Situato ad appena dieci chilometri da Rimini, Santarcangelo di Romagna è un piccolo paese dall'atmosfera medioevale che, nel mese di luglio offre un particolare motivo d'interesse. Ogni anno in questo periodo, fin dal 1970, per circa una settimana, si tiene il Festival del Teatro (http://santarcangelofestival.com/), per il quale arrivano compagnie e visitatori da ogni angolo del globo (molto suggestivo, per esempio, quello ricorrente dei monaci tibetani).
Le erte vie e piazzette si trasformano in palcoscenici, e il calendario è fitto di eventi. La città esplode di vitalità, con l'afflusso di migliaia di turisti e spettatori, i quali vengono appositamente per il festival. Molti gruppi teatrali ‘di strada’, ambulanti che non hanno trovato uno spazio nel cartellone ufficiale, si esibiscono nelle antiche viuzze del centro storico, soprattutto alla sera. Un grande mercatino di artigianato fa da cornice all’evento. La rassegna, detta Santarcangelo dei Teatri, quest’anno dal 12 al 21 luglio, ha sede in via Andrea Costa 28 (tel. 0541626185).
Le erte vie e piazzette si trasformano in palcoscenici, e il calendario è fitto di eventi. La città esplode di vitalità, con l'afflusso di migliaia di turisti e spettatori, i quali vengono appositamente per il festival. Molti gruppi teatrali ‘di strada’, ambulanti che non hanno trovato uno spazio nel cartellone ufficiale, si esibiscono nelle antiche viuzze del centro storico, soprattutto alla sera. Un grande mercatino di artigianato fa da cornice all’evento. La rassegna, detta Santarcangelo dei Teatri, quest’anno dal 12 al 21 luglio, ha sede in via Andrea Costa 28 (tel. 0541626185).
Santarcangelo, però, non è nota solo per il teatro, e ha molto altro da offrire: più di duecento, ad esempio, sono le grotte tufacee (il numero esatto non è mai stato calcolato), scavate nel ventre del paese, su tre piani sovrapposti. Durante l'ultima guerra il reticolo di grotte era usato come rifugio dai bombardamenti, e oggi è possibile visitarlo grazie alle escursioni guidate dalla pro loco. Tra le grotte meglio conservate e ristrutturate spiccano quelle dell’osteria La Sangiovesa (Palazzo Nadiani, via Saffi 27). La funzione originaria delle grotte resta un vero e proprio mistero, sul quale ancor oggi gli studiosi stanno indagando: c'è chi afferma che servissero per conservarvi il vino, ma la leggenda della ‘strada dei cavalli’ narra che i cunicoli venissero usati dai cavalieri malatestiani, chiusi nella rocca sulla cima del colle, per attraversare l'intero borgo senza essere visti dagli assedianti, così da prenderli alle spalle. Altre leggende narrano di come il ‘Passatore’ (il Robin Hood della Romagna, Stefano Pelloni, 1824-1851) vi avesse trovato rifugio, o di come le grotte fossero servite da catacombe, usate dagli adepti al mitraismo (un culto pagano al dio solare Mitra, diffuso in questa regione durante i primi secoli dell'era cristiana) per sfuggire ai cristiani. Lungo via Battisti, invece, si trova la bottega artigianale di Alfonso Marchi, dove la grande ruota del mangano (1600), gli antichi stampi di legno intagliato, la tecnica dei colori naturali e l'arte tradizionale dell'artigiano danno vita, ancor oggi, alle note tele romagnole.
foto di Santarcangelo di Romagna su:
http://www.agefotostock.com/age/ingles/isphga01.asp?querystr=santarcangelo&ph=scozzari&Page=1
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Nello Stato Libero di Mutonia sembra di essere sulla Luna. Una Luna piena di motori di camion, pezzi di aereo, ventilatori rotti, cornette del telefono appese agli alberi, grosse mangia-ghiaia trasformate in animali giganteschi. Quello di Mutonia è decisamente uno Stato molto fuori dal comune. Eppure si trova nel bel mezzo della Romagna più piadinaiola e rivierasca, alle porte di Santarcangelo - alla fine di via Calatoio Ponte -, l’antico paese a tutti noto per il Festival del Teatro. Sulla riva del fiume Marecchia, entrati in ciò che rimane di un’ex cava, lo stupore è forte: si passa improvvisamente da un mondo di ‘S’ grasse, Sangiovese a fiumi e torme di turisti tedeschi a uno di semi-marziani, di capelli verdi e di una lingua inglese cockney-maccheronizzata, il tutto in un’atmosfera woodstockiana, ove gli abitanti sono indaffarati a costruire, inventare, progettare nuovi mostri del residuato, del pezzo di ricambio, del ciarpame riciclato.
