Comacchio e Spina, località con un prospero passato: attiva più che mai la prima, semiscomparsa la seconda. Molte le testimonianze storiche, seguendo le tracce dell’antico porto etrusco e la ricchezza del tempo che fu, apportata dal sale e dalle anguille. Entrambi elementi base di un’economia poco mutata nel tempo.
Di
origine antica, Comacchio fu edificata su tredici isolotti, in una vasta
area lagunare. Grazie alla posizione strategica e alle saline, il centro crebbe
tanto da suscitare l’invidia commerciale di Venezia, che la prese d’assalto e
la distrusse parzialmente nell’854 e nel 946. Contesa da Ravenna e Ferrara, da
Chiesa e Impero, nel 1304 dovette sottomettersi agli Estensi. Il passaggio sotto
i Signori di Ferrara impoverì la città, che vide sottrarsi il controllo delle
saline, i diritti di sfruttamento dei boschi e quelli di pesca. Alla fine del
Cinquecento, quando Cesare d’Este si trasferì a Modena, i comacchiesi diedero
sfogo alla rabbia assalendo il palazzo ducale delle Casette, nelle valli
circostanti.
Sotto il Papato la città ebbe una certa ripresa, come testimoniano
i numerosi edifici civili e religiosi dell’epoca. Il collegamento alla
terraferma risale alle bonifiche del Novecento, che però non hanno stravolto la
struttura e il carattere del centro storico, caratterizzato da belle vie che
affiancano i canali, unite da ponti in mattone. Considerata ‘capitale del
Delta’, piccola Venezia circondata da acque immobili, Comacchio ha diversi
punti di interesse. Primo fra tutti, simbolo della città, il complesso dei Trepponti,
opera dell’architetto Luca Danesi. Costruito nel 1634 per difendere la città,
fu eretto nel punto in cui confluivano le quattro arterie fluviali che
fungevano da accesso a Comacchio. Tra gli edifici religiosi, spicca la Cattedrale,
dedicata a san Cassiano, vicino al canale Maggiore. Fondata nel 708, venne
ricostruita alla fine del Seicento. All’interno conserva dipinti pregevoli.
L’attrazione più interessante della città, però, è la nave romana
rinvenuta nel 1980, e oggi esposta nel museo apposito, presso Palazzo Bellini
(via della Pescheria 2, tel. 0533 311316). Scoperta vicino a Comacchio, la Fortuna
Maris era una nave di epoca imperiale (fine I sec. a.C.), usata per il
commercio marittimo e fluviale. Naufragata presso la foce del Po, probabilmente
per una mareggiata, si insabbiò velocemente. Non furono ritrovati resti umani
al suo interno o nei dintorni, ma l’intero carico si conservò nel tempo. Il
museo espone utensili, il corredo dei passeggeri (indumenti, sacche, calzature
di cuoio), lingotti di piombo - il carico principale -, sei tempietti votivi in
piombo dedicati a Mercurio e Venere, ceramiche e anfore greche. Lo scafo, lungo
21 m x 5, era ad albero unico e vela quadrata, con un guscio portante in tavole
di querce e olmo.
Da
non perdere, infine, la famosa anguilla di Comacchio, preparata in un’infinità
di modi nei molti ristoranti. È possibile acquistarla anche inscatolata: un
souvenir davvero particolare della città che, per secoli, è sopravvissuta
grazie a questo pesce saporito.
Spina
A 6,5
km da Comacchio, nei pressi dell’idrovora Valle Lepri, si raggiunge Spina,
nota per le necropoli etrusche e per uno dei siti archeologici più rilevanti
dell’Emilia Romagna. I resti dell’ampio insediamento greco-etrusco furono
rinvenuti casualmente quando vennero bonificate le valli Trebba, Mezzano e
Pega. La prima necropoli, con 1213 tombe, fu scoperta nel 1922, mentre una
seconda, con 2523 sepolcri, venne rinvenuta nel 1952. Nel 1956 seguì la
scoperta dell’insediamento urbano. Gran parte dei resti, però, non sono
visibili, poiché giacciono a circa 2 m. di profondità. Fondata attorno al VI
secolo a.C probabilmente da popolazioni venute dal mare su un nucleo
preesistente di etruschi tirrenici e greci, Spina svolse un’importante ruolo di
porto e di centro commerciale per l’Adriatico e l’entroterra padano, intrattenendo
rapporti con i greci e con l’Europa del Nord, come testimoniano alcuni ricchi
corredi funerari ritrovati. Costruita prevalentemente su palafitte e difesa
dalle acque tramite robuste palificazioni, Spina era uno dei porti più rilevanti
del Mediterraneo, con un’imponente flotta marinara collegata ai porti
d’Oriente. Durante il suo periodo d’oro, nel V secolo a.C., Spina tolse il
primato ad Adria quale ‘capitale’ etrusca del Delta. L’insediamento urbano
occupava un’area di circa 600 m. x 200, tra una laguna e un argine del Po. Le
abitazioni, presenti anche su piccoli dossi, erano in legno e canna ricoperti
d’argilla. La fine di Spina è avvolta dal mistero: si è ipotizzata un’alluvione
di dimensioni catastrofiche, ma più probabilmente fu il Po che, lentamente, la
sommerse di fango e detriti, allontanandola dal mare. Nel II secolo a.C. Spina
era ridotta a un piccolo nucleo. Molti dei reperti della necropoli, in
particolare ceramiche locali e greche del V-IV secolo a.C., sono conservati nel
Museo Archeologico Nazionale di Ferrara. Ai tempi di Spina risalgono anche i
primi canali artificiali della zona, sfruttati per la navigazione commerciale,
l’agricoltura e la piscicoltura.
Informazioni
c/o I.A.T.
via Buonafede 12, tel. 0533 310147, Comacchio
www.vacanze.itinerarionline.it/ferrara
Pubblicato su Grand Tour
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