo circa una trentina d’anni di sfruttamento, l’aspetto dell'isola appare piuttosto mutato. Molti sono i turisti - europei, americani, australiani, giapponesi - che giungono a Boracay direttamente dai loro Paesi, dopo un breve scalo a Manila, per un breve periodo di ferie e di assoluto relax. Costoro, tuttavia, sembrano dimenticarsi dell’esistenza di tante altre ‘perle’ dell'arcipelago filippino, vastissimo e dotato di molte altre destinazioni all'altezza di Boracay. D’altronde, nell’isola esiste un livello di comfort altrove assente: grandi beach-resort spuntano un po’ dovunque, ristoranti e bar specializzati in ogni tipo di cucina sono in forte concorrenza tra loro, e nei complessi turistici maggiori è possibile noleggiare windsurf, canoe, cavalli e attrezzatura per l’apnea, avere servizi di lavanderia e di massaggio. Le grandi compagnie alberghiere occidentali, tuttavia, non sono ancora riuscite a costruire su questo piccolo quanto prezioso lembo di terra: per farlo c’è bisogno, dal punto di vista legale, di una compartecipazione filippina. Il futuro, però, sembra promettere sviluppi diversi: molti, infatti, sono i progetti, già in fase avanzata, di un’ulteriore crescita alberghiera dell’isola, peraltro piccola e già abbondantemente lottizzata.




White Beach, la spiaggia lungo il litorale occidentale in cui si approda e dove sono concentrate le strutture ricettive, offre quotidianamente uno spettacolo naturale di bellezza straordinaria. Il tramonto attira in massa frotte di turisti, coppiette, fotografi e aspiranti tali, tutti lì per immortalare la palla di fuoco che sembra essere stata messa ad angolo retto sull’orizzonte marino apposta per loro. Le pulci di sabbia, tuttavia, adorano braccia e caviglie d’importazione, per cui è bene coprirsi adeguatamente o cospargersi di repellente per insetti, se si vuole assistere pacificamente a questo spettacolo.




Si può conoscere l’isola circumnavigandola in barca a vela o in windsurf, facendo però grande attenzione alle correnti marine e ai venti: quasi ogni anno, infatti, si narra di terribili vicende accadute a turisti inesperti che, preso il largo, sono stati rapiti dalle forti correnti marine e sospinti, per lunghi giorni di viaggio forzato, fino alle lontanissime coste  di Palawan, a tre giorni di navigazione.
Se lungo White Beach sono assai numerosi i bungalow, i ristorantini, i bar e, addirittura, le pizzerie (la terribile pizza locale sembra soddisfare i poco pretenziosi palati di turisti inglesi o australiani, assai numerosi), sul lato opposto dell’isola, lungo la vasta spiaggia di Bulabog (da non confondere con l’agglomerato di Balabag), non c’è praticamente nulla, se non palme, sabbia e relax. Qualche raro bungalow, perlopiù di proprietà di qualche italiano espatriato (più o meno volontariamente), rappresenta il solo insediamento umano lungo la costa orientale, assieme alle capanne di qualche pescatore, appartatosi in questa zona più discreta e riservata che dà sul mare di Sibuyan. L’isola vede un afflusso massiccio di turisti soprattutto durante l’alta stagione, che va da dicembre a febbraio, con punte di ‘tutto-esaurito’ nei giorni di Natale e di Capodanno. Ma l’estate, a Boracay, dura sino alla fine di maggio, permettendo a coloro che desiderano godere delle bellezze naturali dell'isola di scegliere un periodo di minore afflusso turistico.




Boracay, se paragonata a quasi tutti gli altri luoghi dell'arcipelago filippino, è relativamente costosa. I prezzi variano in diretta proporzione alla localizzazione dei bungalow: quanto più questi si affacciano sulla spiaggia, tanto più le tariffe sono elevate, e viceversa.




Per raggiungere Boracay autonomamente, si vola per circa un’ora e mezza con la compagnia PAL (Phillipines Airlines) da Manila fino a Kalibo (cittadina nota per il suo carnevale), sulla dirimpettaia isola di Panay. Da Kalibo, dov’è possibile pernottare, si prosegue in jeepney per due ore di viaggio fino a Caticlan, un villaggio di pescatori situato di fronte a Boracay. Una barchetta - ce ne sono in continuazione - traghetta quindi i passeggeri fino a White Beach. Per chi ha meno tempo e pazienza, alcune compagnie private volano da Manila direttamente su un isolotto situato di fronte a Boracay.

Pubblicato su Playboy

 

Nessun commento:

Posta un commento