A Mutonia gli abitanti con diritto acquisito di cittadinanza sono solo una dozzina ma, durante il periodo del Festival del Teatro (luglio) vengono raggiunti da decine di ‘compaesani’, provenienti da tutta l’Europa, in particolare dall’Inghilterra. Fu proprio in quel Paese che la comunità ebbe origine nel 1984, grazie a Joe Rush e Robin Cook, i ‘padri fondatori’, e all’ostracismo dato loro dal governo Tatcher, con il conseguente esodo attraverso l’Europa di questo gruppo nomade. Nel periodo del festival il pellegrinaggio verso l’ultima isola felice del post-punk vede l’affluire di un gran numero di mezzi, una specie di circo meccanico ambulante che si trascina attraverso le autostrade del continente, sotto gli sguardi attoniti e increduli di casellanti, poliziotti e doganieri. Carlinghe d’aereo trasformate in camion (con tanto di targa), carri dei pompieri, trucks ricoperti da schiume sintetiche, motociclette dall’aspetto antropomorfo: sono questi solo alcuni dei mezzi che giungono a Mutonia da Londra o da Berlino, pronti per essere modificati e trasformati di nuovo, a seconda delle esigenze contingenti.
«I doganieri, di fronte a tali visioni, rimangono così interdetti da non sapere che fare di noi, e preferiscono lasciarci passare, in fretta, senza avviare un processo burocratico troppo complicato. Non saprebbero da dove cominciare e, soprattutto, dove terminare. Preferiscono vederci scomparire all’istante dalla loro vista».
Tutto ciò mi viene raccontato mentre il ‘Mutoide’ lavora ai contatti elettrici di un camion dotato di tre grandi sifoni sulla parte posteriore, ribaltabili e utilizzabili come percussioni durante i frequenti concerti di ‘mutoid-music’. A Mutonia, infatti, coabitano eccellenti meccanici ed elettricisti, che applicano il loro sapere all’ingegneria punk della trasformazione delle materie. Alcuni, addirittura, sono veri e propri ingegneri, con tanto di laurea. Il lavoro inizia verso le quattro del pomeriggio: si devono preparare i mezzi e gli allestimenti per la notte, alcuni dei quali sono andati distrutti nel corso della festa precedente e ora, se si può, vanno rimontati. L’attività ferve incessantemente, tutti sembrano indaffarati come a una catena di montaggio, con la differenza che qui, alla tuta blu e al salario, si sono sostituiti creste giallo fosforescente e il piacere di giocare, gratuitamente, con marmitte e vecchie carrozzerie.
Viene spontaneo, a questo punto, chiedersi come sopravvivano:
«In gran parte tramite i vaglia internazionali dei genitori», mi confessa Ofelia, gentile guida della pro loco locale. «E hanno pure un fax, utile agli eventuali contatti per vendere le loro opere d’arte...».
La Mutoid Waste Company – questo il nome ufficiale della comunità -, inoltre, ne approfitta per inscenare spettacoli apocalittici, a metà strada fra Blade Runner e Mad Max, sempre in concomitanza al Festival del Teatro. La rassegna di luglio è un’ottima occasione per dimostrare al resto del mondo le capacità meccaniche, artistiche e teatrali dei Mutoidi: un’efficace vetrina verso il mondo esterno, utile a commissionare lavori - alcuni per collezionisti, altri proprio per il Comune - che portano un po’ di contante alle casse della comunità. Alcuni collezionisti d’arte, però, non amano pagare: tant’è che qualche anno fa sparì nel nulla la scultura che, piazzata su un’aiuola al bivio con la strada statale, indicava ai passanti l’ingresso di Mutonia. Qualche eccentrico e avido cultore dell’arte passò da queste parti di notte e caricò il tutto - un manichino in acciaio - su un furgone.
Gli unici richiami alla realtà esterna, fuori da questa isola folle nel bel mezzo della Romagna più sanguigna, sono i turisti (famigliole in gita, giornalisti e curiosi generici) che ogni tanto vagano qua e là, con lo sguardo scettico e dubbioso, chiedendosi se possano fotografare/riprendere o meno. Tutti a Mutonia sono accetti, nessun veto è imposto, se non quello di evitare di entrare in certe tende o roulotte, le abitazioni dei Mutoidi, bisognosi, anche se non sembrerebbe, di un po’ di borghese privacy, fra tanta anarchia dichiarata e applicata.
Gli unici richiami alla realtà esterna, fuori da questa isola folle nel bel mezzo della Romagna più sanguigna, sono i turisti (famigliole in gita, giornalisti e curiosi generici) che ogni tanto vagano qua e là, con lo sguardo scettico e dubbioso, chiedendosi se possano fotografare/riprendere o meno. Tutti a Mutonia sono accetti, nessun veto è imposto, se non quello di evitare di entrare in certe tende o roulotte, le abitazioni dei Mutoidi, bisognosi, anche se non sembrerebbe, di un po’ di borghese privacy, fra tanta anarchia dichiarata e applicata.
Il Manifesto dei Mutoids così recita:
«Le nostre attività principali sono le performances dove uniamo musica, arte, teatro, circo. Poi facciamo moltissime altre cose. Ad esempio siamo stati i primi a organizzare i garage parties in Inghilterra, poi vendiamo le nostre sculture, costruiamo allestimenti per filmati, arredamenti e scenografie. Confezioniamo cibi ecologici di ottima qualità e gusti naturali, la nostra filosofia è mutare e sopravvivere, adattarsi a sempre nuove circostanze. Mutare e muoversi è il nostro credo. Anche nel caso di guerra o di una catastrofe, noi non abbiamo paura, allenati come siamo a trasformare, a trasformarci. Durante le nostre tourneé molti ragazzi chiedono di poterci seguire. Forse sono attratti dalla nostra vita nomade, oppure pensano che vagabondiamo come gli hippyes degli anni Sessanta. Invece la nostra vita è molto dura: sveglia alle nove, molto lavoro, niente comfort, sempre con le unghie nere e spesso senza soldi. Siamo quasi tutti vegetariani, contrari ad ogni tipo di droga, pacifici e in un certo senso sani, anche se il nostro aspetto potrebbe fare pensare il contrario. Noi crediamo che se il mondo non ha abbastanza risorse per tutti, bisogna imparare a trasformare quello che già c’è. Pur non appartenendo a nessun gruppo politico o ideologia, spesso i nostri atti e le nostre opere hanno un contenuto ecologista. Qualche tempo fa abbiamo costruito un grande scheletro di balena, utilizzando rottami, sulla spiaggia di Wjk-Aan-Zee, in Olanda, come simbolo contro l’inquinamento del mare. Faremo qualcosa anche qui, per l’Adriatico, se ci sarà permesso...».
Purtroppo, dopo circa un quarto di secolo in terra di Romagna, i Mutoidi hanno ricevuto lo sfratto. Questo, forse, sarà l'ultimo anno in cui sarà possibile ammirare i loro spettacoli e le loro creazioni...
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/07/04/news/il_caso_mutoid_arriva_in_parlamento_pd_dichiararne_il_valore_artistico-62379718/
Pubblicato su Diario, Courrier international, Frigidaire
Santarcangelo di Romagna is a little, but very interesting, town in theprovince of Rimini, Emilia-Romagna, Italy, on the Via Emilia. As of 2009, it had a population of some 21,300. It is crossed by two rivers, theUso and the Marecchia. Santarcangelo dei Teatri(http://www.santarcangelofestival.com/) is an international festival dedicated to the contemporary scene. The spectacles are held in the streets and squares of the city. It produces and promotes theatre and dance, with a special attention to interdisciplinary experiences and international cooperation dynamics. Started in 1971 with a strong political impulse, Santarcangelo Festival was called “International Square Theatre Festival”. Under the art direction of Piero Patino, it wanted to weave political requests linked to the movements of 1968 and the folklore inborn in the cultural tradition of Romagna . Every year in July, the festival attracts many people from all over Italy and abroad. Stalls with handicrafts and local food are spread throughout the town’s narrow, old streets. Another interesting event is the Festa di San Michele, between the end of September and the beginning of October. Traditionally a bird fair, it guests not only animals, but also many food stalls – don’t miss thegiuggiole, a local fruit typical of this season – and a big plants market. The main square, by the City Hall, is characterized by the Arch to Pope Clemente XIV, the only pope that came from the little town. Walking uphill, visitors can reach the Campanone, the old clock tower which is the landmark of Santarcangelo. Here and there osterie and trattorie, little restaurants specialized in Romagna ’s food like piadina (a tasty bread filled with squacquerone cheese and ham), cappelletti (dumplings), strozzapreti (‘priests chokers’, a typical pasta of the region) and great wine. Peculiar of Santarcangelo is the system of tunnels that forms a kind of second town under the ground level, whose origin is a mystery. Some of them are open to visitors, and guided tours can be booked at the local tourist office. Tourists will also love the small but very rich and unique ‘Museo del Bottone’, the Buttons Museum (http://www.bottoni-museo.it/), with a huge collection of buttons since the 1700, put together by Mr. Giorgio Gallavotti, an enthusiast local who dedicated most of his life to this interesting museum. Who looks for a local souvenir the best memory of Santarcangelo di Romagna can be a traditional printed cloth, another peculiarity of this part of Romagna . Tablecloths, napkins, but also ceramics, pottery and cups, beautiful handicrafts of the region printed with the traditional colors: deep blue, brown or green, on a white background. Last but not least, in the outskirts of the town is possible to visit another unique place, definitively ‘out of the beaten track’: the post-punk community of the Mutoid Waste Company, specialized in crazy sculptures made with recycled mechanical parts. Watch to believe…
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